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Roma per pochi e cambi limitati. È la Spalletti-way

(D.Stoppini) – E va bene che squadra che vince non si cambia, ma qui siamo di fronte a un inedito. La Roma è un open space di quelli moderni, Luciano Spalletti l’ha pensata così, un’unica grande stanza polifunzionale. Dentro, però, pochi mobili, di sicuro meno delle altre case, ville o appartamenti che siano, poco importa. Funziona così: la Roma è la squadra che in Italia, dopo 21 giornate, ha impiegato il numero più basso di calciatori: 20, tre in meno della Sampdoria che in questa classifica è penultima. Il Napoli è a 24, la Juventus a 25, lo scudetto è genericamente a una cifra superiore. Perché non s’è mai vista – se prendiamo come riferimento i campionati degli ultimi 10 anni – una squadra in lotta per lo scudetto che abbia una rosa così ristretta o, a seconda della chiave di lettura, un allenatore che scavi così poco in profondità tra i suoi uomini. Pochi, belli (no, brutti no) e cattivi, questo è il ritratto che ne viene fuori.

POCHE SOSTITUZIONI – Ed è un inedito, si diceva, perché nel grafico che pubblichiamo relativo agli ultimi dieci campionati, si può ben vedere come nessuna squadra sia riuscita a trionfare scendendo (almeno) sotto quota 25. E la Roma molto difficilmente raggiungerà quella cifra, pur ipotizzando da qui a maggio l’eventuale esordio del nuovo acquisto (Defrel?), di Mario Rui e, chissà, pure di Alisson. Siamo sotto gli abituali parametri, per necessità e caratteristiche di una rosa che, al suo interno, ha diversi giocatori intercambiabili. Ma pure per scelta di un allenatore che non ama ritoccare troppo una ricetta che già funziona. Scelta a 360 gradi, che ha una sua declinazione pure all’interno delle singole partite. Perché fa parte della stessa ideologia il fatto che Spalletti, in questa Serie A, sia il tecnico che effettua meno sostituzioni nei 90 minuti, una media di 2,67 a partita, solo 1.021’ regalati ai panchinari. Paradosso dei paradossi, Spalletti è pure il tecnico che dai cambi ha ottenuto di più: 6 reti prodotte da giocatori entrati dalla panchina (in testa al pari di Sarri e Giampaolo), in assoluto per 12 volte un uomo della Roma utilizzato a gara in corso è stato decisivo per un gol: nessuno ha fatto meglio in A.

IL LIMITE – E allora necessità e scelta viaggiano di pari passo, dentro questa Roma. Con un punto interrogativo grande così intorno alle mosse dell’allenatore: la squadra, senza contare il portiere, ha già cinque calciatori oltre quota 1.500 minuti disputati in campionato (Manolas, Fazio, Nainggolan, Strootman e Dzeko). La Juve ne ha solo uno (Alex Sandro), il Napoli è fermo a tre (Hysaj, Hamsik e Callejon). Se è vero che tutti gli allenatori – ormai è pratica diffusa da anni – fanno dei calcoli intorno al minutaggio dei loro calciatori, ecco qui il vero limite potenziale della Roma in una volata scudetto. Forse è ragionando intorno a questo discorso che il mercato della Roma ha via via cambiato strada, passando dall’idea di prendere una seconda scelta (non s’offendano Musonda e compagni) a quella di consegnare a Spalletti un potenziale titolare come Defrel.

fonte: La Gazzetta dello Sport

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