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L’ANALISI di CHIEVO-ROMA Gervinho inutile, Astori e Cole sconcertanti. Segnali solo da Totti e Iturbe

L'analisi della partita
L’analisi della partita

Un altro pareggio. Anche il Chievo ferma la Roma, stavolta è 0-0. Scialbo, noioso. La squadra di Garcia inanella l’ottavo pareggio nelle ultime dieci partite e l’unico grande interrogativo è: come fa ad essere ancora seconda? La stagione romanista è ormai un calvario. Il tecnico chiedeva di ripetere i 20 minuti finali con la Juve ed invece si sono visti ritmi e idee identici ai primi 70. Eppure guardando tutte le gare giocate dalla Roma dal 6 gennaio a oggi, le impressioni rimangono sempre le stesse. Dove si può andare nel calcio se non si calcia nello specchio della porta? Come si può pensare di meritare di stare nelle prime tre posizioni se non si riesce ad essere pericolosi contro Mattiello (in bocca al lupo per l’infortunio), Dainelli, Cesar e Zukanovic? La Roma sembra una squadra che non si allena insieme, a tanti giocatori manca la miglior condizione fisica. Nonostante l’importante continuità di utilizzo, Totti a 38 anni e mezzo è il giocatore più in forma. Da luglio ad oggi, solo un’influenza lo ha tenuto fuori. Gervinho non crea spazi, non fa movimenti e sbaglia sempre la scelta col pallone. Iturbe ha voglia ma fa confusione. Ljajic cerca sempre la giocata stupefacente con almeno due dribbling prima dell’assist e non calcia mai in porta.

TRE PERICOLI IN 90′ – Rispetto alla formazione anti-Juve ci sono 6 cambi: Florenzi e Cole esterni, Astori vicino a Manolas, Paredes e Nainggolan mandano in panchina Pjanic e De Rossi. Iturbe con Totti e Gervinho. I movimenti difensivi della Roma nel primo quarto d’ora sono terrificanti soprattutto sul centro-sinistra: De Sanctis al 10′ salva a tu per tu con Pellissier costringendolo ad allargarsi e a perdere il tempo della conclusione. Keita si muove al rallentatore, Paredes non riesce a capire dove piazzarsi. I tre pericoli creati nei primi 45′ (e saranno gli unici della gara) sono uno a testa per gli attaccanti: Iturbe gira alto un cross di Cole da ottima posizione, Totti conclude centrale al volo un calcio d’angolo di Florenzi. Gervinho ha la migliore: Iturbe recupera a metà campo con la giusta cattiveria e lancia l’ivoriano in contropiede. Il n°27 romanista stringe troppo il diagonale destro nell’uno contro uno con Cesar. Il Chievo è aggressivo su ogni giocatore in possesso ma la Roma spesso si complica la vita cercando fraseggi anche al limite della propria area di rigore.

FUORI TOTTI ED E’ BUIO – Iturbe dimostra di avere qualche spunto ma a sinistra non ha la minima idea di quali movimenti fare, Gervinho avrà una clausola nel contratto per non essere sostituito. Totti esce dopo aver rincorso per trenta metri e chiuso da solo un contropiede del Chievo. Con lui fuori anche Paredes, dentro Verde e Ljajic, si passa al 4-2-3-1 con Gervinho centravanti. Praticamente area di rigore vuota. Meggiorini impegna De Sanctis dalla distanza, Bizzarri sbadiglia guardando il drop rugbistico di Iturbe. Ljajic è il primo giocatore al mondo che cerca di segnare le punizioni calciandole di collo pieno. Né collo-interno né collo-esterno. Contro le leggi della fisica. E la palla si perde al secondo anello del Bentegodi. Mazzoleni sorvola sul contatto Schelotto-Gervinho con l’ex Inter che, per coprire un’uscita di Bizzarri, spinge evidentemente l’ivoriano. Sarebbe stata un’occasione per portare a casa due punti immeritati, ma anche gli episodi non girano a favori dei giallorossi in questo periodo. Verde al minuto 91 e 35 secondi ha calciato dal limite trovando la schiena di Zukanovic. L’ultimo angolo di Florenzi ha la stessa sorte di tutti quelli battuti quest’anno dalla Roma: respinto con i giocatori che non hanno idea di quali movimenti fare.

Garcia parla di “partita inquietante” ed ha ragione ma ancora una volta non si assume responsabilità. La squadra non ha brillantezza fisica, non ha schemi offensivi, non sfrutta minimamente le palle inattive. Il preparatore lo ha scelto lui, i giocatori chiave anche (Keita-Pjanic-Gervinho) e lui è la guida tecnica. Mettersi in prima fila tra i colpevoli non risolverebbe la crisi ma sarebbe un gran segnale.

A cura di Daniele Luciani

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