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IL MESSAGGERO L’evidente difficoltà di Garcia di insegnare calcio

Garcia
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(M. Ferretti) – C’eravamo sbagliati e, almeno noi, chiediamo scusa: il problema della Roma non è la sua fase difensiva. La verità, al di là degli innumerevoli (troppi) gol sul groppone, è che la squadra di Rudi Garcia non sa giocare a calcio. Non sa farlo sia quando è in possesso della palla e sia quando sono gli avversari ad avere il pallone tra i piedi. In parole povere, una squadra assolutamente disorganizzata. Che vive, quando ci riesce, di spunti individuali, mai collettivi. E se ad un gruppo così togli alcuni dei suoi solisti è la fine.Non è un caso che da quando Gervinho eSalah, i più anarchici tra gli anarchici della rosa, sono fermi ai box, la Roma non va. Non va più. E diventa facile, facilissima preda degli avversari. Un no team che paga i limiti individuali di alcuni suoi interpreti e, soprattutto, quelli del suo allenatore, ormai incapace anche di motivare realmente i suoi giocatori. Garcia, lo sappiamo, non è mai stato un maestro di tattica; si sa anche che a Trigoria si lavora poco (eufemismo…) sull’addestramento, specie nella fase di non possesso, ma la realtà sta brutalmente superando anche le più pessimistiche previsioni di rendimento.

SALTO IN BASSO – Conquistare un punto tra Bologna e Atalanta (il Barcellona, capirete, lo lasciamo da parte…) è bottino ridicolo se si hanno ambizioni di scudetto. Non si va da nessuna parte, invece, se dopo quattordici giornate si sono già accumulate tre sconfitte; ma al di là dei troppi ko ciò che lascia perplessi è l’incapacità manifesta (da mesi, non da settimane…) di giocare a pallone. Che non è esercizio complicato, a patto di saperlo insegnare. I calciatori della Roma vanno ognuno per conto loro alla ricerca dell’impossibile. Dopo la sosta, il buio più totale con due gol su calcio di rigore in due partite contro avversari non irresistibili. Un passo ridotto non casuale, perché a gioco lungo se non hai un supporto tecnico-tattico di spessore fatalmente paghi dazio. E la Roma di Garcia, il più responsabile tra i responsabili, se/quando non riesce a poggiarsi sui suoi solisti diventa nulla. Il francese, supportato dalla dirigenza che controlla i conti di cassa e rinfrancato dal portavoce dello spogliatoio, continua a dire di non voler mollare per una (una?) sconfitta, di essere combattivo e di avere ancora tante altre battaglie da sostenere. Ma, al momento, non è dato sapere se questa è davvero una buona notizia per la Roma.

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