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IL MESSAGGERO Caro Zeman, non fare il profeta la Roma non può più sbagliare

Zdenek Zeman

(V. Cerami) – Un antico proverbio ebraico dice che i profeti hanno sempre il torto d’avere ragione. Zdenek Zeman, come molti profeti, rischia ogni giorno la croce, gli tirano calci da ogni parte. Qualcuno gli rema contro, ma altri, senza pregiudizi e speranzosi, a questo punto del campionato e con i magri risultati fin qui ottenuti, si mostrano giustamente preoccupati: la squadra è decisamente lunatica. Ora è irresistibile, mezz’ora dopo si muovono in campo undici imbambolati atleti autolesionisti. La critica si divide, e anche i tifosi: è ovvio. C’è fretta, anche per colpa del malinconico risultato del precedente campionato. Insomma, il boemo paga anche il peccato originale del suo predecessore. Senza contare che la piazza di Roma sa poco aspettare, e forse proprio per questo, navigando a vista, è condannata a campionati di buona classifica ma di scarse soddisfazioni. 

Solo una voce si è sentita alta e ineccepibile in questi giorni difficili e confusi, quella, ça va sans dire, di Francesco Totti, il più romanista dei giocatori, che ha chiamato in causa i suoi colleghi, alcuni dei quali faticano ad applicare uno schema veloce, di passaggi brevi e orchestrazioni corali. 

I grandissimi campioni sono ormai appannaggio dei russi e degli arabi, agli italiani resta il genio. Un sogno? Almeno Zeman ha il coraggio di voler realizzare un sogno. E non si tratta di un sogno campato in aria, perché l’allenatore fa testo nelle università del calcio. E in questo sfortunato inizio di campionato, a sprazzi siamo riusciti a vedere una Roma stellare. Basta allungare quegli sprazzi, portarli fino al novantesimo minuto.

Forse qualche acuto intenditore ci dirà che con brevi miracoli si paga un prezzo troppo alto. Per questo bisogna lasciar lavorare in pace Zeman, è un uomo che si lascia amare dai suoi atleti, se hanno un minimo di sensibilità e ironia. Saprà creare il clima idoneo per mettere in moto i suoi giocatori. Certo, visto il difficile momento, la partita di oggi contro il Palermo deve essere giocata col cuore, in piena fiducia, per consegnare ai tifosi il segnale di una svolta positiva capace di riaccendere l’orgoglio che indubbiamente si va affievolendo.

Questa è la fase più fragile del campionato della Roma: il profeta, questa volta, dovrà ricorrere al miracolo e resuscitare Lazzaro. Ma forse, siccome sono loro che scendono in campo, i giocatori dovrebbero aiutarlo a compierlo, e là dove ancora non hanno capito quando correre in avanti e quando indietro, metterci l’anima.

In attesa che anche il vice capitano ritrovi i vecchi entusiasmi e i nuovi calciatori diventino anch’essi tifosi sfegatati dei giallorossi, i romanisti fremono e ne dicono di tutti i colori, mentre gli esperti pensano soprattutto a fare i conti in tasca alla società. Sembrano più degli economisti che esperti di pallone. Anch’essi sono un po’ profeti. E qualche volta, per essere profeti – come disse una gentildonna russa vissuta durante la rivoluzione sovietica – è sufficiente essere pessimisti.

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