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Totti insiste: «Continuo». Ma farà il dirigente

(A.Austini) – Ha paura, è ancora frastornato, ma in fondo la soluzione più semplice sarà quella che risolverà i problemi. Francesco Totti, alla fine, resterà alla Roma onorando il contratto da dirigente di 6 anni a 600mila euro netti a stagione già firmato e custodito in un cassetto da tempo.

Non è ancora una decisione ufficiale, ma l’esito probabile, quasi scontato, del periodo di riflessione che si è voluto prendere dopo la commovente festa d’addio al calcio dell’Olimpico. Qualche ora dopo le lacrime sue e di una città intera sembrava un’altra persona durante la festa organizzata in serata nel ristorante di fiducia «La Villetta», all’Aventino. «Nella lettera che ho letto allo stadio – ha detto ridendo mentre tagliava la torta davanti agli amici – manca un punto, non è finita. Io l’anno prossimo continuo, dove non si sa. Continuo continuo, non so dove ma continuo». Quel sorrisetto furbo tipico di Totti, però, nascondeva la situazione reale. «Veniamo con te» gli hanno risposto in coro gli amici, ma basterà andare al posto di una vita: Trigoria.

Il capitano, in realtà, avrebbe ancora voglia di giocare, spinto dal nuovo «entourage» che lo circonda. Lo farebbe solo per tanti, tanti soldi e il nodo è tutto lì: solo in Cina potrebbero garantirgli un ingaggio talmente alto da fargli davvero pensare di prolungare la carriera in campo, vestire un’altra maglia dopo 25 anni tutti in giallorosso e spostare la famiglia. E dalle parti di Pechino Totti non ha alcuna intenzione di andare.Niente Emirati Arabi, niente Miami o altre città americane: almeno fino ad oggi non c’è una proposta economica allettante. Se non spuntano opzioni a sorpresa nelle prossime settimane, quindi, contro il Genoa si è chiusa definitivamente la sua carriera da calciatore. Tra settembre e ottobre, quando avrà compiuto 41 anni, organizzerà un’altra festa con personaggi e campioni da invitare tutto il mondo, se possibile al Circo Massimo, dove ha celebrato i due trofei più importanti: scudetto e Mondiale.

Nel frattempo, metabolizzata la fine di una carriera indimenticabile, dovrà trovare una quadra sul ruolo da occupare in società. Non sarà Pallotta a occuparsene (come al solito), il presidente non lo ha incontrato ieri (s’è visto solo all’Olimpico col primo ministro canadese Justin Trudeau che ha ricevuto orgoglioso la maglia numero 10), e difficilmente oggi ci sarà l’incontro tra il capitano e il presidente, pronto a ripartire subito verso i suoi impegni di lavoro extra-Roma. Toccherà quindi a Baldissoni e Monchi la «trattativa» con Totti, partendo da una certezza: non gli interessa fare il vice-allenatore, neppure se in panchina, come sembra certo, ci sarà il suo amico Di Francesco. L’idea è sempre quella: diventare il direttore tecnico (o vice presidente come dice Spalletti) e fare da tramite tra spogliatoio e dirigenza. «Ora avrà tempo per decidere – spiega Monchi – ha già un’offerta da parte del club e una da parte mia perché lavori al mio fianco, può aiutarmi molto. Adesso dovrà riflettere ed è giusto aspettare. Spalletti? Oggi (ieri, ndr) avremo un incontro per capire qual è la sua idea. Mi piacerebbe lavorare con lui ma devo rispettare la sua scelta». Che ormai è presa: il toscano va all’Inter, arriva Di Francesco e la chiacchierata di ieri e quella che seguirà stamattina, magari con Pallotta, non cambierà lo scenario.

Un problema in meno per Totti, anche lui presente ieri a Trigoria dove è passato ad accompagnare il figlio agli allenamenti e a svuotare l’armadietto: nulla di epocale, semplicemente un obbligo che è toccato a tutti i giocatori, a cui è stato chiesto di portare via gli oggetti personali dallo spogliatoio visto che è in arrivo la nazionale Under 21 a Trigoria per la preparazione in vista dell’Europeo di categoria. Totti avrà il suo nuovo ufficio presto, per ora potrà «appoggiarsi» in quello di Vito Scala, che ha altri due anni di contratto con la Roma e già da tempo si occupa non solo di lui. Francesco si concederà una viaggetto durante il ponte, prima di partire per le vacanze. E se pure dovesse essere America, sarà solo di passaggio.

fonte: Il Tempo

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