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REPUBBLICA.IT Arbitri, i segreti di Braschi. Da Mazzoleni a Tagliavento

Stefano Braschi

(F.Bianchi) – E’ dal 1990 che Sepp Blatter si è messo in testa di complicare la vita ai difensori, portieri inclusi, e spianare la via del gol agli attaccanti. Ecco quindi norme a go-go per ottenere il suo scopo (ma chi ha detto che tanti gol sono sinonimo di spettacolo?). Vietato il retropassaggio al portiere. Il fallo per una “chiara occasione da rete” comporta rigore, espulsione e conseguente squalifica. Tre punizioni, un po’ troppe. Collina e Nicchi sono d’accordo: va modificata. L’Italia si è rivolta anche all’International Board: respinta. Ora il “nuovo” fuorigioco (la prima modifica nel lontano 1926). L’Ifab è stato fondato nel 1886, è il “guardiano” dalle regole del calcio ma prende ordini da Blatter. A marzo ha deciso di dare un’aggiustatina all’offside. A fine mese tutti a lezione da Pierluigi Collina, stimato designatore Uefa (pensate solo agli Europei di Polonia-Ucraina: quasi perfetti, non succedeva da anni. Altro che la Confederations Cup, caro Blatter…), e da Alfredo Trentalange. Spiegheranno ad arbitri e assistenti arbitrali come comportarsi. Ecco come cambia la norma: “Se il giocatore A è in posizione irregolare e il giocatore B sbaglia il suo intervento, il cross verso il giocatore A non deve essere cancellato se lo stesso giocatore A, in fuorigioco, si trova ad una distanza di 1-1,5 metri da B e se il suo atteggiamento non è di disturbo o di contrasto”. Nel testo inglese, “challenging an opponent for the ball”. Le motizioni dell’Ifab sono state le seguenti: “Le attuali norme non sono precise e creano discussioni. Il nuovo testo è più in linea con il gioco attuale, e contribuirà ad eliminare la confusione che riguarda le situazioni con rimbalzi, deviazioni e quando la palla è volontariamente salvata”. Speriamo in bene: ma ci credo poco. Certo, fra “luce”, allineamento, giocatori passivi o attivi, i poveri assistenti arbitrali hanno la vita sempre più complicata: lo scorso anno in serie A sono stati bravissimi e hanno commesso (solo) il 2,56% di errori sui fuorigioco. Che succederà adesso?

Intanto, domani a Roma succede che Marcello Nicchi, il capo degli arbitri, conferma ai vertici i designatori Stefano Braschi (serie A), Domenico Messina (serie B), Stefano Farina (Lega Pro), eccetera. E’ l’ultimo anno. Le regole prevedono solo quattro stagioni, non come ai tempi di Paolo Casarin. Giusto: Braschi ha preso la difficile eredità di Collina, e la sua terza stagione, appena chiusa, è stata la migliore. Ma è già concentrato sulla quarta: chiederà ai suoi il massimo. L’ex arbitro di Barberino del Mugello è spiaciuto per la mancata deroga al leccese Giannoccaro, che ha dovuto chiudere la carriera dopo una strepitosa annata, sicuramente la migliore. Farà il dirigente. Ora Braschi punta a “inventarsi” un nuovo Giannoccaro: gli arbitri della A non sono moltissimi (21) e vanno centellinati bene. Per la prossima stagione, Braschi consiglia di segnarsi un nome: Paolo Mazzoleni. Potrebbe essere lui la rivelazione. Inoltre, continua l’opera di recupero di Tagliavento, ottimo arbitro incappato in un paio di partite non certo all’altezza del suo valore. Per il resto, fra i big Rizzoli, Rocchi, Orsato. La “squadra” è buona, seria, compatta. Senza inutili protagonismi (come in passato). Braschi ha lavorato bene, ma non è finita. Dai suoi pretende “la giusta mentalità” in campo: tollera magari l’errore (quando è decisivo, ovvio), ma non l’”approccio sbagliato” alla gara. E per la prossima stagione, la promessa dei vertici arbitrali sarà quella della tolleranza zero. Speriamo, ce n’è tanto bisogno.

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