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L’ANALISI di ROMA-ATALANTA Teste basse e sguardi nel vuoto, ennesimo scempio stagionale

L'analisi della partita
L’analisi della partita

Un passo avanti per farne due indietro. La Roma si fa fermare all’Olimpico anche dall’Atalanta di Reja, timbrando l’ennesimo 1-1 della sua fallimentare stagione. Una partita che si era messa nel migliore dei modi per i giallorossi, in vantaggio dopo neanche due minuti con un rigore segnato da Totti per fallo di mano di Stendardo, entrato in scivolata su un passaggio di Ljajic. Il passo avanti per una Roma che non sbloccava subito le gare da una vita. Prontamente i due indietro: venti minuti di accademia con la sicurezza di aver già vinto (data da chi non si sa) e il trio Emanuelson-Astori-Tagliavento induce Gervasoni a fischiare il rigore anche per l’Atalanta. Esito scontato, Denis spiazza De Sanctis. Da quando Guido Nanni è il capo-preparatore dei portieri della Roma, gli estremi difensori romanisti non hanno mai parato un calcio di rigore. Dal 25′ del primo tempo, Reja parcheggia il mourinhano pullman davanti alla propria porta e la Roma non riesce più a passare. Più che discutibili le sostituzioni di Garcia, inguardabile il gioco della sua squadra: solo iniziative personali, nessun attacco con movimenti studiati.

Sportiello passa il suo tranquillo pomeriggio di gloria, uscendo dallo stadio Olimpico con la sua sufficienza più che piena. Totti al 25′ non riesce a deviare in porta l’unico cross decente di Holebas e due minuti più tardi il portiere atalantino è reattivo nel respingere il guizzo di Florenzi su corto retropassaggio di Stendardo. Sul successivo angolo il tiro-cross del migliore in campo romanista non viene corretto in porta da Yanga-Mbiwa. Ljajic vaga per il campo, vittima della sua stessa astrattezza: un attaccante che non tira in porta e pensa solo a dribblare il difensore. Iturbe sull’altro lato si infrange ripetutamente addosso agli avversari perdendo sempre il tempo per la giocata. Nella ripresa via il 4-2-3-1 e di nuovo 4-3-3 con Florenzi abbassato a mezzala.

Al 9′ del secondo tempo l’emblema del momento romanista: De Sanctis passa a Holebas per riavviare un’azione e il greco osserva tutti i compagni a capo chino. Viaggiatori sconsolati, sfiduciati nonostanti i lauti aumenti di stipendio presi a fine scorsa stagione. Solo Nainggolan, Florenzi e Totti ci provano fino all’ultimo istante. L’ostruzionismo totale della squadra di Reja innervosisce oltre modo i giallorossi, a cui Garcia prova a ridare verve con gli innesti di Ibarbo e Keita. Benino il colombiano, volitivo fino al limite dell’area di rigore quanto inutile all’interno della stessa. Reja rafforza il fortino inserendo Migliaccio. Inutile Keita, altro camminatore fuori forma in campo. Sportiello viene disturbato al 15′ da un bel tiro dalla distanza di Florenzi, bloccato in tuffo. Al 33′ l’unica grande occasione: Ibarbo irretisce Estigarribia e serve Ljajic, il serbo aspetta una tripla marcatura prima di tirare in porta. La palla quasi miracolosamente passa e trova la respinta corta di Sportiello sulla quale, a porta spalancata, Torosidis viene anticipato in extremis da Masiello. L’inserimento finale di Doumbia porta solo un difensore in più all’Atalanta. 

In classifica il punto è buono solo per agganciare la Lazio a 58 punti. Dopo averne combinate di tutti i colori (Stendardo uscito dal campo ‘taglia’ dentro al rettangolo di gioco insieme al medico sociale, Dramè meritava il secondo giallo almeno due volte), Gervasoni e i suoi collaboratori sanciscono la fine dell’ennesimo scempio consumatosi sotto gli occhi dei tifosi romanisti.

A cura di Daniele Luciani

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