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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

Esultanza

C’era un aspetto che più di ogni altro oggi interessava i tifosi della Roma: capire che tipo di atteggiamento la squadra sarebbe stata in grado di tenere, in campionato, da qui al 26 maggio o alla data in cui verrà fissata la finale di Coppa Italia. La prestazione contro il Pescara aveva giustamente fatto pensare ad un preoccupante quanto poco decoroso calo di tensione che minacciava di attanagliare la squadra giallorossa esponendola a un fine di stagione “balneare”, nell’accezione peggiore del termine.

In questo senso, l’esame oggi appare superato, complice anche un Siena che non sospettavamo così arrendevole e che tra domenica scorsa e oggi pomeriggio ha quantomeno complicato, se non compromesso, la sua lotta per una permanenza nella massima serie che comincia ad acquisire i segni della disperazione. I quarantamila, perché nonostante tutto erano quarantamila, presenti all’Olimpico  meritavano almeno un pomeriggio di divertimento, di giocate godibili, di segnature di ottima fattura. Non basta come risarcimento per la secondo stagione di fila trascorsa sulla falsariga del “vorrei ma non posso” cui si sta rischiando di abituarsi. Aspettando il risultato di Milan-Catania di questa sera e tenendo conto del capitombolo interista a Palermo (in bocca al lupo a Javier Zanetti), il finale di campionato si fa più decoroso e forse rinvia di qualche week end i primi esodi di massa dei tifosi giallorossi. Sabato, ad esempio, la trasferta di Firenze oltre alle suggestioni dei confronti tra presente e passato della storia romanista presente anche qualche suggestione di classifica, a maggior ragione in un campionato come questo, dove dalla terza piazza in giù nessuno può dirsi indenne da cali di tensione e incidenti di percorso. Mai dimenticare, peraltro, che questo discorso riguarda la Roma per prima, dunque piedi per terra e nessuna invocazione alla primavera, nonostante la “rondine” di un risultato così rotondo.
Sul piano delle prestazioni individuali, il discorso è il medesimo: neppure una tripletta può bastare a lenire il rammarico di aver visto un giocatore come Osvaldo sperperare le sue potenzialità nel corso non di una stagione ma di un biennio in cui dietro i numeri, pur decorosi a ben guardare, si sono celati comportamenti ed impuntature poco giustificabili, a nostro giudizio. Ecco perché non capiremo mai le esultanze polemiche di chi ha più di qualcosa da farsi perdonare e dovrebbe ostentare un profilo basso soprattutto nelle giornate in cui sono i fatti a parlare per lui. Oggi lo abbiamo visto sciorinare un bagaglio tecnico di cui nessuno dubita e che non ha mai rappresentato un problema, per lui; casomai è stato spesso offuscato da discontinuità comportamentale ed atteggiamenti bizzarri, non consoni ai grandi livelli che competerebbero ad un giocatore del genere. Questo sì che è un vero peccato, non i fischi che si beccano quando un pubblico rivelatosi anche troppo paziente esercita il suo sacrosanto diritto di stigmatizzare comportamenti che trova irrispettosi.
Paolo Marcacci
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