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CALCIO SCOMMESSE Vigilanza zero

Calcio Scommesse

Sono colpevoli del loro silenzio, gli innocenti di questa storia, anche se certo che è più facile a dirsi che a farsi: denunciare un proprio compagno, violare il sacrario dello spogliatoio, mettere all’indice il vicino di armadietto e magari di casa, diventare un infame insomma. Ma con il loro silenzio (“tappatevi le orecchie e giocate”, disse il direttore sportivo del Bari Angelozzi ai giocatori che lo informavano delle proposte di combine ricevute) anche gli onesti come Gillet o Almiron o l’allenatore Mutti hanno permesso che il veleno del calcioscommesse andasse in circolo un po’ ovunque, e continuasse ad intossicare il loro sport, il loro lavoro e le nostre passioni per mesi. Forse per anni. I giudizi morali non interessano, ora. Interessa molto di più capire quanto quel silenzio, quei silenzi ormai ufficiali su partite che tutti sapevano vendute o almeno in vendita, peserà sui prossimi mesi. Non tanto per le squalifiche agli omertosi, che sembrano inevitabili, quanto per ciò che significano. Vediamo, allora: un campionato falsato – nelle posizioni di coda, che naturalmente da un punto di vista sportivo contano come quelle di testa; calciatori che vendono, dirigenti che corrompono o tacciono, allenatori pavidamente inerti, tifosi che comprano le sconfitte dei propri beniamini. Pensiamoci: non una sola delle componenti del sistema calcio, nella singola vicenda di Bari e aspettando che si precisino anche quelle sotto inchiesta altrove, era all’oscuro delle combine. Ma nessuno ha parlato. Nessuno. E gli unici a non sapere erano gli ispettori della Federcalcio, ma questo non sorprende. Ecco, più che ricorrere a slogan di maniera come “tolleranza zero” e “giustizia rapida”, la Federcalcio dovrebbe indagare sulle ragioni del disastroso fallimento del proprio sistema di autocontrollo, che è il pilastro di un’autonomia sacrosanta, fino a quando però in grado di garantire pulizia, efficienza e rispetto delle regole. Considerando, ricordiamolo sempre, che la Figc è una macchina molto costosa che spende soldi pubblici. E, una volta capito perché questo sistema di controllo non ha funzionato, ragionare rapidamente su come ricostruirlo, quando e se si riuscirà a venire a capo dell’emergenza. Un’emergenza che come tale andrebbe affrontata: non lasciando solo Palazzi, sopraffatto da carte, arresti, interrogatori e atti giudiziari destinati a moltiplicarsi come le scope di Topolino apprendista stregone; chiedendo aiuto al Coni per rafforzare, integrare e rendere davvero efficaci gli organi inquirenti e giudicanti; stabilendo presto e senza equivoci su quale campionato avranno effetto le sanzioni sportive; incentivando ancor più di quanto fatto nuove confessioni. La tolleranza zero non dovrebbe mai essere invocata, in un sistema capace di controllare, prevenire e punire chi sgarra: dovrebbe essere scontata, banale, ovvia. Diventa slogan quando la soglia di sopportazione della gente è stata ormai varcata, arriva il panico e non si sa bene cosa fare. E in genere, quando accade, è troppo tardi per rimediare.

Fonte: Repubblica.it (Aligi Pontani)

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