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IL MESSAGGERO Roma, Spalletti fa la prova del nove

Dzeko
Dzeko

(A. Angeloni) Di centravanti ce n’è uno, tutti gli altri son falsi nove. A Pinzolo, punte centrali titolari presenti, una: Edin Dzeko. Poi ci sono Ezequiel Ponce ed Edoardo Soleri, due 97 di belle speranze. Altri centravanti veri in vista, nessuno, a meno che – e non è da escludere, con il mercato aperto non si sa mai – non venga ceduto Edin e non ne arrivi un altro, non tanto migliore del bosniaco ma con caratteristiche diverse, pronto anche a partire come riserva. Perché il punto è proprio questo: la Roma, nella prossima stagione, giocherà con un attaccante centrale di riferimento? Al momento non è dato sapere e ovviamente dipenderà dalle condizioni psico-fisiche di Dzeko o di chi, eventualmente, prenderà il suo posto.

IL PASSATO – La Roma spallettiana, vista da gennaio in poi, del bomber ha fatto a meno, questo è un fatto, quella di Garcia aveva invece puntato su Dzeko prima dell’infortunio al ginocchio, ma pure Rudi aveva optato per il falso nove, vedi Gervinho. Il goleador, con Lucio in panchina, è stato il gruppo, che ha chiuso il campionato con 83 gol, migliore attacco della serie A (49 dei quali segnati nel periodo spallettiano, 2,6 a partita). Una mezza stagione in cui il centravanti non è stato uno ma tanti, un po’ tutti. Dzeko anche, sì. Ma lì davanti abbiamo visto a turno Perotti, Nainggolan, Totti, cioè tutta gente che sa aprire gli spazi e andare a concludere, chi più chi meno, brava ad andare a dar fastidio al portatore di palla avversario e a far ripartire l’azione, per dare vita al famoso contropiede corto, arma di tutte le squadre moderne che non hanno un centravanti immobile.

IL CENTRAVANTI – Chi sta là davanti, secondo il tecnico toscano, non deve solo occupare la zona centrale, non deve solo aspettare il pallone con le spalle alla porta e farsi valere all’interno dell’area di rigori. Sì, anche tutto ciò e Dzeko, ad esempio, questo genere di lavoro lo sa fare e infatti lo ha sempre fatto. Il 9 deve anche partecipare all’azione, accompagnare, in certi casi ricominciarla. La celebre frase di Spalletti su Dzeko che «deve andare a prendere il pallone sul secondo palo e non solo sul primo» fa capire come il centravanti spallettiano non debba limitarsi a fare solo il terminale offensivo classico. Questo, a meno che non ne arrivi uno o non lo ridiventi Dzeko, capace di segnare trenta gol a stagione. Infatti il dubbio resta sempre il solito: la Roma giocherebbe così se avesse Higuain? Forse no. Il problema è che non ce l’ha, non può permetterselo. Anche questo è un fatto.
Detto di Ponce, che magari diventerà pure meglio di Higuain, Spalletti ha a disposizione Dzeko, che sta pian piano riscoprendo se stesso. Nel frattempo, Lucio ha buttato nel calderone dei centravanti anche Iturbe, che sta agendo da esterno ma, secondo il tecnico, ha caratteristiche fisiche da centravanti di movimento. E siamo sempre lì, una punta centrale che non è una punta centrale. Manuel, pure lui con il futuro in bilico, e pure lui in fila per un posto da esterno (dove già ci sono Salah, El Shaarawy, Perotti e all’occorrenza Florenzi).

I MODULI – Nei vari moduli adottati da Spalletti, 4-3-3, 4-2-3-1 e 4-3-1-2 o 4-2-4, l’attacco gioca sempre molto aperto: gli esterni stanno alti e finiscono in mezzo a prendere lo spazio vuoto. E lì spesso si infila il trequartista, che diventa il centravanti, l’uomo più avanzato: è successo spesso con Perotti, che non ha nelle gambe i gol di un attaccante di razza, con Nainggolan, che ha cominciato a segnare con l’arrivo di Spalletti, che ha subito spostato il belga venti metri avanti, e Totti, spesso messo in contrapposizione proprio con Dzeko. Sì, anche Francesco è uno che, con tutti i limiti legati all’età, sa accompagnare e concludere, risultando decisivo. Nella prima Roma di Spalletti, si ricorderà, proprio Francesco era il centravanti della Roma, e nel 2008 ha conquistato la Scarpa d’Oro. A El Shaarawy e Salah, per dirla alla Spalletti, non gli garba andare a prendersi il pallone in posizione centrale. Qualcuno là in mezzo ci dovrà stare e non è detto che sia un centravanti.

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