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Guidi: “Mancini ha personalità e intelligenza. E può ancora crescere molto”

Gianluca Mancini

Oggi la Roma accoglierà il Gubbio a Trigoria per la terza amichevole pre-campionato. Sulla panchina del club umbro ci sarà Federico Guidi, che dopo un lungo percorso nel calcio giovanile tra Empoli, Fiorentina e Federcalcio, da quest’anno guiderà il Gubbio in Serie C.

Guidi, nel suo percorso, ha incontrato più volte il neo-acquisto Gianluca Mancini: «L’ho allenato nei Giovanissimi, l’ho riavuto negli Allievi, e poi di nuovo in Primavera. Gianluca è un pezzo di cuore, un ragazzo con cui ho instaurato un rapporto eccezionale. E sono contentissimo che la sua carriera sia diventata un crescendo continuo».

Con i Giovanissimi Nazionali, nel 2010-11, avete vinto insieme il campionato.
«Tre a zero al Napoli, a Montepulciano. Mancini nel settore giovanile nasce centrocampista centrale: in quella stagione giocava ancora sulla mediana».

Quando c’è stato il cambio di ruolo?
«Negli Allievi Nazionali, lo spostai in difesa. E ha avuto una crescita esponenziale. Le attitudini difensive le aveva, ma in quel ruolo per me ha ancora enormi margini di crescita. Soprattutto, lui è un ragazzo molto intelligente, abilissimo nell’adattarsi a cose nuove, seguendo i dettami dell’allenatore. E per un giocatore intelligente non sarà un problema passare dalla difesa a tre di Gasperini a una linea a quattro come quella di Fonseca».

Qual è il suo punto di forza?
«Ha personalità, carattere, e non ha paura di sbagliare. Sa giocare la palla, ha sempre avuto il gol facile, e ha chiaro in testa qual è l’obiettivo. Tra Atalanta, Under 21 e nazionale maggiore, sta coronando il suo sogno, che ha rincorso con grande determinazione, raccogliendo il frutto dei suoi sacrifici». […]

Oltre a Mancini, lei a Trigoria ritroverà anche altri due ragazzi che ha allenato nell’esperienza da tecnico dell’Italia Under 19, Riccardi e Bouah.
«Sarà bellissimo ritrovarli, sono ragazzi che mi hanno dato grandi soddisfazioni. Oltre a essere giocatori bravi e di talento, sono straordinari sul piano umano. In nazionale non hai la quotidianità del campo, vivi pochi momenti da allenatore ma possono essere molto intensi. Ma oltre a questo, anche se sono ancora molto giovani, e vanno aspettati, senza mettergli fretta, hanno già fatto vedere cose importanti in campo: hanno tutto per diventare due giocatori di serie A. Riccardi con me giocava, ed era sotto età, come Bouah. Che si è fatto male al ginocchio, altrimenti avrebbe sicuramente fatto parte del gruppo azzurro». […]

Fonte: Il Romanista

 

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