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REPUBBLICA.IT. Sabatini, fretta di vincere: “Affermarci in tempi brevi”

Walter Sabatini

(M.Pinci) – “La Roma deve ambire a qualcosa d’importante”. La conferenza stampa di presentazione di Marquinho, si traforma per la Roma in una dichiarazione d’intenti da parte del direttore sportivo Walter Sabatini.

Che, a tre giorni da Roma-Parma, detta la linea che il club dovrà seguire da qui al termine della stagione: “Pratichiamo già un calcio esclusivo in Italia. Vogliamo affermarci velocemente, non sarà un piano quinquennale di memoria staliniana. E se non riusciamo qualcuno avrà sbagliato”. Anche per questo, nessun proclama. Anzi: “Mi sembra improbabile e sbagliato poter auspicare uno scudetto. Auspico competitività ogni domenica. Ma sta nascendo nella testa dei giocatori un’idea molto forte, e nonostante qualche battuta d’arresto siamo certi di poter ottenere già quest’anno qualcosa d’importante”. Meglio però non parlare di obiettivi: “Luis ti direbbe che l’obiettivo è la partita di domenica. Io dico che vincendo rientreremmo nel lotto di squadre che lottano. Non è un nostro obiettivo, ma la squadra potrebbe riservare la sorpresa della Champions League. Poi lotterà, non dico debba andarci”. Mancarla, non vorrebbe dire fallimento, almeno per il ds: “No, dipende se riesci a competere. Magari arrivi sesto, ma crei i presupposti per essere terzo. Lo sarebbe arrivare sesti passivamente, senza aver lottato”.

Già dall’anno prossimo, però, la musica dovrà essere diversa: la proprietà americana ha chiesto una squadra in grado di lottare per il vertice. Per farlo, la Roma ha già individuato le linee da seguire, soprattutto sul mercato: “Siamo sulle tracce di giocatori di grande profilo, anche se non sempre vuol dire che siano affermati. Abbiamo stilato un piano di potenziamento della squadra, poi certo, un risultato come la Champions darebbe ossigeno alle casse e voglia di spendere. Ma la proprietà non ha mai messo paletti. Stiamo però guardando di proporre cose corrette, sarebbe troppo facile fare la campagna acquisti del City”.

Intanto, però, si dovranno fare i conti con quei giocatori presi in estate e già bocciati alla prova del campo: Kjaer, Bojan, José Angel su tutti. Sabatini, non si nasconde: “Kjaer è il nome che si sta cercando di abbattere. Su di lui c’è una macumba, ha una sindrome, dopo il derby è entrato in un tunnel di insicurezza facendo errori eclatanti. Dobbiamo difenderlo. Gli errori di Kjaer sono biondi e di un metro e 90, se ne accorgono tutti. J. Angel invece era partito forte, ora paga il peso di una grande maglia ma si riprenderà perché ha qualità e sensibilità tecnica”. Diverso il discorso per Bojan: “Ha fatto un gol più di Vucinic e 4 più di Borriello. Io non lo boccerei, paga anche una esplosione di Borini”.

Intanto, è arrivato Marquinho. Un giocatore capace di strappare più di un sorriso a Sabatini: “Lo abbiamo tenuto coperto perché deve ritrovare la condizione, lì il campionato era finito, faceva la preparazione. Ma è un giocatore forte anche se non è stato ricevuto in pompa magna, ha vinto un campionato col Fluminense e l’anno prima era stato l’eroe della salvezza. Siamo molto fiduciaosi possa darci una mano, è un tipo di centrocampista polivalente, e ha alcune possibilità e caratteristiche che quelli che sono qui non hanno”. “Sono molto felice qui, non mi potevo aspettare di meglio, sono stato accolto benissimo e sono certo da qui in poi continuerà così”, la speranza del brasiliano, sino a ieri un oggetto misterioso, dopo 17 giorni senza numero di maglia né presentazione ufficiale. Oggi, Marquinho si presenta così: “Sono un centrocampista interno, ma posso giocare anche come esterno, terzino, anche da attaccante, non credo di avere problemi di adattamento a Roma. Luis Enrique ha parlato molto con me per spiegarmi come gioca la Roma ecome vorrebbe che giocassi io”. Nessun timore di non avere il tempo per strappare una conferma: “Non serve fare 10 o 15 partite, ma piacere all’allenatore e alla dirigenza per essere confermato”.

Rispetto ad altri, come Lamela ad esempio, lui è sbarcato in Europa soltanto a 25 anni. Un ritardo che non lo preoccupa, anzi: “Penso che ogni giocatore abbia il suo cammino, chiunque viene qui deve imparare, lingua e tutto. Io arrivo a 25 anni, ho meno problemi di lingua e arrivo nel momento giusto”. Giusto, anche, per sognare il grande salto: “La Selecao è sempre un sogno per ogni giocatore, come quello di giocare in un grande club europeo”. Intanto, aspetta il debutto: “Per essere pronto ci vorranno dei giorni, già col Parma ci potrei essere, ma decide l’allenatore. La Roma farà bene da qui alla fine e vincerà molte partite”.

Fonte: Repubblica.it

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