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GAZZETTA DELLO SPORT. Le pugnalate all’imperatore

Francesco Totti

( L.Orlando ) Pugnalato per strada dagli insulti dei tifosi romanisti per il rigore sbagliato contro la Juve, probabilmente Francesco Totti ha reagito con un «Tacci vostra…», che però va letto come un «Tu quoque, Brute…»

E’ stato l’attentato a un imperatore. La Roma antica aiuta a capire perché Totti sì e Del Piero no. Neppure Del Piero ha ancora segnato un gol. Anche lui ne ha sbagliati. Anche lui ha affrettato il passo sul viale del tramonto, ma il popolo non gli ha mai lanciato contro uno spillo. Torino ha tradizione amministrativa e produttiva, sa far di conto. Calcola i numeri di Ale gol, presenze, ne deduce la leggenda e quindi amore incondizionato. Roma imperiale è un altro mondo. E’ viscere e sangue, passioni e sentimenti violenti. E’ cuore.

Il giovane Del Piero arrivò dal Veneto come un disciplinato cadetto per la caserma di Pinerolo. Il bambino Totti, romano e romanista, la notte del 30 maggio 1984, pianse insieme alla città per la Coppa Campioni strappata dai rigori del Liverpool. Promise che un giorno avrebbe asciugato quelle lacrime con un’altra coppa. In nome di quella promessa, Totti ha rinunciato probabilmente al Pallone d’oro e a tanta gloria, ma ha conquistato un popolo che lo ha fatto imperatore al di sopra del bene e del male.

Il giorno che il divino Totti scalcia volgarmente il giovane Balotelli, i sudditi organizzano il «Totti day» in sua difesa. Un dio non pecca mai. A quel popolo Totti, di ritorno dalla trionfale campagna di Germania 2006, regalò un titolo mondiale, festeggiato da romanista, con cappello giallorosso in testa. Tempo fa, Luca Di Bartolomei gli portò la maglia numero 10 che il padre Agostino indossava al momento di calciare uno dei maledetti rigori al Liverpool. Diba segnò dal dischetto. In quel momento, dopo l’errore inglese, la Roma era campione d’Europa. Francesco lunedì ha sbagliato e il giorno dopo è stato pugnalato da alcuni tifosi. Forse Totti li ha sfidati con le parole di Caligola ai due tribuni dopo il primo colpo: «Sono ancora vivo».Seguirono altre trenta pugnalate.

Perché l’agguato? Perché dopo venti anni di impero e di devozione unica, possono scatenarsi passioni contrarie, ma di pari intensità. Il 70% degli imperatori romani non è morto di causa naturale. Troppo ricco per questa Roma? Troppo potente? Forse parte del popolo non ha gradito di vederlo stravagante come un Caligola, al limite del ridicolo, in troppi spot. Un imperatore non può. Del Piero, al massimo, l’uccellino. O forse sono pugnalate di innamorati che non sopportano di vedere invecchiare l’imperatore di mille derby purgati, la «luce sui tetti di Roma». Ma se anche i «barbari» americani lo faranno fuori, Totti potrà sussurrare come Vespasiano, prima di cadere sotto i colpi dei sicari: «Ah! Mi sa che sto per diventare un dio». Perché l’imperatore Totti si è assicurato da tempo il culto eterno di Roma giallorossa.

 

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