(K.K.) – Grinta, orgoglio, furore agonistico come poche volte si era visto all’Olimpico negli ultimi anni. La Roma, tralasciando gli errori arbitrali post-Liverpool, può essere certamente soddisfatta del suo cammino in Champions League nella stagione 2017-2018, inaspettato, sorprendente e a dir poco esaltante. Partita con gli sfavori del pronostico contro quasi tutte le avversarie affrontate, la squadra di Di Francesco è riuscita ad umiliare il Chelsea (campione in carica in Inghilterra), superare l’Atletico Madrid (finalista di Europa League), battere lo Shakhtar (pluricampione d’Ucraina), rimontare il Barcellona di Messi e andare vicino all’ennesima remuntada con il Liverpool di Salah.
Un cammino quasi perfetto interrotto un po’ dalle distrazioni fatali dell’arbitro Skomina e dei suoi assistenti, un po’ dalle proprie classiche dormite che, soprattutto nella gara di Anfield Road, hanno compromesso l’accesso alla finalissima. La Roma però è reduce da un exploit clamoroso: solo una volta nella sua storia, nel 1984, era giunta nelle semifinali della massima competizione europea per club, raggiungendo pure il 4° posto nel Ranking Uefa stagionale.
MONCHI, ORA TOCCA A TE – Le premesse per un futuro roseo sono dunque ampie e concrete: finalmente la Roma, sia per gli introiti arrivati dall’Uefa sia per il prestigio internazionale conquistato sul campo, sembra in grado di poter mantenere l’ossatura della sua attuale rosa, che andrà comunque puntellata e arricchita da almeno 2-3 rinforzi utili. Sarà compito del direttore sportivo Monchi dare una forma ancora più internazionale e vincente alla rosa di Di Francesco, che già vanta la presenza di alcuni top player nei rispettivi ruoli (Alisson, Kolarov, Manolas, Nainggolan e Dzeko) ma ha bisogno di maggior qualità, esperienza e sfrontatezza. Fiducia dunque al d.s. spagnolo che con l’aiuto di un bilancio finalmente positivo e di una risonanza europea da far invidia potrà agire per costruire una Roma da primato.
GGR