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AS ROMA Szczesny: “Il morale è alto ed è frutto dei risultati. Con il BATE la mia parata più importante. Totti? Una leggenda” (VIDEO)

Szczesny
Szczesny

Wojciech Szczesny, portiere della Roma, ha risposto ad alcune domande dei tifosi della Roma inoltrate su Twitter nei giorni scorsi. Queste le sue parole:

Che consiglio daresti ai bambini che vogliono diventare portiere come te?

“A chi desidera fare sport consgilio di divertisri, soprattutto all’inizio, dagli 8 ai 13 anni, prima di diventare un professionista. Quello è il periodo in cui ci si diverte di più, godetevela”.

Come esultaresti in caso di un tuo gol?

“Ad essere sinceri non ci ho mai pensato, non mi ci vedo a segnare un gol. Di solito quando un portieresegna lo fa per sbaglio, per esempio su un rinvio o su un errore di valutazione avversario, perciò non esulterei per rispetto del portiere avversario. Non ho mai pensato ad un mio gol, penso solo a concentrarmi per non subirne”.

Pjanic ti segna spesso su punizione in allenamento?

“Si, molto spesso. E’ un po’ imbarazzante dirlo, ma si, mi segna spesso, sia su punizione che su azione. Perciò non è il mio avversario preferito in allenamento, preferisco che giochi nella mia squadra”.

Com’è giocare con una leggenda come Totti?

“Prima di venire alla roma ero un po’ agitato, sapevo che Totti qui è una leggenda, che avrei dovuto conoscerlo. E’ una persona piacevole, è una leggenda e qui tutti lo amano, dalla società ai tifosi, passando per i giocatori. Lo rispetto moltissimo, è davvero un bravo ragazzo oltre ad essere un ottimo giocatore”.

Il giocatore più forte con cui hai giocato?

“Direi Henry, è un gocatore incredibile. Uno dei migliori attaccanti di sempre, se non il migliore. Sono stato fortunato a giocare con lui all’Arsenal, anche se per poco. Lo ammiro molto, come persona e come calciatore. Penso sia un esempio per i giovani calciatori”.

Cosa pensi in quegli istanti in cui vedi un tiro arrivare verso di te?

“Non hai praticamente tempo per pensare. E’ qualcosa di istintivo, ti prepari automaticamente per parare, quindi non ti passa molto per la testa. Certo, se vedi che la palla ti arriva dritto in faccia e sai che non puoi farci nulla, capisci che sei nei guai. Ma quando smetti di pensare, la palla di colpisce. Non hai molto tempo per pensare, si fanno le cose quasi automaticamente”.

L’attaccante più difficile da affrontare?

“E’ una domanda davvero difficile. Mi piace molto Lewandowski e sono fortunato a giocarci insieme in Nazionale e non contro. Credo sia un attaccante davvero completo. E anche Suarez, uno dei migliori che abbia mai affrontato. Poi ci sono Ronaldo e Messi, che non sono dei veri numeri nove e sono dei giocatori di un altro pianeta, quindi li escluderei”.

La parata che ricordi meglio?

“Ce ne sono state tante. Credo quella nell’ultima gara dei gironi di Champions con il BATE Borisov. Me la ricordo bene, per via della sua importanza. Forse ne ho fatto di più difficili, ma quella ci ha permesso di passare agli ottavi. E probabilmente ha portato soldi nelle casse della società, che mi ringrazia per questo. Non è stata la più difficile, ma la migliore, considerando il suo significato”.

Ti infastidisce quando non pronunciano correttamente il tuo cognome?

“Assolutamente no, anche io adesso non lo pronuncio.  Mi sono talmente abituato che accetto tutte le diverse pronuncie del mio cognome”.

Il giocatore più divertente in squadra?

“Io (ride, ndr)”.

Da bambino chi era Il tuo idolo tra i portieri?

“Questa è difficile: mi piacevano molto Schmeichel e Koepke, ma c’è una differenza tra il portere preferito e l’idolo, che è qualcuno da cui imparare e che magari ti può consigliare. Seaman e Lehmann mi hanno aiutato molto nella mia carriera, ma i miei preferiti restano Schmeichel e Koepke”.

Cosa saresti diventato se non fossi diventato un calciatore?

“Un senzatetto, probabilmente. Non sono bravo a fare altro che giocare a calcio. Almeno mi dà da mangiare (ride, ndr)”.

Come comunichi con i difensori?

“In campo parliamo tutti la stessa lingua, spesso do indicazioni in Italia. Poi se serve fare una conversazione privata parlo in inglese di solito. Manolas, Ruediger, Florenzi e Digne parlano inglese in modo ottimo”.

Com’è il morale della squadra dopo l’arrivo di Spalletti?

“Beh, vinciamo le partite e questo aiuta sempre. Quando succede ti godi le partite e non vedi l’ora di giocare quella successiva. Ti senti in fiducia e durante l’allenamento il morale è alto. Spalletti tiene molto alla disciplina, quindi non ci fa divertire molto. Al momento sta andando tutto molto bene ma, come ho detto, i risultati aiutano molto”.

Dopo averci giocato contro, è più difficile parare un tiro a Messi o a Cristiano Ronaldo?

“Non saprei rispondere, anche loro sbagliano. Ma direi Messi, visto che mi ha segnato più gol. Sono entrambi giocatori fantastici, ma direi Messi, basandomi sulle statistiche”.

Hai imparato qualche parola in dialetto romano?

“Non saprei, probabilmente se dicessi qualcosa farei una brutta figura”.

Sei felice alla Roma?

“Sono molto felice. Oggi ci sono 20 gradi, il tempo è bellissmo (ride, ndr). Mi hanno trattato tutti bene e per questo sono contento”.

Chi è secondo te il giocatore più forte della storia?

“E’ un po’ come chiedere chi è il più divertente, ma stavolta non sono io (ride, ndr). Sarei tentato di dire Messi, ma ci sono altri tipi di giocator: Zidane, Ronaldinho, la vecchia generazione con Pelé e Maradona. Ma Messi è il mio preferito, sceglierei lui”.

Chi sono le persone a cui ti ispiri?

“Solitamente dai miei amici e dalla famiglia, generalmente nel calcio non ho bisogno di modelli da seguire, sono motivato e spinto dalla voglia di vincere. Ma nella vita direi i miei amici e la mia famiglia, per le esperienze che condivido con loro”.

Il tuo migliore amico nel calcio?

“Direi Jack Wilshere. Non mi piace molto, ma è sempre presente, da quando sono a Roma ho provato a limitare i contatti ma lui è sempre lì ad infastidirmi… Ma si, è lui! (ride, ndr)”.

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Fonte: asroma.com

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