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As Roma, la psicosi degli infortuni: tra colpe sicure e cause apparenti

Lorenzo Pellegrini

Nell’ultimo periodo in casa Roma si parla più di problemi fisici che di risultati sportivi. Al netto delle nefandezze arbitrali e degli errori tecnici, cosa sta veramente inficiando il rendimento della squadra di Fonseca è la continua rinuncia agli elementi cardine della rosa per infortuni reiterati e inspiegabili, almeno superficialmente. Riavvolgendo il nastro allo scorso anno, si può notare come di questi tempi (fine ottobre del 2018) Di Francesco avesse fatto i conti con 15 stop complessivi per 11 giocatori differenti. Di questi solamente Daniele De Rossi aveva subito un problema traumatico (cartilagine del ginocchio), mentre gli altri erano tutti di natura muscolare, con una media di 25 giorni di prognosi. Si perché anche la durata degli infortuni è un tema da affrontare. Mai meno di tre settimane, con lesioni spesso di secondo grado e con tempi di recupero a volte procrastinati per ricadute ancor più gravi. Inizialmente si era parlato di inadeguatezza del precedente  staff tecnico e del relativo personale medico. Purtroppo dopo aver fatto tabula rasa in estate si è ripartiti con la stessa cadenza e percentuale, con l’unica differenza della natura delle problematiche. Gli incidenti traumatici sono 5: Zappacosta, Diawara, Pellegrini, Bouah e Dzeko, scaturiti sia in allenamento che in partita. Per quanto riguarda invece gli stop muscolari l’elenco è ancora piuttosto lungo: Perotti (secondo grado e lesione miotendinea), Spinazzola (distrazione ai flessori), Smalling (problema all’adduttore), Ünder (lesione secondo grado bicipite femorale), Pau Lopez (affaticamento muscolare al polpaccio), Pastore (problema muscolare al polpaccio), Mkhitaryan (lesione agli adduttori), Zappacosta (lesione  al polpaccio). Complessivamente sono 8 problemi muscolari concentrati tra polpaccio e coscia. Pensare solamente alla sfortuna sarebbe riduttivo e perlomeno superficiale.
La società, per viva voce del direttore sportivo Gianluca Petrachi, ha dichiarato di aver capito come i campi di Trigoria andassero rifatti perché “troppo duri e sabbiosi”. Se a questo aggiungiamo che la preparazione anche quest’anno è stata svolta nel centro tecnico Fulvio Bernardini, abbiamo magari individuato una delle cause. Ovviamente non ci si può fermare a questo in un’analisi complessiva. Non avere più l’usanza di prepararsi sul fondo “a secco” prima di inserire il pallone, può essere un fattore, e questo guarda caso ha accomunato sia Di Francesco che Fonseca. Poi c’è un discorso legato all’usura dei calciatori anche se siamo solo ad inizio anno. Disputare tre partite a settimana, specie per atleti non più abituati, può essere un problema. Al contempo se analizziamo alcuni dei nuovi arrivati, possiamo vedere come non tutti fossero titolari nelle passate stagioni, e alcuni già inclini a difficoltà fisiche. Vediamo nello specifico:

Spinazzola (12 presenze nel 2018/2019)

Pastore (56 partite in Ligue 1 negli ultimi 3 anni al Psg, di cui il 50% subentrando dalla panchina)

Mkhitaryan (1642 minuti disputati nella Premier League 18/19)

Smalling (out per un mese e mezzo per frattura del piede a gennaio 2019)

Under (out 4 mesi per strappo muscolare nel 2019)

Perotti (15 partire nel 2018/2019)

Questo solamente per sottolineare che anche la struttura e la forma di alcuni giocatori può incidere sulla loro salute atletica. Se aggiungiamo anche una dose sicuramente di cattiva sorte, possiamo arrivare al quadro attuale che è sempre più simile ad una psicosi collettiva.

Angelo Papi

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