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DOPO PARTITA La lettura dell’incontro di Paolo Marcacci

De Rossi Maicon
De Rossi Maicon

“Quanto clamore per un viziato senza onore”: cominciamo con un dieci e lode alla Sud per proprietà di sintesi: se togliessimo infatti a Balotelli la grancassa mediatica, cosa resterebbe di lui dopo una stagione come quella in corso? Padre Prandelli, se alzasse per un attimo lo sguardo dal breviario del codice etico, se ne accorgerebbe anche lei. Dieci minuti di una Roma che è un po’ meno Roma del solito, bastano per fare pensare negli studi televisivi e un poco anche sugli spalti, che abbia cominciato meglio il Milan. A far cosa, però, non si capisce, visto che De Sanctis non molla il secchiello dei pop corn se non per rinviare dal fondo.
Dal ventesimo in poi, comincia a essere caldo il motore romanista, anche sulla scia di Dodò che perde timidezza via via che Constant – il John Turturro nero – e compagni allungano le distanze tra le maglie. Serpentina magica di Ljajic su sponda di Pjanic e provvidenziale scivolata di sopracciglio d’oro, alias Rami: l’Olimpico, in abito di gala viste le presenze, comincia a sciogliersi. Un fendente teso ma alto di Dodò con il piede sbagliato, un paio di incursioni di Maicon da destra coi giri del cross contati maluccio: Milan nel guscio. Totti supervisore della manovra, nel frattempo, sempre a pizzicare l’individuazione del corridoio giusto tra le maglie di Montolivo e soci.

Minuto quarantatré, lo stadio torna bambino: tre quarti, Pjanic si fuma proprio Montolivo come fosse vapore acqueo di sigaretta elettronica; poi un giro d’anca da consumata baiadera e un’intera difesa accusa la vertigine, come quella azzurra contro Falcao nel 1982; il povero Rami cerca poi la palla e non trova, con rispetto parlando, neppure le sue; Abbiati non fa in tempo a quel punto neppure a chiedere l’ultima sigaretta non elettronica di ogni condannato: l’uno a zero del numero quindici giallorosso meriterebbe la penna di Soriano, altro che Marcacci.

La ripresa comincia con qualche minuto di Milan più volitivo ma con un Totti più nel fulcro del gioco: ne beneficiano ritmo e spettacolo, occasioni in più e possibilità anche per Ljajic di evidenziare i regali targati madre natura dei suoi fondamentali, da qualche tempo molto più al servizio della Roma. Ti pare poco? Minuto sessanta: riparte Nainggolan, Ljajic vede o sente Totti accorrere da Destra, esterno del Capitano su cui Abbiati ritrova i riflessi perduti, Gervinho all’appuntamento con corsa e destino: due a zero a sancire le giuste proporzioni e i rapporti di forza. Il Milan in qualche modo non si arrende, Balotelli si. Anzi, prima di lui Seedorf, all’evidenza: sempre più decentrato sulla destra, litigioso con i compagni per questioni futili, polemico al momento del cambio. Che altro? Nulla, qualche puerile tirata di maglia agli avversari.

Bravo Toloi, sempre concentratissimo, pure a denti stretti dopo il fallaccio di Robinho. Applausi per Totti e Pjanic al momento delle sostituzioni, attestati di stima infinita preventivamente ripagati da una classe che ha fatto la differenza anche con la Roma inizialmente in sordina. Opinabile qualche cartellino di Tagliavento, Mexes un filino rancoroso, come da manuale del perfetto ex giallorosso. Roma a schiena dritta, ancora una volta, come il suo allenatore quando ha qualcosa da dire.

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