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IL ROMANISTA Totti, Totti, Totti, Totti, Totti, Totti, Totti, Totti e Totti

Totti esulta

(D. Galli) – Francesco Totti ha festeggiato a metà. Ha festeggiato come avrebbe festeggiato lunedì sera un romanista che sì, ha eguagliato il record più fico, più romanista, quello inseguito da quando è nato, ma che poi ha pareggiato un derby che avrebbe voluto vincere e che la Roma è stata incapace – incapace, esatto – di vincere. L’essere romanisti, oggi, è una volta di più l’essere Francesco Totti. Amici e famiglia. Pura cronaca. È assieme a loro che ha cenato per onorare la nona rete a quelli là, per celebrare il fatto che ha preso due mostri dell’anti-quelli-là come Da Costa e Delvecchio.

Il Capitano non era contento. Non c’erano molti motivi, per esserlo. Perché il giorno dopo i giornali hanno stampato il vero, e cioè che oltre all’uomo che segna 227 volte in Serie A non è che ci sia molto di più. Hanno scritto, e alla radio s’è detto, che il migliore è stato indiscutibilmente la bandiera che s’avvicina, piano piano ma veloce veloce, a un bomber per tutte le maglie come Silvio Piola. Un raro caso di notizia positiva eppure negativa, perché non è possibile che ci sia solo Totti, perché oltre a Totti dovrebbe esserci anche qualcos’altro. La Roma, per esempio. Francesco non alza la voce, ma l’altra sera avrebbe voluto farlo. Avrebbe voluto che la Roma giocasse da Roma, o meglio che la squadra che indossa la maglia della Roma avesse reagito da Roma al vantaggio di Hernanes, senza farsi schiacciare, senza doversi aggrappare ai 197 centimetri di Stekelenburg. Totti avrebbe poi voluto completare l’opera, avrebbe voluto un insieme di uomini – insieme, la parola squadra non si addice – più cattivo, o più feroce per dirla alla Sabatini, un insieme di uomini che sapesse sfruttare la superiorità numerica, che sbranasse un gruppo, quelli là, pronto allo sbando ma che allo sbando non c’è finito per colpa soprattutto (a Mazzole’, il fallo di Radu su Lamela è da rigore!) della Roma.

La pura cronaca è che questo ennesimo primato ha per Totti un sapore più agro che dolce. Perché assodato che ormai solo la Coppa Italia può trasformare l’anonimato in epica, è straordinario ma allo stesso tempo demoralizzante pensare che il calciatore più sul pezzo, quello dal rendimento più elevato, i piedi vellutati e i neuroni più veloci, sia anche quello più anagraficamente anziano. A 36 anni suonati, il numero 10 resta il numero 1 e la meravigliosa distanza che lo separa dal numero 2 – scegliete voi chi lo sia – dà l’idea di quanto occorra lavorare sulla Roma che verrà. Di buono, di ottimo anzi, c’è tanto materiale per una collezione stile lui-è-leggenda. «Questo è il record più bello. Godo come un maiale, godo». Chi ha criticato quest’esultanza straordinariamente strabordante del Capitano – tra loro c’è anche qualche romanista – ha forse compreso poco l’essenza di questa partita e il rapporto indissolubile che lega Totti al derby. Il primo gol a quelli là glielo fece nella giornata numero undici del campionato 1998/1999. Una cifra, un indizio, un destino. Undici. B undici, colpiti e affondati. Se la storia può muovere un rimprovero a Francesco Totti, è semmai quello di avergli fatto gol troppo tardi. Quando ne aveva già segnati altri 29 in Serie A. È quello del 3-3, è quello che completa una rimonta leggendaria che non diverrà mai sorpasso per un fuorigioco frutto della fantasia del signor Farina. Totti ha saputo rendere unica ogni esultanza al derby.

L’11 aprile del ’99 li purga ancora, il 27 ottobre 2001 corre sotto la Sud con lo scudetto sul petto e il 10 marzo successivo li umilia col cucchiaio alla Nord e quel “6 unica” che ogni buon romanista sa essere stato dedicato alla sua Ilary ma che ogni buon romanista continua a volere associare alla sua Roma. In testa alla hit parade c’è forse l’immagine del 21 aprile 2004: rigore sotto la Sud, gol e Francesco che si sostituisce al cameraman per inquadrare la Curva. Olé. L’anno dopo sta per venire alla luce Cristian, il primo figlio, il primo abbaglio di luce nell’esistenza di Francesco. Ballotta non c’arriva, Totti si mette la palla sotto la maglia e mima il pancione di Ilary. Dopo averli risparmiati per 6 anni, il Capitano torna al tiro al bersaglio. È tutto Totti. Punizione, Muslera, palla in rete. Poi Simplicio si procura il rigore che Francesco deposita sotto la Sud. A fine partita Lotito s’attaccherà al laser. È chiaramente complotto. Poi lunedì. Due anni più tardi la storia è sempre quella, è sempre tutto Totti, è sempre una Roma dipendente da colui dal quale dipende da 20 anni a questa parte. La consolazione è che noi abbiamo avuto 20 anni di Totti e quelli là 20 anni di tutti. La battuta, lo striscione, è della Sud. Ecco, lei il derby l’ha vinto. Chi è sceso in campo, no. Francesco ha festeggiato a metà.

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