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L’ANALISI DI ROMA-PORTO La notte dei sogni si trasforma in un incubo. L’harakiri giallorosso vale l’Europa League

ROMA-PORTO Strootman Felipe(D.Marchetti) – “Sono otto mesi che aspettiamo questa partita“, lo aveva detto Spalletti alla vigilia del match in conferenza, dove ha aggiunto: “Saremo noi a determinare il nostro destino”. Per certi versi è stato quasi profetico. Il suicidio tecnico-tattico giallorosso ha spianato la strada a un Porto che non ha dovuto fare altro che aspettare le mosse kamikaze della Roma.

PRIMO TEMPO – Spalletti comincia con il suo classico 4-2-3-1 di fronte a un Porto decisamente più coperto grazie al 4-1-4-1 con Danilo onnipresente sulla linea mediana del campo. La Roma a sorpresa schiera De Rossi al fianco di Manolas con Jesus esterno di sinistra. Trascorrono 8 minuti e una dormita difensiva su calcio piazzato consente ai lusitani di portarsi in vantaggio con il colpo di testa di Felipe, trascurato da Strootman e Jesus. Il gol ammazza la squadra giallorossa che vive i primi 20 giri d’orologio con disordine. Reparti lunghi, passaggi imprecisi e movimenti senza palla inesistenti. Paredes quasi mai trova sbocchi sulle fasce e quando si appoggia al più vicino Strootman equivale a perdere il pallone. Il centrocampista argentino prova in più di un’occasione i lanci a scavalcare la difesa, ma Dzeko rimane sempre incastrato nella morsa dei due centrali del Porto. Solo una volta riesce la sponda per Salah, il cui tiro viene parato da Casillas. Con il passare dei minuti la squadra giallorossa conquista metri di campo e si ritrova riversata tutta nella trequarti avversaria. Al 39′, però, De Rossi commette una follia a 80 metri dalla sua porta su Maxi Pereira. Entrata con piede a martello e cartellino rosso. Roma in dieci. Spalletti corre ai ripari schierando un 4-4-1 facendo uscire Paredes (uno dei pochi attivi) per Palmieri.

SECONDO TEMPO – L’erasmus di Emerson dura all’incirca 10 minuti prima del secondo rosso diretto della gara. L’esterno brasiliano commette un fallo inutile quanto pericoloso su Corona e la Roma resta in 9. Spalletti risponde con il secondo cambio: fuori Dzeko, dentro Iturbe. Sostituzione quanto meno discutibile. Il Porto smette di giocare e amministra la superiorità numerica. Aspetta il momento giusto e in ripartenza beffa i giallorossi, prima al 70’ con Layun e due minuti dopo con Corona. Finisce 3-0 con annessa retrocessione in Europa League, ma l’aspetto più preoccupante è l’inadeguatezza della Roma nel disputare partite di un certo peso. Da Garcia a Spalletti, la musica non sembra cambiata. Anzi, sì. Ora i tifosi giallorossi ascolteranno quella dell’Europa League da inizio stagione.

 

 

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