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GAZZETTA DELLO SPORT Conte, il primo k.o. fa male. Addio testa di serie mondiale

Antonio Conte
Antonio Conte

(F. Licari) Non vince più l’Italia, anzi perde per la prima volta nel ciclo Conte, ed è un k.o. che fa male in tutti i sensi. Un passo indietro tattico dopo le promesse croate, un buttare letteralmente al vento un posto tra le teste di serie nelle qualificazioni mondiali. Che ci sia poca qualità non serve che il c.t. lo ripeta, ma per una sera è mancata anche quell’anima che finora ci aveva tenuti in piedi nei momenti più difficili. Azzurri confusi e imprecisi, che soffrono il pressing alto, sbagliano in difesa e in attacco, finiscono nel pallone. Facile affrontarli, per avversari che abbiano preso appunti. Se Candreva scompare, se Bonucci perde sicurezza, se Pirlo sottoritmo alla fine è il migliore, o il meno peggio, non sorprendiamoci dello 0-1 con il Portogallo senza Ronaldo, non trascendentale ma bravo e furbo ad approfittare dei nostri guai. Anche Conte, dalle conferenze al campo, sembra fin troppo «normalizzato»: dov’è finita la rabbia vincente? Sarà un’estate da passare sui libri: l’Italia è stata rimandata a settembre.

BREVE ILLUSIONE Una cosa poi fa rabbia: la doppia faccia di questa Nazionale. Per 27’ esatti gioca e sembra divertirsi, sfiorando addirittura il vantaggio con Pirlo, Soriano e El Shaarawy, l’altro a salvarsi le poche volte che è innescato a sinistra. A posteriori è chiaro che è il Portogallo ad aver sbagliato approccio, lasciando libertà di impostazione a Pirlo, quasi vecchi tempi, e campo a Immobile che può aprire spazi per le mezzali. Il nostro gioco però non ha respiro e si accentra, dove il Portogallo è più solido. Così il bel disegno tattico visto dalle tribune – un 3-3-4 caro a Conte, con gli esterni alti che mai si sovrappongono – impoverisce soltanto la difesa. Sfiorato il pericolo il Portogallo cambia strategia, lascia il monumentale Danilo a proteggere gli arretrati e fa partire un pressing altissimo che inchioda l’Italia alle sue responsabilità. O ai suoi limiti, che è un po’ lo stesso.

TROPPI ERRORI Da qui in poi non c’è più manovra, non c’è più squadra, ma un muoversi disordinato che facilita il lavoro di Moutinho (super) e Tiago su Bertolacci e Soriano, che esalta Quaresma. L’ex interista costringe addirittura Pirlo a inseguire Danilo come fosse un trequartista, sfiancandosi: una contraddizione tattica che è lo specchio della nostra sofferenza. Siamo sempre indietro, in ritardo, pur con un possesso palla del 56% e un baricentro meno basso degli avversari. Dalle cifre si capisce che abbiamo fatto una figura da ingenui. In questa confusione, agli ormai consueti errori di mira, si aggiungono gli orrori in difesa. E questi si pagano cari. Una, due, tre volte salvi, poi sulla palla persa da Candreva la ripartenza di Quaresma è implacabile come il cross che Eder in spaccate infila in rete. Gol. Buio.

ALL’ASSALTO MA… Ci sarebbero oltre quaranta minuti per ribaltare il risultato, ma l’unica a ribaltarsi è l’Italia che Conte cambia invano tre volte lanciando dentro un po’ tutti, da Vazquez(troppo largo) a Gabbiadini (vivace), da Matri a Sansone (al debutto in azzurro), passando al 4-2-3-1, poi al 4-4-2 e infine al disperato 4-2-4. Neanche il c.t. ha idee chiarissime. Contando le occasioni – il palo di Bonucci, i tiri di Darmian, Vazquez e Ranocchia, solita mira… – l’1-1 non avrebbe ucciso nessuno, ma non sarebbe servito per il sorteggio russo. E allora forse meglio così, perdere (non succedeva dal 1976 contro i portoghesi) e guardare le cose in faccia. Adesso è il momento delle scelte, tattiche e di uomini, anche se difficili. Ultimo successo in amichevole con l’Albania a novembre, poi l’Italia s’è un po’ spenta. Che l’estate porti consiglio.

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