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GAZZETTA DELLO SPORT Prandelli: «Fallito il progetto, mi prendo le colpe. Arbitro assurdo. Balo, poco equilibrio»

Prandelli e Balotelli
Prandelli e Balotelli

(A.Elefante) – Dimessi dal Mondiale dopo tre partite e Prandelli dimesso dopo 56 con l’Italia. Capolinea come Marcello Lippi dopo lo stesso numero di panchine azzurre e dopo la terza partita di un Mondiale, quando dici i paralleli. «Lavori per quattro anni e poi per un rosso metti in discussione tutto. Mi dimetto? Vediamo», erano state le parole di Prandelli, nascoste dietro una nuvola di dubbi, quando erano passati pochi secondi dalla parola fine a questo breve cammino brasiliano. «Questo risultato ci fa male e ci porta a fare una grande riflessione, poi vi faremo sapere», aveva aggiunto. Il c.t. ha riflettuto in fretta, perché si è capito poi che l’aveva già fatto per giorni. Il tempo di sedersi al tavolo della conferenza stampa post partita, con il presidente federale Abete e il vice presidente Albertini, e tutto è stato chiaro.

Il partito «Ho parlato con il presidente e visto che questo progetto tecnico è di mia responsabilità, ho deciso di rassegnare le mie dimissioni. Irrevocabili, perché quando un progetto tecnico fallisce è giusto prendersene le responsabilità, a tutti i livelli: l’organizzazione, la preparazione, le convocazioni, anche i cambi. Ma la mia è una decisione che va anche al di là del risultato sportivo. Prima del rinnovo del mio contratto c’era la volontà di dare un seguito a un progetto e camminare ancora su una strada che per quattro anni ha portato a camuffare e forse limitare i problemi del calcio italiano. È vero, anche oggi non abbiamo segnato e forse si sono visti i limiti strutturali, di qualità, del nostro calcio. Dopo quel rinnovo, di fronte anche ad aggressioni verbali, improvvisamente siamo diventati come un partito politico, e non ho sentito una difesa forte nei nostri confronti: ci siamo sentiti come gente che ruba soldi ai contribuenti, anche se si sa che la federazione non prende soldi dallo stato, che il presidente non prende una lira e io non ho contrattato nulla al momento di parlare del mio contratto. Io vado a testa alta: non ho mai rubato soldi, pago le tasse. Ho sbagliato a livello tecnico? Ok, e infatti do le dimissioni. Ma non posso sentir dire che ho rubato soldi ai contribuenti».

I settori giovanili Dimissioni irrevocabili, ha detto troncando qualsiasi obiezione. E dettando la sua ricetta per il domani: «Il calcio italiano si riforma anzitutto con la volontà di tutti di svoltare, con un progetto che parta dai settori giovanili – ci sono tanti stranieri in A – con più collaborazione dei club, con più amore per la Nazionale: siamo una delle poche nazionali che parte senza amore, i tifosi li dobbiamo conquistare partita dopo partita e improvvisamente, quando inizia un Mondiale, dobbiamo diventare la squadra che trascina un Paese, anche se ci capita di fischiare il nostro inno. Devo andare avanti?».

La partita Sarebbe andato avanti, ma Prandelli ha fatto anche un passo indietro. Per analizzare la partita di ieri, anzitutto. «Condizionata, anzi rovinata, dall’arbitro: così non si può», ha detto. «E non è difficile capire perché: in undici contro undici eravamo in gara, con un buon predominio e un buon possesso palla: cercavamo la giocata per fare gol e potevamo giocarci la qualificazione in modo diverso. È assurdo rimanere in dieci in una gara così importante e per una cosa come questa: è chiaro che, quando lotti su ogni pallone, ci possono essere dei falli, ma non ne ho visti di cattivi o da rosso. L’espulsione di Marchisio ha cambiato la gara: ha fatto nascere una seconda partita. Il morso di Suarez? Non l’ho visto, ma ho visto i segni su Chiellini: saranno gli altri a commentare».

Mario e il fisico E poi altre dita nelle piaghe. La delusione Balotelli: «Anche lui rientra nel discorso del progetto tecnico: io ho scelto, io mi dimetto, perché non è stato un progetto vincente». Tanto da dover sostituire Mario dopo 45’: «Non capisce mai quando è nervoso. Lo consideravo e lo considero un giocatore importante, ma deve dare una garanzia di equilibrio: l’ho tolto perché avevo paura di rimanere in 10». La genesi di questo Mondiale: «Questa eliminazione nasce dalla Costa Rica: in quella partita potevamo e dovevamo fare di più. Lì sì che il progetto tecnico non ha funzionato, si è visto che conta anche la fisicità». La preparazione: «Non è stata sbagliata, avevamo ancora energie. Non dev’essere un alibi, ma siamo stati l’unica squadra a giocare due partite alle 13 e c’è differenza rispetto alle 18». Le convocazioni sbagliate: «Ci possono essere stati errori: mi assumo tutte le responsabilità tecniche ». Per questo si è dimesso. O meglio: anche per questo.

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