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Il Tempo, quel limbo che fa male alla Roma

(A. Austini) – Ci risiamo. Francesco Totti toglie il coperchio dalla pentola e l’acqua è ancora parecchio bollente: un anno e un mese dopo la famigerata intervista alla Rai, in cui il capitano della Roma innescò una polemica furiosa con Spalletti (che lo cacciò da Trigoria il giorno dopo) ecco il bis concesso stavolta a Maurizio Costanzo, da sempre una sorta di «papà mediatico» del numero 10 giallorosso.

Nonostante il rapporto tra Totti e l’allenatore toscano non sia per nulla migliorato durante questi tormentati 13 mesi, tra frecciate reciproche, incartamenti dialettici di Spalletti, panchine sgradite, bronci e mal di schiena improvvisi, la nuova intervista che andrà in onda domani accende in realtà un altro problema. Ancora più grande. Francesco non ha ancora deciso cosa fare dopo il calcio e neppure quando. «Tra un anno –  dice a Costanzo – potrei essere nella dirigenza della Roma, ancora sui campi a giocare, oppure potrei decidere di fare il procuratore e cercare nuovi campioni». A forza di guardare gli altri vestire la maglia da cui non riesce a staccarsi, Totti vede ormai vicina la «fine» che tanto lo spaventa e lo intristisce. E’ pronto a smettere al termine della stagione, insomma…

Ma pur avendo in tasca un contratto da dirigente di 6 anni già firmato, con stipendio di circa 600mila euro netti a stagione, Totti non si è messo d’accordo sul suo eventuale ruolo in società. Gli piacerebbe fare il direttore tecnico e avere quindi un incarico operativo in prima squadra, mentre diventare una sorta di «gagliardetto» da mandare in giro per il mondo, come qualcuno aveva ipotizzato, non gli interessa. La Roma, però, la pensa diversamente e lo vedrebbe meglio a supervisionare il settore giovanile, sulle orme di Bruno Conti. Due posizioni ancora distanti, dunque, e da qui la «minaccia» di Totti: se dovesse davvero scegliere di intraprendere il percorso da procuratore, come lascia intendere nell’intervista, vorrebbe dire addio alla Roma. Quel pensiero, insomma, ancora c’è. A prescindere dall’eventuale permanenza a Trigoria di Spalletti, accanto al quale sarebbe difficile immaginarlo come direttore tecnico. La decisione spetta a Totti in primis e il tempo sta scadendo. Lo stesso vale per Spalletti. Prolungare questo doppio limbo rischia solo di creare altri danni alla Roma. E di far scoppiare quella maledetta pentola rimasta sul fuoco.

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