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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Totti espulso

Le luci di San Siro non sono quelle di Vecchioni, poiché rossonere; il Capitano al momento del saluto fra avversari regala ampi sorrisi alla controparte, forse perché tra loro riconosce un po’ più di gente che parla il suo linguaggio, rispetto alla brigata andreazzoliana di stasera. Si comincia con il Milan, stasera vestito per celebrare ciò che a noi viene promesso restando nella vaghezza temporale, che prova a far girare palla passando per Ambrosini e Flamini, che provano a innescare soprattutto De Sciglio sulla destra. Però c’è subito la Roma, con Marquinho che testa la reattività di Abbiati. La partita si sviluppa su ritmi frizzantini e con le squadre che si lasciano spazio a vicenda in fase di impostazione. Piacevole ma non ben giocata, avrà modo di dire Arrigo Sacchi nell’intervallo: siamo sostanzialmente d’accordo, anche perché nonostante gli spazi non si conclude moltissimo. La cosa più bella un destro di Totti a incrociare dalla distanza, da par suo, con risposta di Abbiati e pulsazioni di San Siro che riprendono dopo la sincope.
Arrivano a un certo punto, come accade ovunque, gli ululati per Balotelli. Non perché nero ma perché Balotelli, a nostro giudizio ma Rocchi è severo nella prima occasione e inflessibile nella seconda. Lo speaker fa sapere che non si prosegue, se le U sovrasteranno di nuovo il clamore. Si va al riposo col Milan in dieci per un raptus di Muntari, che prima si intromette su una questione che riguardava Balotelli e poi strattona Rocchi, tramutando il cartellino da giallo in rosso. Per non farsi mancare proprio niente, Lobont ha sempre in faccia il laser verde puntatogli in volto da uno dei tanti potenziali Nobel che affollano i nostri stadi, ma non è Muslera e soprattutto non c’è Lotito nei paraggi. A due terzi di gara ci si rende conto che la cosa s’è imbruttita parecchio, spezzettata e un po’ più spigolosa. Poco prima del settantesimo lo speaker pareggia il conto e ammonisce quelli del laser. Domattina ci sveglieremo con una voglia di Allianz Arena o di Camp Nou sulla spalla destra. Osvaldo là davanti sgomita, prende sportellate ma non decolla, come dall’altra parte El Shaarawi che saluta tutti a venti dalla fine. Sulla trequarti giallorossa, più o meno allo stesso momento, Florenzi per Marquinho.
Si continua a sbagliare molto, in fase di appoggio, col risultato che da una parte e dall’altra si incomincia ad invocare l’episodio.
Roma stanca negli ultimi venti: promemoria per il 26. Meno pressione sulla trequarti rossonera e squadra che si accartoccia su se stessa. C’è Totti con Fosforo e geometria ad accorciare il campo e la serie dei rischi. Ultimi dieci a trazione anteriore per Allegri, che rinuncia a Flamini per Pazzini, mentre Andreazzoli chiama Destro a far più di quel poco che s’era ricavato Osvaldo. Subito un numero su Mexes, per un’azione poi mal sviluppata. C’è un rigore su Lamela al minuto 86, senza se e senza ma, ma non sembra importare a nessuno. Recupero pantagruelico allo scadere: sei minuti per vedere il rosso che Rocchi estrae, diretto, per Totti, dopo gomitata a Mexes: niente Napoli e lavoro personale da programmare in vista della Lazio. Tanto malumore alla fine, per un puntazzo che non serve a nessuno, soprattutto non alla Roma che vede un’Udinese irraggiungibile (sic) e una stagione che sfuma tra incompiutezza e disappunto vari. E sono due anni, ormai. Coppa Italia, ultima frontiera.

Paolo Marcacci

 

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