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GAZZETTA DELLO SPORT Doumbia faccia della crisi: pochi gol. Klose e i tenori che non steccano

Cesena-Roma Doumbia
Cesena-Roma Doumbia

(M. Calabresi / D. Stoppini) – Sedici volte Lazio. A meno che non si creda che Doumbia da qui alla fine faccia più gol di Klose. Che Ibarbo si scopra quel bomber che non è mai stato. Che Iturbe azzecchi un contropiede. Che Gervinho dimentichi i coriandoli della Coppa d’Africa, ancora ben visibili in mezzo alle sue treccine. E ancora: che Ljajic aggiunga ai dribbling anche la concretezza di Mauri o Felipe Anderson, che i centrocampisti tutti di Rudi Garcia comincino all’improvviso a segnare come o forse più di quanto hanno fatto fin qui quelli di Pioli. Che in generale si (ri)cominci a vedere nella Roma un movimento offensivo degno di questo nome.

GIOIE E DOLORI Sedici volte Lazio, perché tanta è la differenza attuale tra l’attacco biancoceleste e quello giallorosso: 58 gol fatti contro 42, dopo 31 giornate. Per intendersi: la Roma ha segnato in questo campionato le stesse reti che nel torneo scorso aveva messo a segno solo in 20 giornate. Allora quello di Garcia era il terzo attacco della Serie A, ora tra i maggiori campionati europei – guardando le prime posizioni – solo il Monaco in Francia ha fatto peggio della Roma. I sorrisi ora sono tutti dall’altra parte della città. Sì, è vero, perdendo contro la Juve, la Lazio ha perso anche il miglior attacco. Ma è un secondo posto che vale tanto, quasi come quello in classifica: a questo punto del campionato, un anno fa, la Lazio aveva 18 gol in meno, 40 contro gli attuali 58, e la differenza si vede a occhio nudo. Nessuno punta a diventare capocannoniere, ma tutti ci hanno messo del loro: solo nove marcatori, ma ben sei con almeno sette gol segnati. Klose e Felipe Anderson in doppia cifra (toccata per entrambi contro l’Empoli), a Mauri manca un gol, a Candreva, Djordjevic e Parolo tre (a proposito del serbo, ha superato l’ultimo controllo, domenica potrebbe già tornare tra i convocati). La fortuna di Pioli, è che in questa Lazio dal centrocampo in su segnano tutti: la loro soddisfazione, se la sono tolta anche Biglia, Lulic e persino Ederson. Nessun gol dai difensori, ma conta poco se quelli davanti vedono la porta così bene.

CHI CAMBIA E CHI NO Per sfruttare al meglio le potenzialità del suo attacco, Pioli ha pure cambiato modulo: era partito con il 433, schierando il 4231 solo nella serie di vittorie contro Palermo, Sassuolo e Fiorentina (a ridosso della punta, però, c’era Lulic, che fa pure il terzino) ma da dicembre, quando è esploso Felipe Anderson, difficilmente ha rinunciato ai tre trequartisti (Candreva, Mauri e il brasiliano) dietro il centravanti. Lo ha fatto sabato a Torino: perdendo, senza segnare. Il cambio di Garcia, invece, ha prodotto solo guai: dal 433 al 4231, con Totti di nuovo lì davanti e il resto a immaginare linee di passaggio inesistenti. L’allarme lanciato da Ljajic arriva a giochi ormai avanzati. Nella Roma non c’è un calciatore in doppia cifra. Destro, partito a metà gennaio, è ancora oggi il terzo marcatore giallorosso in campionato. Iturbe è un caso di scuola, da studiare nei prossimi anni. Doumbia è la faccia del disastro: pare che ieri, in allenamento e con il colletto della maglia rigorosamente alzato, sia riuscito a fare quattro gol, di cui uno con un cucchiaio su rigore. Hai visto mai: magari la «riatletizzazione » è a buon punto.

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