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GGR – Roma, le PAGELLE di fine stagione: Abraham e Smalling i migliori, Zalewski la rivelazione. Bocciato Veretout

(K.Karimi – A.Papi) – La lunghissima stagione della Roma è terminata. José Mourinho ha concluso riportando un trofeo, la neonata Conference League, nelle bacheche di Trigoria. Sesto posto in campionato e cammino in Coppa Italia concluso ai quarti di finale.

Un bilancio certamente positivo vista la coppa vinta, ma certamente da qualche singolo ci si attendeva di più. Andiamo ora a giudicare elemento per elemento la stagione 2021-2022.

-Portieri-

RUI PATRICIO 7,5 – Solido ed affidabile. Dopo i disastri dello strapagato Pau Lopez, alla Roma di Mou serviva un portiere con queste caratteristiche, senza badare ad età, costi e caratteristiche tecniche. Il portoghese ha salvato varie volte la porta romanista, arrivando all’apice nella finale di Conference con 2 interventi prodigiosi contro il Feyenoord. Unica pecca: qualche indecisione sui tiri da fuori, ma il bilancio personale è ottimo. Sicurezza.

Rui Patricio (Lapresse)

FUZATO S.V. – Ingiudicabile, ma forse non così affidabile. Mourinho gli concede solo una prova, nel girone di Conference contro il CSKA Sofia. Il ragazzo brasiliano, che non aveva deluso nel finale dello scorso campionato, si lascia tremare le gambe e commette un paio di imprecisioni. Mai più chiamato in causa, il suo futuro sembra lontano da Roma (che come secondo portiere ha già bloccato Svilar).

BOER S.V. – Si parla molto bene del ragazzotto veneziano, il quale indubbiamente ha bisogno di andare a giocare altrove per conquistare fiducia e continuità.

-Difensori-

IBANEZ 6,5 – Il passaggio al tridente difensivo è stato un buon plus anche per lui, non fosse altro per la possibilità di mascherare meglio i soliti numerosi errori tecnici e tattici. La miglior prestazione dell’anno l’ha tirata fuori nel giorno più importante, contro il Feyenoord, e anche questo non va sottovalutato. Deve crescere ancora tantissimo per poter essere considerato un punto di forza di questa rosa.

KARSDORP 6,5 – Un premio lo merita per aver giocato oltre 40 partite da titolare. Per uno con i suoi problemi fisici in passato non era scontato. Di certo è facilmente individuabile un terzino più tecnico di lui ma sul piano della corsa è a buon livello. Se solo evitasse di giocare sempre la palla indietro ci farebbe un favore.

Rick Karsdorp (Lapresse)

KUMBULLA 6 – Una perfetta sintesi tra un inzio d’anno da 4 e un finale da 7. Era finito nel gruppo dei reietti di Mourinho dopo la debacle di Bodø. Con pazienza e determinazione si è costruito una seconda chance e non l’ha fallita. Lo Special One si è ricreduto e l’ha confermato anche per la prossima stagione. Le potenzialità, come visto anche contro il Torino, sono di tutto rispetto e a 22 anni c’è tutto il tempo per diventare grande.

MAITLAND-NILES 5 – Come è venuto se ne va, senza lasciare traccia.

MANCINI 6,5 – Tantissimi alti e bassi ma una grande costante, la tenacia. Se una cosa non gli si può imputare e di aver sputato sangue per la causa, anche a costo di diventare antipatico ai compagni per gli eccessivi richiami. Non è di certo un leader tecnico in campo ma almeno negli atteggiamenti non fa nulla per tirarsi indietro. Mourinho l’ha eretto a colonna portante e lui ci prova. Male ma ci prova.

SMALLING 8 – Semplicemente fondamentale per la buona riuscita della stagione e per la conquista della Conference League. I suoi infortuni ad inizio anno sono stati una spada di Damocle difficile da mandar giù. Da quando è tornato al top la difesa ha avuto una bella registrata. Anche come centrale dei 3 (posizione non troppo digesta lo scorso anno) si è disimpegnato alla grande. A 32 anni è tornato il top che ricordavamo ai tempi di Manchester.

Chris Smalling (Lapresse)

SPINAZZOLA 6 – Merita una sufficienza di incoraggiamento e fiducia. Il lungo tunnel è finalmente alle spalle e gli spezzoni giocati hanno tranquillizzato sul suo pieno recupero. Il prossimo anno sarà un fattore.

VINA 5 – C’era una grandissima attesa per il terzino che avrebbe dovuto sostituire Spinazzola per buona parte della stagione. Del giocatore che ha vinto la Libertadores con il Palmeiras si è visto poco e i dubbi sulla reale adattabilità al calcio italiano permangono. A 3 o a 4 dietro per lui è cambiato poco, rimanendo sempre ben al di sotto della sufficienza.

CALAFIORI S.V. – Di lui si ricordano un paio di assist di qualità per Pellegrini (contro il CSKA Sofia) e Abraham (contro l’Udinese) prima del passaggio al Genoa. Indimenticabile però la corsa sotto il pullman dopo la vittoria in Conference, come un tifoso normale, spinto solo dalla passione.

REYNOLDS S.V. – Non giudicabile non solo per la sua esperienza alla Roma ma proprio come calciatore. La speranza è che un giorno sia pronto a fare il professionista.

-Centrocampisti-

BOVE 6,5 – C’è chi dice sia il nuovo De Rossi. Ma bando ai paragoni, il classe 2002 sa giocare già a testa alta, utilizzare bene il fisico ed entrare in partita senza timori reverenziali. Romano e romanista, ci auguriamo sia un titolare futuro di questa squadra. Mourinho lo tiene in considerazione.

CRISTANTE 7 – Per il quarto anno consecutivo si ritrova ad essere architrave della mediana giallorossa. Ma stavolta è quello buono: Mourinho lo incensa, lo premia e lo rende un inamovibile (anche per mancanza di alternative). Il tanto bistrattao Bryan si esibisce in una stagione di rare pecche, pregevole per spirito di sacrificio. Quando lo chiami, c’è sempre, anche se va risolto l’equivoco tattico: non è un regista, bensì affiancandolo ad un metronomo di alto livello potrà migliorare ancora. Roccia.

Bryan Cristante (Lapresse)

DARBOE 5,5 – Un buon pre-campionato, ma pochissime e rare apparizioni in prima squadra. Ottima prova all’Olimpico contro l’Empoli e poco altro. La Roma del futuro vuole puntare sulla sua intelligenza a metà campo, ma per ora servirebbe un anno di prestito altrove.

DIAWARA 4,5 – L’insufficienza piena è data più per la sua immotivata volontà a restare in rosa, nonostante il dichiarato ruolo di riserva, piuttosto che accettare una delle 4-5 offerte pervenute tra agosto e gennaio scorsi. Il guineano non entra mai negli schemi di Mourinho, tanto che l’ultima apparizione risale al 12 dicembre scorso. Separato in casa.

MKHITARYAN 7 – Partenza complicata per l’armeno, schierato come esterno sinistro offensivo ma privo dell’efficacia e del mordente visto lo scorso anno. Mourinho è abile a reinventarlo da mezzala, quasi regista di centrocampo. Il dinamismo del numero 77 risolleva le sorti giallorosse nel girone di ritorno. Un calciatore, d’esperienza, con le sue caratteristiche fa sempre comodo. Rinnova o saluta?

PELLEGRINI 8 – Il giudizio sul centrocampista romano potrebbe racchiudersi in una sola parola: capitano. Perché la sua stagione, seppur non ancora ai livelli di perfezione calcistica, è risultata commovente. Grinta, anima, sacrificio e quei gol determinanti che hanno portato la Roma a risollevare un trofeo dopo 12 anni. Nessun paragone con Totti o Giannini, ma il nostro ‘Lollo’ incarna il romanismo più ideale. Un saluto a chi lo criticava per non saper battere le punizioni…

Lorenzo Pellegrini (Lapresse)

SERGIO OLIVEIRA 6 – Forse non era il prototipo di centrocampista che Mourinho si aspettava nel mercato di gennaio, ma il portoghese mette tutta la sua esperienza internazionale a disposizione. Non è un fulmine di guerra, né un regista ideale. Ma sa fare gol e seguire l’azione con costanza. Riscatto ancora da valutare: urge uno sconto dal Porto.

VERETOUT 5 – Lontano, lontanissimo parente del Veretout visto sotto la guida di Fonseca. Il salto di qualità richiesto da Mourinho non arriva, anzi, il francese dopo la convocazione in Nazionale fa solo passi indietro. La diatriba legata al rinnovo di contratto (che sembra lontanissimo) lo porta forse ad abdicare. Solo tre gare da ricordare: contro Fiorentina, Salernitana e Atalanta all’andata.

VILLAR 5 – Il voto è anche di raccordo col girone di ritorno dello scorso anno. Da gennaio 2021 lo spagnolo, precedentemente incensato come il ‘nuovo Iniesta’, è stato vittima di una totale parabola discendente. Poca lucidità, zero capacità difensiva né di maturare il suo modo di giocare. Il talento c’è, la personalità meno. Non a caso in prestito a Getafe ha giocato pochissimo.

ZALEWSKI 7,5 – Grandissima sorpresa. Non vogliamo però esagerare con i voti, per evitare di esaltare un talento purissimo che però dovrà riconfermarsi nel prossimo futuro. Merito va dato a Mourinho ed al suo staff, che da classica ‘aletta’ d’attacco lo hanno trasformato con un lavoro certosino in esterno a tutto campo. Nonostante il fisico minuto, l’italo-polacco di Tivoli sa fare tutto: difende, aggredisce, punta l’uomo e va sul fondo. Futuro.

-Attaccanti-

ABRAHAM 8,5 – 27 gol all’esordio, molti dei quali serviti per sbloccare la partita. Oltre 50 partite disputate dal 1’ e con la responsabilità di trascinare un reparto assolutamente asfittico senza la sua presenza. Per un inglese al primo assaggio d’Italia davvero non male. Il potenziale, come ricorda sempre anche il mister, lo può spingere anche oltre, verso limiti da puro Lukaku. L’empatia creata con i tifosi è la ciliegina sulla torta di un’annata favolosa.

Tammy Abraham (Lapresse)

EL SHAARAWY 5,5 – La “girella” da 3 punti contro il Sassuolo allo scadere doveva essere il preludio di un altro campionato. Troppo ai margini dell’11 titolare per uno con le sue qualità. Qualche guizzo e tanti passaggi a vuoto, con forti dubbi sul ruolo dove impiegarlo al meglio. Rincalzo.

FELIX 5,5 – La doppietta con la quale si era presentato a Genova aveva fatto gridare al fenomeno. In realtà è un ragazzo della Primavera che deve ancora crescere tantissimo e imparare molti dei fondamentali del calcio.

PEREZ 5,5 – Le sue chance le ha avute e molte le ha sprecate. Restano i 3 punti regalati con la Salernitana con la magia mancina dal limite. Sarà uno dei primi ad essere ceduti, Tiago Pinto permettendo.

SHOMURODOV 5 – La valutazione di 17 milioni sta lì come una mannaia sulla sua testa. Doveva essere il vice DZeko, il partner di Abraham, il primo cambio in attacco. Alla fine non è stato nulla di tutto ciò e si congeda dal suo primo anno con 3 gol in Serie A e 5 complessivi (1 in Conference e 1 in Coppa Italia). Se qualcuno lo vorrà nessuno si opporrà alla cessione ma c’è il dubbio di rivederlo ancora a Trigoria anche dopo l’estate.

ZANIOLO 6,5 – Quando si giudica un ragazzo del suo talento si rischia di essere sempre molto critici. Veniva da due anni di sostanziale inattività per i problemi ai legamenti crociati. Ci ha messo un po’ a carburare e non è stato sempre continuo, però alla fine lascia il suo marchio indelebile contro il Feyenoord, con quell’1-0 che rimarrà impresso col suo nome sugli almanacchi. Se il mercato lo permetterà, la prossima stagione vedremo il vero Nicolò.

Nicolò Zaniolo (Lapresse)

BORJA MAYORAL S.V. – è andato via forse con 6 mesi di ritardo. Mai in sintonia con Mourinho, quasi mai preso in considerazione. Più adatto ad un calcio spagnolo e forse ad altre pressioni.

Allenatore: JOSE MOURINHO 9 – Un autentico imperatore nel posto che storicamente sa esaltarli al meglio. Ha saputo ricostruire una mentalità vincente che a Trigoria mancava da molti, troppi anni. Prima stagione e subito un “titulo”, una coppa europea che mancava da oltre 50 anni. I dubbi su di lui sono appartenuti ad una sparuta minoranza di tifosi e opinionisti che dovranno per forza ricredersi (almeno che non ci sia malafede). Ora il suo intento è chiaro: crescere ancora di più e puntare al vertice della Serie A. La palla passa alla dirigenza.

José Mourinho (Lapresse)

Direttore generale: TIAGO PINTO 5,5 – Ha speso tanto, e forse non benissimo. Ma il suo primo vero anno da dirigente giallorosso è stato a dir poco complicato. Missione impossibile quasi completata, quella di far fuori una marea di esuberi da Trigoria (Pastore, Olsen, Florenzi, Nzonzi, Pedro, Under, Fazio e Santon) che pesavano come macigni sul bilancio della Roma. I colpi in entrata hanno convinto a metà: benissimo Abraham e Rui Patricio, discreto l’arrivo in prestito di Oliveira. Da bollino rosso i 18 milioni per una riserva come Shomurodov ed i 13 per un Vina totalmente fuori contesto. Manca come il pane un regista, ma siamo certi che con meno caos interno e più feeling con Mourinho, il buon Tiago completerà la rosa come si deve nell’estate 2022.

Presidente: FRIEDKIN 8 – Dan e Ryan, uno al fianco dell’altro. Presenti costantemente all’Olimpico e giustamente omaggiati nella notte di Tirana da tutta la squadra. Secondo anno di gestione e primo trofeo, non male visti i trascorsi. Tanti soldi, buona lungimiranza e ottimo consiglieri. Invitare Rosella Sensi per la finale è stato un gesto di classe e riconoscenza. Un legame col passato che non può che indirizzare energie positive verso il gruppo. I loro progetti sono ambiziosi e questo deve essere solo un punto di partenza, come sottolineato dallo stesso Dan alla viglia di Roma-Feyenoord. The Best is yet to come…

Dulcis in fundo: ARBITRI E VAR voto sotto zero – Una delle peggiori annate dal punto di vista arbitrale, dal dopoguerra ad oggi. Campionato di Serie A totalmente falsato, ma la differenza con altre stagioni disastrose (come nel 98/99 con la Roma di Zeman bersagliata) la fa l’aggravante dell’interpretazione al VAR. Una serie di sviste che hanno portato a polemiche, litigi, sospensioni continue e soprattutto la classica regola del “2 pesi e 2 misure”. Roma tra le squadre più colpite dal caos arbitrale: dai rigori inesistenti subiti contro Venezia e Fiorentina fino alla direzione a senso unico di Napoli-Roma, passando per il clamoroso ‘vantaggio non dato’ sul gol di Abraham contro la Juve. Sembrava Scherzi a Parte, invece era la Serie A 2021-2022. Sarebbe bastato annullare la rete nettamente irregolare di Acerbi in Spezia-Lazio per riportare un minimo di credibilità, ed invece…

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