(E. Menghi) – Uno sguardo avanti e uno indietro per capire cos’è cambiato. La Roma straripante delle prime 8 giornate, capace di segnare 22 gol prendendone 1 soltanto, è sparita da quando Totti e Gervinho si sono fatti male. Ci aveva visto lungo Garcia, che dopo la gara con il Napoli parlava di «vittoria di Pirro». Perché senza quei due pezzi, tanto diversi ma ugualmente necessari, i giallorossi si sono persi e, pur restando in testa alla classifica, con due passi falsi (Torino e Sassuolo) hanno fatto un grosso passo indietro. Nelle ultime 4 partite, sono arrivati 8 dei 12 punti in palio e la Juventus ora è a una sola lunghezza di distanza.
Ma cos’è cambiato nelle ultime tre settimane? La Roma non segna più di un gol a partita (la media gol è scesa da 2,75 a 2,15), non riesce a chiudere i giochi e, pur dimostrando di saper soffrire, per due volte s’è fatta beffare. L’ultima è la più cocente, perché l’1-1 di Berardi è arrivato al 94’, quando non c’era più tempo per riparare al danno. Ma una gara dominata (70% di possesso palla) contro una neopromossa va chiusa prima. Ljajic si è assunto le sue responsabilità, però resta il rammarico per le occasioni sprecate.
Il problema è che la Roma, finora, ha tirato in porta 132 volte, segnando 26 gol, perciò ha solo il 19,7% di efficacia davanti al portiere. Ma c’è dell’altro. Dopo aver guardato avanti, al reparto ridotto all’osso da infortuni eccellenti, bisogna guardare indietro. Nel tempo e nel reparto difensivo. Se la coppia titolare composta da Benatia e Castan aveva subìto una sola rete nelle prime 10 giornate, l’ingresso di Burdisso ha fatto salire a 3 i gol incassati. Due in due partite con l’argentino in campo. Perché se è vero che, come sottolineato da Garcia nel post-partita, «senza 4 attaccanti a qualunque squadra mancano soluzioni offensive», è vero anche che più rischi si prendono dietro, più aumentano le possibilità di non vincere. Contro il Sassuolo, sono arrivati 7 tiri nello specchio della porta sorvegliata da De Sanctis: nemmeno il Napoli era riuscito a fare tanto. Nelle prime 10 giornate, i tiri erano 3,4 a gara, nelle ultime 2 la media è salita a 6 a partita. Insomma, il portiere ha avuto più da fare negli ultimi 180 minuti che nei primi 2 mesi. Non è escluso che la prossima volta che ci sarà necessità di cambiare un tassello al centro della difesa, non possa essere preferito Jedvaj a Burdisso.
I pezzi si stanno ricomponendo e Garcia potrebbe ritrovare presto il sorriso: Benatia ha scontato il turno di squalifica, Gervinho ha già ritrovato la panchina contro il Sassuolo (ma c’è l’incognita nazionale), Totti e Destro devono ancora lavorare e la sosta è per loro una benedizione, mentre per Borriello c’è ottimismo. La caviglia non si è gonfiata molto e l’infortunio non dovrebbe essere grave, ma solo gli esami – tra oggi e domani – potranno escludere una lesione. A preoccupare sono le diffide di Pjanic, De Rossi, Florenzi e Strootman. Garcia incrocia le dita, perché ha visto come le assenze hanno indebolito la Roma.