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GAZZETTA DELLO SPORT Capitan Futuro torna dal passato. La Roma a Cesena rialza la testa

Doumbia
De Rossi e Doumbia

(M. Cecchini) – Dal punto di vista coreografico, a Cesena finisce come era cominciata: ovvero con i tifosi della Roma che gridano «Tifiamo solo la maglia ». Ma stavolta è (quasi) solo apparenza, perché lo 0-1 finale firmato da capitan De Rossi può rappresentare il punto di svolta di questo malinconico finale di stagione giallorosso, e per una serie di motivi. Il primo è che impedisce il sorpasso della Lazio al 2° posto. Il secondo è che la Roma ritrova quel successo che mancava in campionato dall’8 febbraio (a Cagliari), allontanando nella corsa Champions Napoli e Fiorentina e interrompendo quella caduta libera che nel girone di ritorno ha portato lo stesso bottino di punti alla classifica delle due rivali: appena 12. L’inerzia dell’ansia, però, a questo punto resta in casa romagnola che, dopo aver fermato Juve e Inter, torna a perdere in casa e vede ora la zona salvezza a 5 punti.

SORPRESA DOUMBIA Nel pieno della bufera, Garcia prepara alcune sorprese: punta sul criticatissimo Doumbia («da riatletizzare ») e lancia per la prima volta come titolare il talentuoso Ucan (che si era visto solo a novembre), sostituito poi dall’esordiente Pellegrini (classe ‘96), rispolverando anche il ritrovato Ibarbo. Il messaggio è duplice e chiaro: 1) ho questi in rosa, e questi giocano; 2) meglio qualche giovane vivace che titolari alla frutta. Lo sparigliamento qualche risultato lo fa vedere perché in avvio il pallino del gioco è della Roma che, approfittando della difesa alta predisposta da Di Carlo, corre bene sulle fasce. Quella destra principalmente, soprattutto, con Florenzi e Ljajic sullo stesso binario. Detto che Doumbia dà qualche segnale di esistenza in vita, il baby turco – pur trascurando a volte la pressione su Mudingayi – sa muovere la palla, lasciando il lavoro sporco a Nainggolan, spesso straripante su Giorgi, e De Rossi, che in impostazione viene lasciato troppo libero da Carbonero, deputato a passeggiare sulle sue zolle. Ne risulta che nei primi 15’ i giallorossi tirano verso lo specchio della porta 6 volte – in questi tempi anemici, un record – con Leali che deve intervenire in 3 occasioni su Ljajic, Ucan e Gervinho, ancora in panne. Insomma, la difesa bianconera deve soffrire, soprattutto a sinistra, dove Krajnc – centrale adattato ad esterno – patisce più degli altri, e lo si vede anche in occasione del vantaggio romanista (41’), quando sul cross di Holebas non stoppato da Ucan, De Rossi lo brucia sotto misura. Il Cesena invece in avanti è poca cosa, vivendo soprattutto sulle spizzate di testa di Djuric per gli inserimenti di Defrel e Carbonero che stavolta però latitano quasi del tutto. Non è un caso perciò che nel primo tempo De Sanctis – ben protetto da Manolas e Astori – non debba fare neppure una parata, anche se al 21’ Giorgi sfiora la traversa con un gran tiro dal limite.

TREMORI Lo svantaggio costringe i romagnoli ad alzare il baricentro, ma la prima vera conclusione arriva solo al 30’, quando lo spento Defrel conclude dal limite senza mordente. Per il resto solo in apertura e chiusura arrivano due occasioni non banali per i bianconeri: al 6’ è Djuric a tirare fuori di poco da buona posizione, mentre sempre al 30’ Florenzi stoppa una zampata di Rodriguez a due passi da De Sanctis. A limitare il Cesena, però, è la scarsa qualità dei cross dalle fasce, (pure ben 17), davvero poca cosa per innescare prima Djuric e poi Rodriguez. E la Roma? Detto che Ucan protesta per un’ancata di De Feudis in area (12’), in altri tempi le praterie bianconere sarebbero state oro per le falcate di Gervinho, stavolta fa di più e meglio Ljajic, che pure nel finale esce perché Garcia blinda la squadra spostando Florenzi in attacco e piazzando (rischiosamente) Yanga-Mbiwa a fare il terzino destro. D’altronde questo non è giorno in cui privilegiare l’estetica, così la Roma ritrova il sorriso annegando le speranze salvezza del Cesena. Ma il giorno dei verdetti è lontano: tutti i finali devono ancora essere scritti.

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