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AS ROMA Herrera, Capello e Garcia quei ministri della difesa

Garcia

Un congegno pressochè perfetto, sulle ceneri del reparto colabrodo di Luis Enrique e Zeman. È l’invalicabile bunker arretrato il vanto di Rudi Garcia, il puntello sul quale sta costruendo i successi di una Roma che sta stupendo l’Europa, unica squadra a punteggio pieno e con un solo gol al passivo. Una difesa impenetrabile gestita dall’esperienza di De Sanctis in porta e dai navigati Balzaretti e Maicon sulle fasce, al centro un muro a doppia mandata con Benetia-Castan, il salvavita De Rossi a tamponare appena più avanti, con il contributo di tutti gli altri. Una trappola micidiale per gli attacchi avversari che devono accontentarsi di tirare da fuori rischiando le folate in contropiede che hanno timbrato i nove successi. E la Roma sta scrivendo la storia del campionato con tale autorità e continuità che richiama alla memoria i migliori reparti alla base dei record e dei trionfi di Inter, Milan e Juventus, il tris d’assi del calcio italiano. Una difesa arroccata per favorire il contropiede di Mazzola e Jair è stato il marchio di fabbrica dell’Inter di Herrera negli anni ’60 coi due rocciosi marcatori Burgnich e Guarneri, il libero stratega Picchi e il prototipo degli esterni, Facchetti, dietro al solido portiere Sarti. Celebre lo 0-0 strappato nell’inferno di Baires per il titolo mondiale 1965. Da Herrera a Trapattoni il passo è breve: la Juve ha fatto faville a fine anni ’70 con Zoff in porta, Gentile mastino di fascia e Scirea inarrivabile libero, Furino mediano in ripiegamento. Accanto a loro prima Cuccureddu e Morini, poi Cabrini e Brio con una media di gol presi tra 14 e 15 in 30 gare. La fase difensiva a traino bianconero è stato il supporto dell’Italia mundial 1982. Per ideare il suo calcio intenso Arrigo Sacchi si è affidato anche a difensori straordinari nel 1988 con G. Galli in porta, Tassotti e Maldini sulle fasce, F. Galli e Baresi centrali col supporto di Ancelotti. Fabio Capello ha reso più accorta la fase difensiva vincendo più a lungo con i subentri di Rossi in porta e Costacurta centrale. Risultato, quattro scudetti e una Champions, pochi gol subiti e il 1992 senza sconfitte. Capello ha poi costruito una Juve vincente e impenetrabile (9 vittorie iniziali consecutive) ma i suoi record 2006 sono stati cancellati da calciopoli. La nemica Inter ha preso il testimone con Mancini e Mourinho, facendo incetta di trofei fino al ritorno della Juve di Conte che due anni fa ha vinto senza mai perdere subendo 20 gol in 38 gare. Un ritorno all’antico dopo che nell’era dei tre punti tecnici e squadre avevano pensato soprattutto a segnare. Altre difese famose: il Padova-catenaccio di Rocco (fine anni ’50), il Cagliari scudetto di Scopigno col record di 11 gol subiti in 30 gare nel 1970, il Perugia miracolo di Castagner senza sconfitte nel 1979. Se la Roma di Garcia insegue il record assoluto iniziale in solitario (giovedì col Chievo) e quello europeo del Tottenham con 11 che resiste dal’60 (così raggiungerebbe la performance di Spalletti 2006), ben più lontano è il primato assoluto dell’Inter di Mancini che nel 2007 ha ottenuto la striscia di 17 enplein. In ambito europeo i numeri salgono: il Benfica ha vinto 29 volte tra il 1971 e il 1973, la Dinamo Zagabria 28 nel 2007, il Celtic 25 nel 2004, il Psv 22 nel 1988, il Bayern 18 nel 2005. Tutti numeri segnali di un’eccellenza che raramente si riscontra nella storia dei campionati. Ma Garcia, che fiuta il pericolo dell’appagamento ‘esteticò, sta già suonando la carica: vuole un titolo, non i record.

Fonte: Ansa

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