(P. Torri) – Gli occhi, chico, gli occhi non mentono mai. La battuta è di un monumentale Al Pacino, il film Scarface. Una storia di trafficanti di droga. La dice al suo scagnozzo, rispondendo alle perplessità del ragazzo a proposito della sicurezza mostrata nel conquistare la donna del grande capo narcos. Ecco, nella notte tra martedì e mercoledì, mi è tornata in mente quella battuta che, se ci pensate bene, è una verità sacrosanta. (…) Mi sono accontentato di un improbabile parcheggio, tanto è tardi che vuoi che passano i vigili? Sono sceso. Ho incontrato il nostro fotografo che già ne aveva scattate centinaia. E ho visto. Una marea di gente, centinaia di persone. Ho visto occhi giovani. Occhi con qualche ruga. Occhi di ragazzine. Occhi di pischelli. Occhi di signore profumate e signori eleganti. Occhi truccati. Occhi sfuggenti. Occhi mediterranei. Occhi preoccupati. Occhi speranzosi. Occhi sicuri. Occhi balbettanti. Occhi ingenui. Occhi malandrini. Occhi neri, marroni, azzurri, verdi. Occhi stanchi. Occhi felici. Occhi incazzati, forse sapendo che nonostante quell’odissea, sarebbe stata un’impresa garantirsi il biglietto per la sfida che aspettiamo da trentaquattro anni. Occhi così diversi, ma così uguali. (…) Mi sono vergognato. Del privilegio di essere un addetto ai lavori, nessuna fila da fare, nessuna nottata in bianco, nessun appello, nessuna speranza di farcela, nessuna enorme delusione di non avercela fatta a vantaggio di quella vergogna che è il secondary ticketing. Il mio sguardo l’ho rialzato solo quando sono arrivato a casa. (…)
Fonte: il romanista