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CORRIERE DELLA SERA Primi infelici

Conte e Garcia

(R. Perrone) – Primi ma infelici? Questa è l’idea, ma forse è meglio primi e spigolosi. Chi non fa sconti e non cede ai saldi di fine stagione, non si cura della classifica quando deve dire qualcosa a qualcuno. Certo colpisce che le prime due della classe, la stra-Juventus di Antonio Conte e la super-Roma di Rudi Garcia vivano una certa insoddisfazione, almeno nei rapporti con l’esterno. Sorprende, a una lettura sulla schiuma dell’onda, che l’allenatore di una squadra con due scudetti in bacheca e 63 punti (8 in più della stagione 2012-2013) e quello della principale rivale con 54 punti (una partita in meno, 20 punti in più del 2012- 2013), siano agitati. Se vogliamo, anche Rafa Benitez, l’outsider, a quota 50 (uguale a un anno fa), ha avuto parole dure per Massimo Moratti. Insomma, la buona classifica non concilia il buonumore? No, evidentemente.

Ma, abbandonando la superficie e scendendo in profondità, insomma non accontentandosi di una lettura superficiale si scoprono alcuni particolari interessanti. Conte e Garcia si sono incontrati tre volte, due sul campo (una vittoria per uno, il bianconero in campionato, il giallorosso in Coppa Italia) e una terza alla vigilia della partita che assegnava la Supercoppa quando Madama si accomodò a Trigoria. La stima tra i due è reciproca. E le somiglianze sono molte. Magari Conte non ha preteso che tutti i suoi giocatori studiassero l’italiano come ha«suggerito» Garcia, però se alla Juve non è un requisito indispensabile parlare un fluent italian, di sicuro lo è capirlo. Understand? No? Allora resti indietro. È stata la domenica dei sassolini/oni, e dei rospi che impedivano la digestione. Conte ha sistemato Capello e, per nulla pentito, è pronto a colpire di nuovo, se il «guru» tornerà a giudicare (negativamente) la sua Juve. L’allenatore bianconero, però, sulla questione dei due scudetti revocati manda a dire: «Non vi ricordate che ho festeggiato il numero 30 a Trieste? Di che stiamo parlando?». Il vecchio Nevio Scala (un guru?) ha giudicato negativamente la disfida tra Conte e Capello: «Avvilente. Il tecnico bianconero ha avuto una reazione scomposta ». Gli ha risposto Leonardo Bonucci sul suo sito: «Questa è una squadra che rispecchia il suo allenatore e questa è stata la nostra fortuna». Il difensore, rivitalizzato da Conte dopo un primo anno sofferente a Torino, sottolinea un fatto innegabile: Antonio Conte è così, e se non fosse così la Juventus, dal 2011, non sarebbe vincente a sua immagine e somiglianza. Anche Rudi Garcia, dopo la vittoria con la Sampdoria, non è stato tenero con la critica (soprattutto con il determinante fenomeno delle radio private romane): «Diciamo le cose come stanno: c’è stata una mancanza di rispetto nei confronti dei giocatori». Come Conte, anche l’allenatore francese, non sopporta chi «entra » nello spogliatoio attaccando i «singoli». I più attaccati: Bastos e Destro, giudicato «non da Roma», che ha risposto con una doppietta.

Sia Garcia che Conte sono seguaci, non dichiarati, del «mourinhismo», cioè di quella filosofia tecnico- culturale per cui gli allenatori offrono il petto alla mitraglia della critica, ma se c’è da sistemare qualcosa nel proprio spogliatoio solo a loro è concesso. Conte si è irritato sia per le osservazioni sulla pochezza del calcio italiano sia per la faccenda del riposo revocato. Tra i fortemente critici, è spuntato Luciano Moggi che la Juve «dei due scudetti revocati» aveva costruito. «Conte dovrebbe avere più rispetto della società — ha tuonato l’ex direttore generale — e chiedere il permesso prima di fare certe dichiarazioni. Con me, non l’avrebbe fatto. E c’è un abisso tra questa e quella squadra». Su quest’ultima affermazione, però, Moggi viene dalla parte di Conte: la squadra di Capello era una corazzata che, (specialmente nel 2005-2006) aveva come obiettivo la Champions League, che fallì malamente, ai quarti. Il tecnico bianconero ha trovato, invece, un alleato inaspettato nel presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis: «Conte ha fatto e sta facendo benissimo. Se ha deciso di annullare il riposo, avrà avuto i suoi buoni motivi». Conte ha difeso Giovinco, come Garcia ha fatto con i suoi,come fece ai tempi del ritiro estivo, quando la bella stagione giallorossa non la immaginava nessuno. Come Conte, Garcia ha perso due partite, una in campionato e una in Coppa Italia e in un amen è svanito tutto il buono fatto fino a quel momento. È il calcio italiano, bellezza. Ma se dopo le sconfitte voi cominciate i processi, sembrano dirci Conte e Garcia, noi li facciamo dopo le vittorie. E, dobbiamo concederglielo, è un compito più difficile.

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