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GAZZETTA DELLO SPORT È dalle sconfitte che si impara

Andrea Stramaccioni

(L.Garlando) – Il Maestro non avrebbe potuto fare un regalo migliore all’Allievo: una sconfitta piena di significati. Perché è dalle sconfitte, è dagli errori che si impara.Le vittorie insegnano meno. Anni fa il rampante Stramaccioni chiese: «Perché non scrive un libro di tattica, così imparo?». Zeman rispose: «Perché tengo per me i miei segreti». Domenica a San Siro, in novanta minuti, il Maestro ha scritto un opuscolo sul calcio perfetto e l’ha regalato all’Allievo. Se n’è accorto anche Moratti: «Speriamo che la lezione di Zeman ci serva». Servirà, perché Strama è tipo che impara in fretta. Ieri Prandelli ne parlava così: «L’ho conosciuto, mi ha fatto un’ottima impressione. Ha studiato tanto calcio». […]

La prima lezione di Zeman è stata psicologica. Stramaccioni si è avvicinato al primo match importante della sua prima vera Inter, contro la «sua» Roma, con comprensibile emozione. Zeman ha esasperato le insicurezze del giovane collega sottolineando le sue limitate esperienze, poi ha accarezzato l’Inter ricordando che stava per allenarla. Uno di casa, insomma. Infatti San Siro lo ha onorato con uno striscione di stima. Strama ne avrà uno all’Olimpico? Zeman ha curato ogni dettaglio, si è costruito la cornice perfetta per disegnarci dentro la partita perfetta. La seconda lezione è tattica: adeguare l’idea all’estro dei campioni, senza snaturarla. Il primo e il terzo gol sono arrivati da incursioni di mediani su ispirazioni dalle fasce. Quindi più corse all’interno del campo che sulle bande, come prevedeva il vangelo del Boemo quando aveva esterni di ruolo. Totti e Osvaldo, che hanno assistito i gol di Florenzi e Marquinho, non lo sono, anche se si sono allargati spesso. Totti ha giocato prevalentemente nel cuore del campo e da lì ha fatto nascere il secondo gol. Il copione si è adeguato agli interpreti.

Dovrà farlo anche Stramaccioni, chiedendosi: può una mediana di galoppatori istintivi, come Guarin e Pereira, mantenere ordine, disciplina e muoversi coordinata come richiede il calcio aggressivo, alla Zeman, che piace al tecnico romano, senza aprire voragini tipo quella che ha mandato in gol Osvaldo? Si può alzare la linea difensiva, per accorciare la squadra, senza un centrale rapido che, in caso di palla dietro le spalle, recuperi l’attaccante? Burdisso l’ha fatto col tempismo di un antico libero. Ranocchia e Silvestre hanno altro passo e altre leve. Zeman ha ottenuto da un centravanti come Destro lavoro grigio in fascia e da tutto il reparto offensivo un sacrificio di pressione e movimento che fa bene a tutta la squadra. […]

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