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REPUBBLICA.IT I piani del Viminale: ecco il Daspo di gruppo

Scontri
Scontri

(F. Bianchi) – Il tempo delle parole è finito: ora scatta il pugno di ferro. Dalla prossima stagione i violenti da stadio avranno vita (più) dura. La vergogna della Coppa Italia ha lasciato il segno. L’Osservatorio del Viminale ha allo studio misure pratiche che andranno a integrare quelle già previste dalla Task Force poco più di un mese fa. Oltre ad un maggior impiego di stewards e ad una maggiore attenzione nel prefiltraggio (dove entrano ancora troppi petardi e troppe bombe carta), ecco alcune novità clamorose: ci sarà anche il Daspo di gruppo e preventivo, come succede in Inghilterra e nel Stati Uniti. Inoltre, nel caso di comportamenti recidivi il massimo del Daspo sarà portato da 5 anni, come è adesso, a otto. Angelino Alfano aveva proposto a vita: non si può, è considerato a rischio incostituzionalità.  Ma ecco come potrebbe funzionare il Daspo preventivo e di gruppo: gli ultrà scendono dall’autobus per attaccare una tifoseria nemica (come successo a Tor di Quinto) oppure devastano un autogrill. Siccome è difficile identificare il colpevole o il colpevoli, ecco che la polizia ferma tutti gli occupanti dell’autobus, li porta in questura e gli notifica il Daspo preventivo di gruppo. Nessuno di loro insomma, mette piede allo stadio.

Certo, aumenterebbe di molto il numero dei tifosi sottoposti a questo sistema in vigore da 15 anni (adesso i Daspo in vigore sono circa 5000) ma così si eviterebbe di riempire gli stadi di gentaglia. In Inghilterra addirittura la polizia può trattenere in stato di fermo dalle 6 alle 24 ore, senza autorizzazione, chi nei cinque giorni precedenti gli incontri  è sospettato di compiere azioni illegali allo stadio. Ma l’Inghilterra, si sa, ha avuto la Thacher, la lady di ferro. Da noi per anni i reati da stadio (ricordate le famose puncicate romane?) sono stati considerati quasi folcloristici e di poco conto, invece hanno un impatto sociale notevolissimo.  Con il Daspo inoltre portato da 5 a 8 anni, in caso di recidiva, si terrebbero lontani dagli stadi personaggi come Gimmy’a carogna. L’ultrà napoletano era stato denunciato per associazione a delinquere dall’ex questore di Firenze, Francesco Tagliente: ma il tribunale di Arezzo l’aveva assolto, e poi gli era stato revocato anche il Daspo. Il modello italiano, appunto…     Previsto anche un drastico taglio alle trasferte, che già adesso per tanti motivi, anche di sicurezza, sono disertate dai tifosi:  i sostenitori giallorossi non potranno andare a Genova all’ultima di campionato: il Genoa infatti è gemellato con il Napoli. Inoltre sicuramente saranno off limits la prossima annata le trasferte dei romanisti al San Paolo e dei napoletani all’Olimpico: troppo alto il rischio di vendette. L’Osservatorio sta anche studiando una modifica degli articoli 8 e 9 della tessera del tifoso, considerati troppo penalizzanti dai tifosi. Per i sostenitori che si comportano bene, e sono la maggioranza, ci sarà quindi una serie di misure che agevoleranno l’acquisto dei biglietti, anche all’ultimo momento.

E la tessera del tifoso dovrebbe, almeno si spera, diventare una vera fidelity card come era stata concepita anni fa. Ma per gli altri, tolleranza zero. Con la speranza che la magistratura faccia la sua parte, cosa non sempre avvenuta questi anni.  Di questo pacchetto di provvedimenti per la prossima stagione se ne parlerà dopo il 25 maggio, dopo le elezioni: lo ha detto il premier Matteo Renzi. Allora ci sarà un tavolo di trattative, politici e tecnici studieranno come rendere la vita più dura ai teppisti e ai delinquenti che infestano il nostro calcio. Le proposte sinora sono state tante, troppe. Alcune considerate irrealizzabili, frutto dell’emozione del momento e della campagna elettorale. Renzi ha proposto ad esempio di fare pagare le spese per la sicurezza (circa 20 milioni all’anno) ai club, ma i presidenti non ne vogliono sapere. Bisognerà vedere se il premier adesso porterà avanti la sua idea. Malagò propone invece il modello inglese (celle negli stadi, processi per direttissima e pene certe) ma da noi è difficilmente realizzabile, bisognerebbe cambiare troppe leggi.

Lo stesso Malagò e Giancarlo Abete hanno elogiato il club spagnolo del Villareal che ha vietato l’accesso allo stadio a vita per chi lanciato una banana a Denis Alves. Perché non lo fanno anche in Italia? Basterebbe l’imput del Coni, la Figc fa la norma e la Lega di A la fa rispettare dai club. Punto. Facile, no? Ma a parole è una cosa, nei fatti un’altra. Inoltre la stessa di Lega di A perché non si costituisce parte civile, e chiede i danni a chi ha sparato, e commesso atti di violenza?  Inoltre sarebbe giusto indagare sui rapporti fra alcune società e tifosi violenti: al Viminale hanno più che un sospetto. Giusto chiedere allo Stato misure più incisive, alle questure più attenzione e ai magistrati meno sottovalutazione del fenomeno-stadi. Ma i club devono fare la loro parte. Coi fatti, il tempo delle parole è finito.

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