(G.Turano) – Lo sceicco palestinese al Qaddumi, qualcosa di analogo al Principe del Sangue Lo Cuozzo, al Granduca Brambillotti o al Feldmaresciallo Proietti, non ha 50 milioni di euro da investire nell’As Roma.
Trascorso il tempo necessario a riprendersi dalla sorpresa, ci si può limitare a qualche osservazione vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, come diceva il Manzoni(450 presenze in serie A con qualche autogol).
Articolo 1. Non facciamo la legge sugli stadi e va bene. Almeno facciamo una legge che vieti ai club di calcio la quotazione in Borsa. Quello che è successo alla Roma, con il titolo impazzito su voci di mercato, era già successo alla Roma e alla Lazio più volte. Adesso basta, non fa più ridere.
Articolo 2. Nemmeno l’esotismo applicato al calcio fa più ridere. Una volta eravamo noi a vendere la Fontana di Trevi agli americani. Che decadenza. Se ci tolgono la truffa, ci tolgono l’unico pezzo di industria che ci resta. Vero è che Qaddumi vive in Italia da tempo e lo possiamo considerare naturalizzato alla stregua di Camoranesi oAmauri.
Articolo 3. La vicenda Qaddumi porta alla luce le tensioni tra i due soci principali della Roma. Gli americani hanno insistito oltre ogni ragionevolezza sulla solvibilità di Qaddumi, assistito da Gigi Moncalvo, ex dirigente Rai e direttore della Padania (nuovo slogan all’Olimpico: daje Roma ladrona). Nel frattempo, Unicredit tentava di fare ragionare Pallotta & c. girando al Messaggero i desolanti documenti bancari di Qaddumi. Segno di grande armonia nello spogliatoio manageriale.
Articolo 4. L’ottimo Franco Baldini ha giustamente buttato fuori la Casta dalla tribuna autorità dell’Olimpico. Al posto di generali, deputati e scrocconi vari adesso si accomodano fra i vip Qaddumi e il suo collaboratore Michele Padovano, nove anni e nove mesi per traffico di stupefacenti in primo grado. Forse era meglio tenersiCatricalà.