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IL TEMPO Tutto cominciò con Paparelli

tifosi
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(L. Salomone) – Sono passati 35 anni, era il 28 ottobre del 1979 eppure l’assassinio di Vincenzo Paparelli all’Olimpico segna l’inizio di una lunga spirale di violenza. Era seduto in curva Nord in attesa di assistere a Roma-Lazio, non tornò più a casa lasciando nelle disperazione la moglie Vanda e i suoi due figli. Una vita spezzata a soli 33 anni, una famiglia praticamente distrutta. Stava mangiando un panino mentre osservava due razzi di segnalazione partiti dalla Sud, finiti fuori dagli spalti dopo un lungo zig-zag, il terzo gli fu fatale, compie una linea retta di quasi 150 metri e lo colpisce in pieno volto conficcandosi dentro un occhio. Vincenzo si piega su se stesso, la moglie, seduta accanto a lui, comincia a urlare chiamando aiuto. Arrivano i medici, l’ambulanza lo porta di corsa al Santo Spirito dove arriva cadavere. La tragedia è compiuta, il racconto di un derby surreale che mai si sarebbe dovuto giocare, la rabbia dei laziali, l’incredulità dei romanisti, tutto inutile.

Alla fine si scoprirà l’autore del folle gesto, Giovanni Fiorillo, 18 anni, pittore edile disoccupato. Scappa la sera stessa da Roma, prova anche ad espatriare in Svizzera. Dopo quattordici mesi, vinto dal rimorso, si costituisce e viene condannato dalla Cassazione (1987) a sei anni e dieci mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Anche la sua vita è distrutta tanto che morirà giovanissimo il 24 marzo 1993 a causa di un male incurabile. Durante il periodo di latitanza aveva chiamato quasi ogni giorno Angelo Paparelli, fratello di Vincenzo, per scusarsi e giurare che non voleva uccidere nessuno.

La pagina brutta continua per anni con vergognosi cori dei romanisti («10-100-1000 Paparelli»), scritte oltraggiose sui muri di Roma (le ultime l’anno scorso al Verano) e propositi di vendetta dei laziali («per un laziale ucciso non basta il lutto, commando ultrà pagherete tutto») fino alla riconciliazione generale degli ultimi anni. Nel 2001, viene posta una targa in memoria di Vincenzo all’Olimpico, lato curva nord. Dopo Paparelli l’elenco è troppo lungo, vite strappate negli stadi o nelle vicinanze. Dal triestino Stefano Furlan (8 febbraio 1984, Triestina-Udinese) al rossonero Marco Fonghessi (30 settembre 1984, Milan-Cremonese). Poi il romanista Antonio De Falchi (4 giugno 1989, Milan-Roma), il genoano Vincenzo Spagnolo (29 gennaio 1995, Genoa-Milan), il messinese Antonino Currò (17 giugno 2001, Messina-Catania), il napoletano Sergio Ercolano (20 settembre 2003, Avellino-Napoli), il laziale Gabriele Sandri (27 novembre 2007, Inter-Lazio) e il parmense Matteo Bagnaresi (30 marzo 2008, Juve-Parma). Senza dimenticare l’ispettore Raciti nel 2007 colpito a morte durante il derby Catania-Palermo.

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