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CORRIERE DELLA SERA La città sconfitta

Scontri tra tifosi e polizia al derby
Scontri tra tifosi e polizia al derby

(G. Toti) – Dobbiamo rassegnarci a questo destino infame oppure esiste davvero un margine per sperare in un futuro diverso? Il calcio di questa città è capace di esprimere soltanto un copione — violento, brutale —oppure dentro di sé può scorgere ancora gli anticorpi giusti per guarire? Le risposte oggi paiono scontate, e certamente non possono essere dettate dall’ottimismo. Abbiamo creduto fino alle cinque del pomeriggio di ieri di poter raccontare un lunedì più forte dell’inquietudine, angosciato e caricato dalla contemporaneità del derby, degli scioperi e dei cinque sit-in per le vie del centro. Abbiamo trattenuto il respiro archiviando sollevati i minuti che passavano, senza ricevere notizie drammatiche dallo stadio Olimpico e le zone intorno, pure presidiate alla stregua della Basilica di San Pietro dalle forze dell’ordine. Ci siamo illusi, ancora una volta, che fosse il buon senso a prevalere, che la voglia di gustarsi un derby così prestigioso fosse più prepotente di qualunque altro istinto. E invece, proprio quando sembrava che ce l’avessimo fatta, i due tifosi romanisti accoltellati gravemente all’addome, un’ora prima della partita, ci hanno risospinto senza posa nella realtà. Colpire all’addome vuole dire avere l’intenzione di uccidere. E a trentacinque anni e mezzo dall’omicidio di Vincenzo Paparelli, il tifoso laziale ammazzato dentro lo stadio, bisogna ammettere che siamo a un punto di non ritorno.

Tutto è peggiorato nel corso di questi sette lustri che in un Paese civile – e in una metropoli in cui i propri cittadini non umiliano una storia millenaria unica al mondo – sarebbero bastati per costruire un modo nuovo di stare insieme, di vivere il calcio, di assaporare al meglio una sfida diventata perlopiù solo feroce. Così abbiamo finito col guardare con occhi stanchi, disincantati la prova di Lazio e Roma e il verdetto del campo. Un confronto peraltro atteso come pochi altri, negli ultimi anni, per la posizione in classifica e per l’importanza del piatto: il secondo posto e l’accesso diretto alla Champions League, che garantisce una quarantina di milioni, senza le «forche» dei preliminari. È andata bene alla Roma, che ha vinto per 2-1 in un finale entusiasmante (tre gol in dodici minuti) e portato a casa la certezza della Champions. La Lazio invece rischia grosso perché ora non deve perdere domenica prossima a Napoli, nell’ultima di campionato. Altrimenti salta pure il preliminare di Champions, scivolando – per gli scontri diretti sfavorevoli – addirittura al quarto posto e in Europa League. Sarebbe una beffa atroce e immeritata.

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