(A. Managò) – Si trattasse di costruire un semplice stadio di calcio in fin dei conti la questione non sarebbe così complessa. Ma attorno al nuovo impianto di proprietà della As Roma si gioca una partita ben più grande. Siamo ben oltre la lotta per lo scudetto o il piazzamento in Champions League: con le casse del Campidoglio a corto di liquidità – a Roma al momento non sono in programma grandi opere pubbliche – il ‘moderno Colosseo’ giallorosso è diventato il match della vita. E allora, in vista del nuovo vertice di oggi tra la sindaca Virginia Raggi e i rappresentanti del club giallorosso, sono scesi in campo i volti di punta della squadra. Una campagna mediatica, col mister Luciano Spallettinell’insolita veste di uomo assist (“A Roma va fatto lo stadio, famolo”) e il capitano Francesco Tottiche lo appoggia in rete: “Vogliamo il nostro Colosseo moderno”. Al pressing a tutto campo si è unito, in tempo record, il Pd: dal ministro allo Sport Luca Lotti all’ex premier e segretario Matteo Renzi: “E famolo, basta dire no a tutto”. Una tattica incalzante che, alla vigilia della trattativa, avrebbe infastidito i vertici del Movimento, tuttavia ancora propensi a portare a casa l’operazione. Così la sindaca risponde al capitano giallorosso: “Caro Francesco ci stiamo lavorando, famo sto stadio” ma “nel rispetto delle regole”. Poi l’invito: “Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne”. Per la Raggi chiudere positivamente, dopo le ultime grane giudiziarie, significherebbe recuperare il consenso sia delle fasce più popolari, sia di parte del mondo economico. Il progetto a Tor di Valle è un investimento da 1,5 miliardi di euro di fondi privati per realizzare un milione di metri cubi di costruzioni tra impianto da gioco, tre torri destinate ad uffici, un’area commerciale e un parco. Ma anche il potenziamento della disastrata ferrovia Roma-Ostia, l’ampliamento della via Ostiense e la messa in sicurezza dell’ansa del Tevere, che passa alle spalle della zona scelta per costruire l’impianto. Per ora è tutto nelle mani della società Eurnova del costruttore Luca Parnasi, che ha acquistato l’area dove sorge l’ex ippodromo di Tordi Valle. Ma per coprire i costi della fase preliminare è già stato coinvolto un colosso della finanza come Goldman Sachs e in futuro potrebbe arrivare anche l’interesse di Unicredit. Insomma: gli ingredienti perché la partita si sposti dal piano dell’urbanistica sportiva a quello finanziario ci sono tutti. Concludere la procedura amministrativa non è facile come scrivere un tweet. Il 3 febbraio scade la sospensione di un mese – chiesta dal Campidoglio – della conferenza dei servizi per dare il via libera o meno ai lavori. Entro quella data la giunta comunale dovrebbe votare una variante al piano regolatore e stilare una convenzione urbanistica. Ma in Campidoglio sono ancora divisi: l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini da settimane fa melina perché vorrebbe un impianto con volumetrie ridotte a quelle consentite dal piano regolatore, mentre in altri ambienti si ipotizza una riduzione delle cubature tra il 10 e il 20%. L’ultima ipotesi è che la delibera della giunta Marino di dicembre 2014, che ha concesso l’interesse pubblico all’opera, possa essere considerata con valore urbanistico senza bisogno di aggiungerne una seconda di variazione del Piano regolatore regionale.
Fonte: il fatto quotidiano