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CORRIERE DELLO SPORT Marquinho, paghi uno prendi tre

Marquinho esulta dopo il gol

(S. Di Segni) – Due biglietti da visita, assieme a quello aereo con cui è sbarcato nella Capitale a gennaio. Il primo: Marquinho è un’eterna promessa, in Brasile ha alternato ottime prestazioni a periodi in cerca del sè. Come non storcere il naso, così, di fronte all’“ aquistinho “ del ds Walter Sabatini. La seconda didascalia era decisamente più confortante: un Perrotta con piedi più raffinati, un eclettico, capace di giocare trequartista ed esterno sinistro. Già andava meglio. Un dubbio: esterno di che? Di difesa (concetto che peraltro in Sudamerica è un tantino diverso dal nostro)? Di centrocampo? D‘attacco? Con Luis Enrique il brasiliano ha risposto a una domanda in più: può funzionare come intermedio e può partire anche da dietro. Bene. L‘arrivo di Zeman ha ampliato il ventaglio delle ipotesi: è vero che il parco attaccanti si preannuncia extra large, ma nei momenti dannati della stagione il boemo avrebbe una risorsa in più, in alto a sinistra. Non restava che un interrogativo: quindi la Roma lo riscatterà? (…)Lui, Marquinho, ha sempre sperato nella conferma. A Roma ha lasciato in consegna i suoi affetti, mentre partiva per le vacanze brasiliane: li ritroverà e li sistemerà con la moglie in un nuovo appartamento, probabilmente in zona Casal Palocco.
TERZINO– Ricapitolando: tre al prezzo di uno. Se Josè Angel rappresenta ancora un’incognita e se Dodò avrà parecchio da lavorare per mettersi definitivamente alle spalle l’infortunio al ginocchio e superare la fase di apprendistato, Marquinho ha un motivo in più per conquistare il tecnico (che tra l’altro ha già espresso giudizio positivo su di lui): lo scorso anno ha fatto il terzino sinistro per emergenza e ottenuto consensi. Mentre la Roma girava al minimo, Marquinho continuava a dare il massimo: quando la truppa di Luis Enrique toccava il fondo, era il 25 aprile e Totti e compagni si avviavano alla sconfitta con la Fiorentina che avrebbe convinto l’allenatore spagnolo all’addio, il brasiliano veniva proposto nella ripresa come esterno basso. Il risultato? I giallorossi recuperavano energie e spinta, per un arrembaggio dall’esito sfortunato. L’esperimento fu riproposto due settimane dopo contro il Catania, il campo non smentì la tesi.
CENTROCAMPISTA– Il 4-3-3 (o 4-3-1-2) dello scorso anno, al pari di quello zemaniano, non ha consentito (e non consentirà) a Marquinho di esprimersi da trequartista. Nelle 15 presenze in campionato, il giocatore è stato impiegato il più delle volte come interno sinistro. Le occasioni sono state utili a svelare le altre doti del centrocampista: un discreto palleggio, la facilità di inserirsi negli spazi e andare alla conclusione, la lettura dell’azione che lo ha portato a segnare due gol (su tre) di testa: Pjanic e gli altri intermedi (compreso Bradley, in arrivo) non prediligono il pallone sulla corsa? Ammesso che con le lezioni di Zeman il bosniaco non faccia propri meccanismi finora inesplorati, su Marquinho non ci sarà troppo da lavorare per vederlo effettuare tagli e affondi.
ATTACCANTE– Solo il contatto con l’allenatore riuscirà a dare risposte più precise sulla spartizione di ruoli e compiti. Il discorso non riguarda unicamente il brasiliano: tutti attendono l’incontro con Zeman, per conoscere il proprio futuro. Marquinho finora non ha chiesto troppe informazioni sul tecnico: dietro all’atteggiamento non si nasconde la spocchia, ma la disponibilità a prestarsi a qualunque soluzione. Anche terzo del tridente? Perchè no. Certo, non sarà mai un Beppe Signori (il calciatore…). Ma con Totti al centro, le strade degli esterni possono essere infinite…

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