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KANSAS CITY. Così è se lui para (Palermo-Roma 0-1)

Kansas City

(Kansas City) – Riaffacciasse sur calcio giocato dopo na settimana come quella appena trascorsa non è facile, de voglia ce n’è poca. I più hanno colto l’occasione pe coltivà altri interessi, ma dopo alcuni giorni de sincero interesse pe il giardinaggio, dopo un breve periodo de bambinesco stupore pe l’origami, dopo appena poche ore de malcelata eccitazione pe la saggistica scientifica in lingua russa, ce se rassegna al fatto che de Roma non ce se po disintossicà. E allora annamo a Palermo, co la squadra sventrata da infortuni e squalifiche, cor pacchetto difensivo Lobont-Rosi-Heinze-Kjaer-@Jose Angel, accolita che nell’immaginario der tifoso, per qualità ed eleganza, rappresenta l’equivalente der cast de un cinepanettone, cor Cannicane nella parte dell’attore de livello che se piega pe na volta alle esigenze de botteghino. A centrocampo manca Pjanic, ragion per cui tutti s’aspettamo de vedè dall’inizio l’Acquistinho de gennaio, ragione per cui El Miste ne mette nantro, ragion per cui se rivede er profilo greco de Profilo Greco, ragion per cui er malumore prepartita monta. Ma questo è il momento, bisogna fa co quello che c’è, e Dio o chi per lui, lo Spirito Santo, l’Angeli, la Volta Celeste, la Cappella Sistina i Cherubini e i Sabatini hanno voluto che tra le cose che ce stanno ce stia pure Borini Fabio nato a Bentivoglio, più che na città d’origine na profezia ad avverazione permanente. Perchè a sto giro ce bastano tre minuti pe voleje bene. Ladolescente recupera er cuoio subito fori area loro, e come l’avversario je apre le gambe sente tutti i pruriti della pubertà che je strillano “Mettice la palla!”, e così, de classe e de sessualità ancora confusa, indovina il tunnel che sbuca paro paro sui piedi affamati der Caciara, che intanto s’è scrollato de dosso tutta la difesa e se ritrova solo davanti a Viviano. “Tu non puoi passare!” ringhia guardingo l’estremo rosanero, “Ma levate dar cazzo” risponde sereno l’omo che sussurrava ar forigioco, mentre, freddo come l’alba islandese, pratico come l’Ikea svedese, puntuale come er tè inglese, insomma co tutta na serie de prerogative europee, la butta dentro e ce fa strillà. A sto giro la squadra manna in rappresentanza diplomatica l’ambasciata de Capitani presenti e futuri a prodursi nella coreografia dell’abbraccio, co na serie de controfigure buttate lì a fa massa che danno a tratti l’illusione ottica de na sorta de rappresentazione de tiepido affetto. “Amo segnato troppo presto” sibilano prevedibili i più esperti de noi, “Ringrazia che amo segnato” contrappongono concreti i meno avvezzi al calcolo. Da lì in poi iniziano 87 minuti ai quali pensiamo de dovvecce approccià co la pacatezza degli spartani alle Termopili, e invece no, perlomeno, non subito. Il temuto ruggito der leone rosanero ferito tarda a farsi sentire. S’aspettamo un “RRRROOAAARRR” e invece a tratti se percepiscono dei vaghi “meoww”, “fff”, “hrhrhrr”, e allora giocamo pure noi. Succede che il primo tempo passa senza esse un assedio, e anzi a na certa, forte de un compleanno appena archiviato, ce manca poco che er Pupo non diventi er cucciolo de bestia nera dei rosanero, quando lanciato a cresta spiegata verso la porta se libera der difensore co la performance “Ode a Pizarro: e guardo il mondo da na piroetta”, ma poi, sempre pe quer discorso dell’identità sessuale ancora in divenire, je la mette in bocca al portiere. Poco dopo dale parti nostre er Romario der Salento mette un cross mezzo e mezzo de quelli che se te dice culo capace pure che entrano senza che li tocca nessuno, ma Lobont la vede arivà e je dice “Aò, tu sarai pure Mario der Salento, ma io so Bogdan daa Transilvania, ce vorà ben altro per canzonarmi, e ce vorrà Ben Harper se la voi fa caruccia, sta canzone”. Straniti dala risposta strana i palermi ce riprovano da fori, co un tentativo meno cross e decisamente più tiro, ma er pallavolista rumeno, rozzo ma efficace, se estende e se produce in un intervento che divide la tifoseria. I partiti “Parata inguardabile” e “Ottima schiacciata” se contendono la maggioranza senza far rilevare uno scarto apprezzabile tra le due fazioni. I primi 45 se ne vanno così, lasciandoce a rigiracce tra le mani sto vantaggio striminzito e vagamente precario, ma magari a finicce l’artri 45, che oggi c’è solo da fa punti, der come, a sto giro, se po serenamente affermà che non je ne frega un cazzo a nessuno. Se rimbocca sul rettangolo e i padroni de casa buttano dentro er gazzellone Hernandez, che gode del doppio status de reiterato obiettivo de mercato durante l’estate scorsa e de rientrante in campo dopo un’era geologica, condizioni che contro de noi lo dovrebbero iscrive de diritto ner tabellino marcatori, ma a parte un colpo de testah su un cross de Acquah non combinerah moltoh. Noi agimo de rimessa ma senza vomità, de contropiede ma senza infierì, ebbri de la mejo gioventù che nei panni Delladolescente decide de fa un cost quel che cost alla Weah senza segnà, che alla fine è l’unico motivo per cui tutti se ricordamo er coast to coast de Weah. I rosanero (ahahahha, fa sempre ride chiamà na squadra così, o sapemo, ma se chiamano così e non ce po fa gnente nessuno) attaccano a testa bassa e quando la testa bassa è quella der più basso in campo, succede che quello non s’accorga de finì tra le zanne de chi coi chiwawa ce fa la merenda der pomeriggio. Ar Cannicane, nse capisce bene quando né perché, je tocca in sorte de abbassà lo sguardo pe incrocià quello der padre de Suomi. Il Che Guevara dar sopracciglio rastrellato, se fa scudo de tutto er garantismo che un campo de carcio ingiustamente conferisce ai 22 contendenti, per dare nuova prova dell’adagio che vole che più er contendente sia piccolo più cachi er cazzo, comportandosi in maniera diametralmente opposta a come farebbe prima e dopo i 90. Miccoli arza na mano, Heinze quasi je la stacca sbavando na ringhiata che conferisce 3d pure ai Telefunken. Tra i due litiganti, Capitan Moh porta pace e saggezza popolare: “Fabrì, questo è scemo, te la stacca, pe uno coi problemi tua le mano so importanti. Pensa a Maradona. Me dici senza na mano come la faceva la mano de Dios? E quell’esultanza stronza che fai quando segni co la mano davanti la faccia? Come fai a falla? Pensace Fabrì”. Miccoli non acconsente ma tace e sgomma via mentre er Cannicane sporpa na caviglia della gazzella Hernandez, ignara der detto pampero che dice: “che tu sia nano o gazzella, se vedi er Cannicane sgomma”. La caciara che tante gioie ci dà si riversa rosanero (ahahahahha, ok, basta) nella nostra area, e se a vorte è addirittura er mai domo Caciara a mettece na pezza da terzino e nantro mezzo gò meno inzaghesco der solito, per il resto ce pensano le asperità de Chiaia, alcune #cose da #normodotato de @Joseangel tarmente #bizzarre da faccelo confonde co Aquistinho (che tra l’altro è l’unico che ce prova da fori area, e fallo giocà più de 10 minuti a partita magari segna pure) appena entrato, e soprattutto Lobont. Con le movenze anni 70 che furono di Mattolini, Pizzaballa, Ginulfi e Paolo Conti, come portiere de Subbuteo guidato da na stecca, Lobont si esalta, sciorinando un vastissimo repertorio di miracoli, cazzate e rimedi alle cazzate tale da tenere la porta inviolata, che alla fine della fiera, è quello che conta.

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