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AS ROMA Paolini (Cons. mercato): “Per Castan 6 milioni sono troppi, Guardiola non andrà in Brasile, segnalai io Fernando a Sabatini”

Leandro Castan

Con il mercato estivo alle porte, il consulente di mercato, Stefano Paolini, è intervenuto ai microfoni de “La città nel pallone” sui 99.8 di RadioIes per parlare dei talenti brasiliani ai quali sarebbe interessata la Roma. Ecco le sue parole:

Castan?

“6 milioni sono un prezzo veramente eccessivo, è un mancino che gioca nella difesa a quattro. È un centrale assolutamente normale e non vale quel prezzo. Due anni fa era tacciato di essere lentissimo e non è in grado di uscire palla al piede. A quel prezzo si possono prendere altri brasiliani più navigati”.

Guardiola?

“Quella di Guardiola in Brasile è una speculazione ed escluso che possa essere intressato al calcio brasiliano”.

Situazione in Brasile?

“La situazione finanziaria in Brasile è piu che migliorata. Non è un paese emergente, ma ermerso. È un paese altamente industrializzato che non ha debiti ed è indipendente dal punto di vista petrolifero. Caliù il presidente del Atletico Mineiro è un caso enigmatico. Lui stesso quando prese l’Atletico disse “E’ finito il tempo di vendere giocatori brasiliani al prezzo delle banane”.

Paulinho?

“10 milioni sono tanti e proprio nella partita scorsa, ha segnato ma perche si è trovato per forza di cose ad andare in avanti”.

Dede?

“Si tratta di un giocatore che sa anche proporsi in avanti e ha totalizzato un buon numero di gol. È un centrale alla Thiago Silva, ma ha dei limiti caratteriali: un paio di anni fa fece un provino all’Udinese e lui volle tornare in Brasile, ci vogliono 12 milioni”.

Fernando?

“Lo segnalai io Sabatini all’epoca”.

Sul mondiale.

“Sicuramente metteranno un po le cose a posto. Quando si tratta di organizzare eventi del genere metteono sempre a posto le cose. Ultimamente le tifoserie organizzate sono piu violente del solito, negli ultimi anni ci sono stati 157 morti”.

Luis Enrique?

“Quest’anno è servito a Luis Enrique. Non metto in dubbio la sua preparazione, ma al Barca allenava giocatori di 17-18 anni. Non si è reso conto che nessuno aveva fatto un lavoro preparatorio come al Barcellona. Il dillema è se lucho ha sopravvalutato i calciatori o i calciatori non hanno recepito il suo messaggio”.

Fonte: La città nel pallone, RadioIes

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