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GAZZETTA DELLO SPORT La Roma va in altalena. Dzeko così non morde e la difesa ora traballa

Garcia e Gervinho
Garcia e Gervinho

(M. Cecchini) – La vita, in fondo, è anche questione di punti di vista. Se a inizio stagione ci avessero rivelato che la Roma, alla quinta giornata, avrebbe avuto 3 lunghezze di vantaggio sulla Juve, si poteva supporre che le previsioni di una lotta scudetto (magari allargata) erano rispettate in pieno. Invece la squadra di Garcia arranca come mai le era successo e la bufera mediatica nella Capitale, con la Lazio davanti, si è rialzata fortissima. Non a caso alcuni bookmaker danno l’esonero dell’allenatore prima di dicembre a una quota di 2,50. In fondo, se si prendessero in considerazione i punti dell’anno solare 2015, la Roma sarebbe solo sesta.

1) GESTIONE SQUADRA Chiariamo subito: i giallorossi non giocano contro l’allenatore. L’approccio psicologico che il francese ha col gruppo probabilmente resta la parte migliore del suo lavoro, ma qualcosa si è incrinato. Nello spogliatoio in diversi fanno notare come adesso Garcia cominci a fare i nomi in tv di coloro che in qualche frangente hanno sbagliato e questo (parziale) scaricabarile non è piaciuto, così come piace poco il fatto che il giorno dopo le partite raramente osservi l’allenamento delle riserve, cosa giudicata «poco motivante». Anche i discorsi al gruppo – c’è stato anche ieri – in genere è sempre genericamente ottimistico («ci sono cose buone, non molliamo, dobbiamo fare di più per passare in vantaggio senza dover sempre rincorrere»), mentre a volte c’è chi apprezzerebbe meno ecumenismo e più rimbrotti a chi in certi frangenti pensa più a se stesso che al gruppo. Comunque, se uno come Keita dice: «Abbiamo un problema di testa», occorre correre in fretta ai ripari, evitando gestioni «politiche» (difficile far star fuori a lungo totem come Totti e Maicon, o acquisti voluti dalla dirigenza come Iturbe) ma privilegiando la forma fisica.
2) LAVORO TATTICO È il principale capo d’accusa che viene rivolto a Garcia. Le partite non sono preparate in ogni dettaglio e soprattutto per quanto riguarda i calci piazzati. Un dato su tutti: nello scorso campionato e in questo la Roma è la squadra di Serie A che ha battuto più angoli: 274. Ebbene, ne è sortito fuori un solo gol diretto (Destro col Chievo) e a volte persino un pizzico di autogestione. Non è un caso che anche gli opinionisti tv a volte abbiano sottolineato la cattiva occupazione dell’area. Altro capitolo è l’utilizzo di Dzeko, non all’altezza delle possibilità. Il bosniaco gradirebbe un impiego con Totti e Salah, ma questo tridente finora non è stato mai provato, senza contare un aspetto non secondario che a Trigoria viene sottolineato: i tanti giovani più o meno talentuosi non vengono seguiti a sufficienza per assicurare loro rapidi progressi. La cura è una sola: lavorare di più sul campo.

3) MERCATO IMPERFETTO Ma se la critica ha nel mirino Garcia, tifosi e spogliatoio stanno prendendo coscienza di come la rosa sia meno completa di quello che si prevedeva. In difesa soprattutto (6 gol subiti in 5 gare) il mercato poteva essere più efficace visto che già in estate si era visto come il recupero di Castan fosse lontano e Rüdiger tecnicamente modesto. Morale: se De Rossi arretra in difesa (ottima la scelta dell’allenatore), la coperta diventa corta a centrocampo (Strootman era già out), senza contare che Digne non ha un sostituto affidabile se non Torosidis, un «destro» dirottato a sinistra. Al momento infatti Gyomber, Emerson e Vainqueur restano oggetti misteriosi così come Uçan. Tra l’altro diversi dei (presunti) rincalzi (Maicon, Torosidis, Keita e Totti) alzano tanto l’età media, probabilmente alterando anche alcune gestioni delle partite. Per questo, se il bilancio lo permetterà, sarà necessario a gennaio fare acquisti mirati per correggere una rosa di valore, ma di sicuro a forte trazione anteriore .

4) SOCIETÀ E FUTURO Inutile dire che adesso il tempo stringe. Garcia nelle prossime 3 partite (Carpi, Bate Borisov e Palermo) è chiamato a fare gioco e punti, altrimenti il rischio è dietro l’angolo. Non è un mistero che a giugno c’erano state perplessità sulla sua permanenza, ma la durata del contratto (2018) e l’ingaggio (2,8 milioni) faceva escludere esoneri. Intorno al francese però è stata costruita una sorta di gabbia composta dai nuovi preparatori voluti da Pallotta (con cui i rapporti sono cortesi ma freddi), un nuovo team manager e un ulteriore tattico. Adesso però si chiede una svolta, anche se il presidente dà fiducia a tutto il suo gruppo. Una cosa è certa, in caso di cambio in corsa le alternative non mancano. La prima scelta sarebbe Ancelotti (contattato informalmente già durante la crisi di primavera), mentre su Montella c’è (antica) freddezza. Spalletti e Mazzarri hanno l’appeal dato da esperienza e temperamento, mentre il tam tam su Lippi pare legato alla spendibilità del suo nome anche all’estero. Ma tutto questo è ancora in embrione. Pareri? Se si crede in Garcia, meglio rinnovargli la fiducia oppure – in caso contrario – avere la forza di cambiare. Restare con una disistima «silenziosa» non gioverebbe a nessuno. Soprattutto alla Roma.

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