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CORRIERE DELLO SPORT. Totti, niente derby: caccia al sostituto

Francesco Totti in panchina

(R.Maida) La resa, l’addio al derby, in poche righe che annunciano senza specificare: Francesco Totti non giocherà contro la Lazio.

«Un controllo ecografico per valutare il decorso è previsto per la prossima settimana» scrive la Roma nel comunicato che è una sentenza. Gli esami di ieri a Trigoria hanno certificato l’inevitabile: la lesione alla coscia destra non è stata smaltita, c’è un accenno di sciatalgia piuttosto doloroso, i medici sperano che Totti recuperi per la partita successiva contro il Palermo, che arriverà 22 giorni dopo l’infortunio di Roma-Atalanta. Cosa è successo? Perché all’inizio non sembrava un malanno grave e ora il futuro è così nebuloso? Totti lo spiegherà domani a Trigoria in una conferenza stampa (ore 12) che potrebbe essere esplosiva. Lui conserva ancora una piccola speranza di esserci, domenica. Ma è dura. La Roma può consolarsi con la statistica: nei 9 derby vissuti senza la sua luce non ha mai perso e anzi ha un bilancio più che incoraggiante (5 vittorie e 4 pareggi); e nelle tre volte in cui ha giocato in trasferta ha sempre vinto. Ma Luis Enrique, che giura di essere poco interessato ai numeri, ha altro a cui pensare. Prima dello stop, Totti era stato sempre utilizzato in campionato. Tutti i minuti, come il solo De Rossi. Significa che un piano B per il ruolo di trequartista, con Totti in salute, non è mai esistito. Adesso l’allenatore deve superare un intoppo che gli impone scelte nuove, cambiamenti sostanziali che incideranno anche sull’interpretazione della partita. «Voglio giocare con il più alto numero possibile di calciatori di qualità» . Luis Enrique lo ha detto alla fine della partita vinta (bene) con l’Atalanta. Ma proprio contro l’Atalanta, ha sostituito Totti con Pizarro avanzando Pjanic. Ed è proprio da Pjanic che potrebbe ripartire. Certezze però non ce ne sono, a parte il rientro di Stekelenburg in porta. Con Luis Enrique non si sa mai, fino all’ultimo momento. Per questo possono rientrare in pista Borriello o Borini con l’arretramento di Bojan. Bo-Bo più Osvaldo. E, terza ipotesi, non è svanita l’idea più affascinante: il debutto di Lamela.

 

PJANIC TREQUARTISTA: CON LUI EQUILIBRIO E ASSIST VINCENTI. IN MEDIANA TORNA PIZARRO
La logica spesso fa a pu­gni con le sensazioni. Ma Miralem Pjanic per carat­teristiche tecniche e tatti­che sembra il trequartista perfetto per il gioco di Luis Enrique. E c’entra poco il fatto che sia stato scelto nel finale di Roma- Atalanta, con tanto di assist vincente a Simplicio per il 3- 1. In quel momento la squadra stava faticando, l’ingresso di Pizarro ha facilitato il possesso palla e scac­ciato i peri­coli. E’ pro­prio una questione di qualità. Pja­nic garanti­sce equilibrio e nello stesso tempo l’ultimo passaggio per le due punte, che in questo caso sarebbero pro­babilmente Osvaldo e Bo­jan. La controindicazione è legata alla supremazia ter­ritoriale. Nelle prime cin­que partite la Roma è stata la squadra italiana che ha tenuto più palla nella metà campo avversaria. Luis En­rique è convinto che la pre­senza contemporanea di tre attaccanti più un centro­campista di qualità garanti­sca più facilità nel domina­re la partita. Ma questo po­trebbe non scoraggiarlo. Ieri sera Pjanic ha gioca­to in Francia (bene, specie nel primo tempo) lo spa­reggio europeo con la na­zionale bosniaca. Partita intensa e sfortunata, che però non dovrebbe impe­dirgli di recuperare la mi­gliore condizione per il der­by. Intanto, ecco l’elogio al mondo romanista in un’in­tervista a France Foot­ball, la rivi­sta del Pallo­ne d’Oro: «A 21 anni que­sta per me è un’occasione importante.Scopro un nuovo Paese e una nuova lingua. Sono impressionato dai tifosi, sono dei fanatici, la città è spaccata in due. Adoro questa passione. Al­tro che Lione» . E Luis Enri­que? « E’ un allenatore mol­to bravo, che segue molto i suoi giocatori e vuole in­staurare un modello simile a quello del Barcellona, che è una cultura radicata in lui. Ci vorrà tempo per applicarlo ma le idee sono buone. Se funziona, può fa­re male» .

BOJAN HA ESTRO E TECNICA. PER LUCHO E’ IL SUO RUOLO, MA ALLA PRIMA ANDO’ MALE
Bratislava, 18 agosto: la Roma ha ufficialmente cambiato padrone – che bello, la parola closing non esiste più – Thomas DiBe­nedetto va a salutare i ti­fosi in trasferta sotto la curva, la squadra si fa bat­tere dallo Slovan sgreto­lando le sue certezze euro­pee. Nella prima partita ufficiale di Luis Enrique, il trequartista nel 4-3-1-2 è Bojan Krkic.L’esperi­mento fun­ziona male, per la veri­tà. Indivi­duale e col­lettivo. E il tridente con cui la Roma scende in campo è decisa­mente diverso da quelli che si vedranno in cam­pionato: Borriello e Totti vanno in panchina, Osval­do e Borini sono ancora nel futuro, a Bratislava giocano Caprari e Okaka. E allora, come si può pen­sare che Luis Enrique ri­provi Bojan in quella po­sizione, proprio in una partita tanto delicata co­me il derby? Perché Bojan ha il talento e la creatività per giocare in posizione centrale, libero dalle mar­cature, fuori dagli schemi. Un po’ come Messi, senza per forza essere Messi, nel Barcellona. E anche l’allenatore lo vede in quel ruolo, che Bojan interpre­terebbe a modo suo, ma senza snaturare i mecca­nismi della squadra. Totti gioca diversamente, par­tecipa di più alla manovra e cerca più il passaggio filtrante. Ma il dinamismo e la velocità di Bojan possono es­sere un’al­ternativa tattica im­portante contro la Lazio. Una specie di scheggia impazzita. L’arretramento di Bojan consentirebbe alla Roma di mantenere la sua linea offensiva ( tre attaccanti puri) e di valorizzare il suo ricco arsenale: uno tra Borriello e Borini sarebbe promosso titolare accanto a Osvaldo, mentre Caprari avrebbe la possibilità di essere convocato – sareb­be la prima volta in questo campionato – e vivere l’at­mosfera del derby dei grandi.

LAMELA PERFETTO ALTER EGO DEL CAPITANO: IL DEBUTTO CON LA LAZIO E’ UN SOGNO
Benvenuti nella favola. Il ragazzino arriva “ rotto”, come si dice in gergo, aspetta due mesi la prima convocatoria, come si dice in Argentina, poi l’allenatore lo prende da parte e gli comunica: « Giochi il derby. Subito, dall’inizio » . E’ solo un’ipotesi creati­va, però. La realtà pro­mette di essere differente anche se Erik Lame­la, anni 19, dopo tanta attesa ha fatto sapere il suo pare­re: « Sono pronto, la caviglia è guarita, vorrei debuttare domenica contro la La­zio » . Per confermare nei fatti le sue intenzioni, alle parole ha affiancato un gol favoloso all’incrocio dei pali nell’allenamento di lunedì. E ieri mattina, a Trigoria, si è messo in evidenza con una serie di giocate che stimolano la fantasia. E la voglia di fa­vola, appunto. Nella testa di Walter Sa­batini, che ha speso più di 17 milioni per portarlo al­la Roma nonostante la giovanissima età (Lamela ha l’età di Viviani, un an­no in meno di Borini e uno in più di Caprari), Erik è il perfetto alter ego di Tot­ti nel 4-3-1-2. Ma in pro­spettiva potrebbe diven­tare persino un interme­dio di centrocampo, per aggiungere qualità a qua­lità. Non ora, comunque. Luis Enrique vede Lame­la ancora indietro rispetto al ritmo e all’intensità dei compa­gni. « Falta un poco » , manca un po’, sostiene l’allenatore. E rispettan­do i prece­denti, a proposito di Juan e Stekelenburg per esem­pio, tutto porta ad esclu­dere la sorpresa contro la Lazio. Ma rimangono quattro giorni e se certe favole hanno il lieto fine, Lamela ha diritto di so­gnare un posto nel derby incantato. Emozionato? Erik ha già segnato in un un derby di Buenos Aires, con la maglia del River Plate, contro l’Huracan. Di sicuro il problema del­la personalità non si pone.

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