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LA REPUBBLICA Cento milioni l’anno solo dallo sponsor: i top club all’estero sono fuori portata

Adidas
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(E. Sisti) – Domani Van Gaal sarà in città col fischietto in bocca e Giggs accanto per dirigere il suo primo allenamento. E intanto a Manchester piovono soldi. Se avesse un’anima, i dettagli dell’accordo decennale raggiunto con l’Adidas, in vigore dalla stagione 2015/16, farebbero commuovere la cassaforte dello United. Dall’azienda tedesca arriveranno 94 milioni di euro l’anno. Record n. 1. Da quelle parti “merchandising” è una parola seria.

Negli ultimi due anni sono state vendute nel mondo più magliette “vintage” dei Red Devils che magliette stagionali del Psg. L’Adidas conta di vendere 20 milioni di esemplari, fra Europa, Asia, Nord America e Golfo Persico, e ricavare due miliardi. I 7 anni di contratto di “jersey sponsorship” con la Chevrolet, effettivi da subito e introdotti da un geniale promo destinato a rinfocolare il senso di appartenenza dei tifosi (la storia della squadra attraverso la storia delle magliette con partecipazione di Bobby Charlton e Denis Law), porteranno alla società dei Glazer altri 75 milioni a stagione. Record n. 2. Fino a prova contraria lo sport è il medesimo, ma rispetto ai nostri questi sono dati di un altro pianeta. Da noi se non scappano gli sponsor si contengono. Mentre la Premier fiorisce, la Serie A deve fare attenzione a cosa spenGarde e a cosa compra: sconsigliati tartufi e ostriche, costano troppo e finirebbero sprecati. La Nike passa alla Roma 4 mln l’anno, dal prossimo anno l’Adidas darà 31,5 milioni alla Juventus.

Conclusione: un club pari fascia italiano stipula un accordo che vale un terzo di quello del Manchester, uno di seconda fascia si contenta di 1/20. Partita impari, un “mismatch”. Il brand del calcio inglese e la potenza del marchio “United” sono modelli preferibili anche in tempi di congiuntura. Lo United finisce 7°, dopo 23 anni è fuori dall’Europa. Ma l’impalcatura e il cuore della gente resistono. Segno che culturalmente il Manchester non si è mai fermato. Nemmeno quando sotto la doccia Rooney cantava: “f….ng Moyes!”. Sono spiccioli i 4 mlioni di sterline che Van Gaal ha chiesto di investire nel rifacimento dei campi del centro di Carrington. Ed è già tutto pronto. Belle notizie anche sul fronte abbonamenti: vendute 55mila tessere annuali prima della fine di giugno. Mai successo. Record n. 3 e “another brick in the wall”, altro mattone nel muro che ci separa dai campionati che attirano l’interesse dei grandi mercati, che com’è noto non amano gli spalti vuoti. Con la sola eccezione di Evra (adesso c’è Shaw), il tecnico olandese ha bloccato tutti gli altri trasferimenti (compreso un Fellaini “pelato”) per la trasferta negli Usa, dove per la Guinness Cup il 26 lo United affronterà la Roma a Denver e il 29 l’Inter a Landover, nel Maryland. La “prima” di Van Gaal all’Old Trafford è prevista per il 12 agosto, ospite il Valencia. E il 16 United-Swansea sarà l’anticipo delle 12.45 della 1ª giornata di Premier League.

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