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Lazio-Roma, le pagelle: Huijsen pecca di inesperienza, Lukaku non la prende mai. Esterni non all’altezza, si salva solo Mancini

(A.Papi – K.Karimi) – La Roma perde il Quarto di Finale di Coppa Italia contro la Lazio e dice addio al primo obiettivo stagionale. Un rigore causato da Huijsen e trasformato da Zaccagni condanna la squadra di Mourinho ad una sconfitta cocente. Quarto derby perso su sei per Lo Special One, una statistica che non rende merito alla sua carriera. Di seguito i voti e i giudizi dei giocatori romanisti.

RUI PATRICIO 6: Salva su Vecino ad inizio ripresa con una parata d’istinto su colpo di testa ravvicinato. Spiazzato sul rigore di Zaccagni e poco impegnato nel resto del match. Non è un fattore.

KRISTENSEN 5: Soffre molto soprattutto quando ha la palla tra i piedi. Passaggi in uscita poco puliti ed errori gravi per il ruolo che ricopre. Adattato da braccetto perde la maggior parte delle sue caratteristiche positive e contro Zaccagni non può che vedere acuite le problematiche di base. In imbarazzo.

MANCINI 7: Stoico, cattivo, carismatico e trascinatore. L’unico vero “uomo” in campo in un derby troppo “moscio” sul lato giallorosso. Interpreta bene il match e contiene nel modo giusto Castellanos, impostando anche nel modo corretto da dietro. Uno degli ultimi a mollare, nonostante la pubalgia e una stanchezza visibile a chilometri di distanza. Ne servirebbero undici.

HUIJSEN 5: Sulle qualità del ragazzo è impossibile discutere, come confermato anche dalla prestazione di questa sera. Il problema è che con soli 55′ di esperienza in Serie A era fin troppo prevedibile potesse arrivare una sbavatura. Errore grave su Castellanos e fallo da rigore netto che costa la partita. La colpa non può mai essere la sua ma chi ha messo la squadra nelle condizioni di farlo giocare titolare in un match del genere.

KARSDORP 5: La vera domanda è perché dopo 6 anni dal suo arrivo, datato 2017, sia ancora il titolare della fascia destra della Roma. Se le ambizioni vogliono essere altre non si può continuare a vederlo dal 1′. Zaccagni, Luca Pellegrini e Guendouzi sanno sempre come metterlo alle corde e lui finisce per annegare. Completamente nullo anche il contributo offensivo, come sempre, più di sempre.

CRISTANTE 5,5: Provato dalle mille battaglie disputate sin qui e fiaccato tatticamente dalla contemporanea presenza i Paredes, finisce per commettere errori di misura non usuali. Orsato ci mette del suo nel non fischiargli un calcio di punizione che si era guadagnato nel secondo tempo, dopo il vantaggio laziale. Le migliori cose le realizza con delle spizzate di testa da punta aggiunta, non certo quello che ti aspetteresti da un mediano.

PAREDES 5: Passano le partite e ancora non si capisce quale sia la sua reale utilità. Sarà stato sicuramente un caso ma contro l’Atalanta, senza di lui, la Roma ha disputato una gara con un’intensità diversa e con un centrocampo molto più dinamico. Il palleggio sterile in orizzontale o i cambi di gioco lenti e prevedibili non sono le cose di cui ha bisogno la Roma. Cataldi, suo dirimpettaio, fa una figura migliore e visto il livello del calciatore biancoceleste è tutto dire.

BOVE 6: Su corsa e disponibilità niente da dire. La duttilità è ancora una volta encomiabile, con tanto di finale da terzino destro. Certo vederlo colpire tre volte consecutivamente il pallone di testa in anticipo su Lukaku, un minimo fa riflettere. Troppa foga porta alla confusione. Merita la sufficienza per la compostezza dimostrata in occasione della bottiglietta di birra ricevuta in testa dagli spalti. Un vero signore.

ZALEWSKI 4,5: Una prestazione orribile via l’altra. Lazzari lo limita in tutto e lo costringe a rimanere spesso basso. Le sue inutili finte non portano mai a nulla, così come i pallini giocati pericolosamente in orizzontale. Soffre anche con un Felipe Anderson ai minimi storici della carriera. Gioca solamente per l’uscita imminente di Spinazzola e questo è tutto dire.

DYBALA 6: Tutto ruotava attorno a lui, alle sue giocate e alle sue intuizioni. Purtroppo come sempre i problemi fisici sono la sua spada di Damocle e non gli consentono di giocare il secondo tempo. Senza la sua fantasia la Roma si perde e getta la spugna. Non si riesce a creare uno straccio di occasione fino all’87’ con Belotti e questo è duro da mandar giù. C’è il rischio di non vederlo nemmeno a Milano e per un altro paio di settimana. Una condanna.

LUKAKU 5: Il primo e unico tentativo verso lo specchio di Mandas è una rovesciata, spettacolare, in pieno recupero. Gli altri 90′ li passa a lottare con Romagnoli, uscendone quasi sempre sconfitto. Rispetto al grande lavoro spalle alla porta visto con l’Atalanta, incontra molte più difficoltà e tutta la squadra ne risente. I compagni non riescono a servirlo e appare fin troppo chiaro che lui inizi a innervosirsi. Così diventa poco utile.

PELLEGRINI (dal 46′ per Dybala) 5: Non incide, non crea, non conclude. Se lo scopo era non far rimpiangere l’assenza di Dybala l’obiettivo è ampiamente fallito. Qualche tocco di dubbia utilità e un’apatia che non convince.

SPINAZZOLA (dal 58′ per Zalewski) 5: Salta l’uomo una volta in mezzora e piazza il solito cross lento ed arretrato. In una momento della gara in cui bisognava solo attaccare avrebbe dovuto andare a nozze e invece finisce per sbattere sempre contro Marusic.

AZMOUN (dal 58′ per Karsdorp) 5: Un minimo guizzo in area porta al tiro di Belotti poco prima del recupero. Perde la testa nel finale facendosi espellere malamente. Ora si autoescluderà per la Coppa d’Asia, unico giocatore della Serie A A a partire.

EL SHAARAWY (dal 76′ per Bove) 5,5: Sarebbe tra i più in forma ma si vede troppo poco, forse troppo tardi. Agisce anche da esterno alto nel 4-2-3-1 ma poco cambia.

BELOTTI (dall’81’ per Huijsen) 5,5: Un destro deviato che quasi sorprende Mandas e tanta, troppa energia sprecata male. Anche lui, come Spinazzola, non disdegnerebbe una cessione a gennaio e questo è tutto dire. Pretende più spazio ma non dimostra di meritarlo, nemmeno contro Patric e Romagnoli.

MOURINHO – Perde il quarto derby dei sei disputati nella Capitale e per uno con le sue statistiche è davvero dura da digerire. La Roma gioca la stessa identica partita di campionato e lo stesso canovaccio anche della scorsa stagione. Un errore di un difensore (Huijsen al posto di Ibanez) condanna la squadra alla sconfitta, seguendo un sinistro copione da cui non si riesce ad uscire. La rosa a disposizione presenta delle lacune pazzesche, soprattutto a causa degli infortuni, ma ora anche da parte sua è lecito attendersi qualcosa di più o perlomeno fare chiarezza su un progetto che non esiste. I tempi dell’ombrellone para fulmini deve finire.

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