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ORA D’ARIA La mamma degli idioti e quella degli impuniti

Ora d'aria di Paolo Marcacci

L’ennesima pagina nera del nostro calcio, in quanto ad idiozia e infamie varie, diventa sbiadita quando si passano al vaglio le risposte di coloro che, a vario titolo, rappresentano o dovrebbero rappresentare l’autorità. Finora l’unica, perentoria sentenza è questa e non proviene certo da questa nostra rubrica: è purtroppo la storia del pallone nostrano e dell’eterno voltare la faccia da parte degli organi competenti.  Dopo l’ultimo week end a base di vergogna in salsa veronese (la tifoseria italiana più recidiva che esista in quanto a discriminazione e messaggi violenti di ogni tipo) e idiozia con presunzione di ironia proveniente dal Piemonte con tanto di grancassa televisiva, entrambi episodi gravissimi al punto tale da toccare la corda dell’indignazione in molti italiani, che onestamente credevamo atrofizzata nei più, ci è toccato vedere le facce, ancor prima di ascoltare le parole, che in questi casi vengono chiamate in causa. Dunque, Albertini-Abete-Prandelli, in rigorosa successione, con la consueta espressione d’ordinanza, sbiadita e priva di comunicativa. Che poi i messaggi non è che siano sbagliati: il fatto è che sono quelli di rito, che abbiamo sentito per decenni subito dopo ogni tragedia e ogni vergogna di cui il nostro calcio è stato protagonista, dunque hanno perso ogni forza, ogni pregnanza, come se non avessero più significato; l’unica loro funzione è di conseguenza quella di irritarci, come regolarmente è accaduto anche stavolta.

Sentire i toni  pacati, direi flebili, con cui il Vice Presidente della FIGC e il Commissario Tecnico, passando per il Presidente di Federazione, commentano i cori di una ventina (solo?) di infami contro un ragazzo di ventisei anni sfortunato come pochi altri, non fa altro che aumentare rabbia e frustrazione, proprio perché il tifoso e l’appassionato di calcio civili e rispettosi dei valori si rendono conto che quando l’idiozia gonfia i muscoli, perché una forza ce l’ha, nefasta anche perché enfatizzata dai media, la risposta che dovrebbe contrastarla nel nostro paese è sempre la stessa, vuota e retorica, di rito, praticamente inutile. Allora preferisco uno come Andrea Luci, il capitano del Livorno, che magari con un’enfasi eccessiva e senza dominare la rabbia propone la radiazione dell’Hellas Verona. Eccessivo, forse; autentico e vivo certamente. A giudizio di chi scrive è fastidioso dover sempre ricorrere agli esempi che arrivano dall’estero perché è un altro indice di frustrazione, però ancora una volta non possiamo farne a meno: anche gli altri hanno le loro rilevanti dosi di violenza e idiozia dentro e attorno agli stadi, non ci piove; lo dimostra il recentissimo derby della Ruhr tra Borussia Dortmund e Schalke 04, con incidenti prima e dopo l’incontro, devastazioni, scontri reiterati. Però noi sappiamo che quei delinquenti lì, dannosi quanto i nostri ed uguali per idiozia, sono già stati identificati e pagheranno in sede penale duramente, oltre a dimenticarsi lo stadio per un tempo indeterminato. Dei nostri, prevediamo ogni volta l’esatto contrario.  In quanto al giornalista del Tgr Piemonte che di cui non faccio il nome perché la pubblicità gratuita non è mio costume, quel servizio non è allucinante soltanto per la battuta sulla distinzione tra napoletani e cinesi in base alla puzza (che  lui poi ha preteso di giustificare facendola passare per un tentativo di ironia antirazzista, pensa un po’), lo è soprattutto perché nel montaggio si vedono juventini (spesso con accenti che tradiscono una latitudine inferiore a quella di Napoli) che inneggiano al Vesuvio e si sentono i cori che ben conosciamo sui “colerosi” e i “terremotati”, come se fosse il semplice folklore che ruota attorno a una grande partita.  Non credo ci sia altro da aggiungere. Chiudo con una proposta di scommessa: scommettiamo che il giornalista se la caverà con una sospensione e che i veronesi che hanno oltraggiato la memoria di Morosini non pagheranno quanto dovrebbero?
Paolo Marcacci 

 


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