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IL ROMANISTA “Ridateci il nostro stemma”

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(D. Galli) – Per carità, sono le priorità. Sono faccende importantissime. Nell’agenda della società c’è la scelta del nuovo allenatore, che inevitabilmente si porta dietro tutte le questioni di mercato – leggi De Rossi – e poi c’è il rinnovo di Totti. Tutto vero, tutto giusto. Ma presto o tardi la società dovrà affrontare un’altra emergenza. Quella del tifo.

In pochi giorni i rapporti con la Curva si sono deteriorati. La Sud non ha gradito la decisione della Roma di cambiare lo stemma a pochissimi giorni dalla partita che non andava sbagliata e che invece è stata sbagliata. Anzi, scusate, meglio: non è stata gradita la decisione di cambiare lo stemma e basta, senza alcun riferimento temporale. Che in questo caso, per la Curva, conta relativamente poco. Facciamo ordine. Baldini e Sabatini sono impegnati a cambiare volto alla Roma. Alla squadra. Tra staff tecnico e rosa cambieranno parecchi nomi. La società vuole voltare pagina, serve aria fresca, il management si sta impegnando per un rinnovamento profondo. C’è però una ferita aperta che a Trigoria non dovrebbero ignorare. Una ferita che non si sana, non si sanerà, nemmeno se dovessero arrivare Mourinho, Messi e Ronaldo.

Martedì si è tenuta un’assemblea speciale di MyRoma, l’azionariato popolare, il trust di tifosi giallorossi che lentamente ma inesorabilmente sta crescendo di numero. In MyRoma stanno affluendo non solo larghe frange del cosiddetto tifo ultras, gente che canta la Roma ogni giorno dell’anno, a ogni prezzo, in ogni posto, gente che a certi valori non rinuncia e non rinuncerà nemmeno in cambio del più grande colpo di mercato possibile, appunto. No, in MyRoma ci sono già anche tante altre figure, studiosi, esponenti storici del magico Commando ma pure normali tifosi, liberi professionisti e dipendenti, uomini e donne. Un universo variegato ma giallorosso che martedì s’è riunito sotto lo stemma di MyRoma per chiedere che un altro stemma, quello della Roma, torni quello di prima. O che quantomeno se ne discuta assieme. Non ci sono stati voti contrari. Nemmeno uno.

Leggete qua: «Al termine di una prolungata e accesa discussione, in cui sono state valutate sia le esigenze societarie sia quelle legate agli aspetti estetico/tradizionali del simbolo, l’assemblea, all’unanimità, ha ritenuto opportuno il ritorno, con assoluta celerità, allo stemma che l’Associazione Sportiva Roma, senza soluzione di continuità, ha utilizzato dal 1997 sulle proprie maglie; imprescindibile, altresì, il corretto utilizzo dei colori di Roma nonché del monogramma “ASR”. In esso, in effetti, sussistono tutti gli elementi necessari e sufficienti affinché il simbolo dell’A.S. Roma sia comunque riconosciuto nel mondo».

MyRoma serve poi un assist alla società: «Se tuttavia l’A.S. Roma ritenesse opportuno ideare un differente logo (non sostitutivo della Lupa Capitolina, semplicemente diverso da essa), l’invito è quello di condividerlo, preventivamente, con i tifosi che sono custodi della storia e della tradizione del club». La società ufficialmente non ha preso posizione. Non ce n’è bisogno, hanno spiegato a Trigoria, perché è stato lo stesso Pallotta a commentare pubblicamente che delle critiche se le aspettavano. La Roma per adesso sembra non voler fare alcun passo indietro. Invece, adesso ci sarebbe bisogno esattamente del contrario. Occorre riprendere a dialogare. Perché questa dirigenza ha dimostrato di saperlo fare, venendo incontro alle esigenze del suo popolo, ideando il settore famiglie e consentendo ai non tesserati prima di abbonarsi e poi di tornare in trasferta. E perché, soprattutto, se non ci sarà alcun segnale di distensione, quella che adesso è una separazione rischia di trasformarsi in un divorzio.

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