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CORRIERE DELLA SERA Per il Colosseo della Roma la partenza è al rallentatore

Stadio Roma
Stadio Roma

James Pallotta, 57 anni, natali a Boston, muove miliardi di dollari attraverso i fondi Raptor. Luca Parnasi è di un’altra generazione. Ha 37 anni ed è l’erede di quel Sandro Parnasi che costruì un impero immobiliare comprando asset nella Capitale da liquidazioni o da amici fidati come Alviero Marchini, fino a costruire il gruppo Parsitalia, con un business variegato tra costruzioni e sviluppo. Li accumuna la granitica fede giallorossa. Ma non solo. Il primo è il presidente, nonché proprietario della As Roma, che dopo aver versato all’ex azionista Unicredit 33 milioni per salire al 100%, ora è alle prese con la raccolta di finanziamenti per la costruzione del nuovo stadio della Magica a Tor di Valle, a sud di Roma. Capacità finanziarie Parnasi è il costruttore che cederà alla As Roma i terreni di proprietà a Tor di Valle e dovrà realizzare quel sogno di «Colosseo moderno», progettato dall’architetto Dan Meis e tanto auspicato dal sindaco Ignazio Marino. Anche se non apprezzato fino in fondo dai tifosi che fanno fatica a rinunciare allo stadio Olimpico. Pallotta sta lavorando, anche con l’aiuto di Goldman Sachs, all’ipotesi di allestire un’operazione di project financing di circa 300 milioni che è già all’esame di banche e investitori impegnati a studiare il nuovo stadio e soprattutto la sua capacità di generare flussi di cassa, che costituiscono la garanzia primaria per il rimborso del debito e la remunerazione del capitale di rischio. Tra gli ultimi cui Pallotta ha illustrato i dettagli c’è la platea che settimana scorsa ha visitato a Milano in occasione di un incontro organizzato dalla Camera di commercio Usa. Interlocutori come i vertici italiani di Coca-Cola, Ibm, Walt Disney e American Express, chiamati da Pallotta a esaminare il dossier.

L’uomo d’affari di Boston di tempo ne ha. Il progetto ha avuto l’ok del Comune ma deve ancora aspettare. In Parsitalia i tecnici lavorano alla stesura del progetto definitivo, atteso già a fine febbraio, che andrà poi però presentato alla Regione. Il presidente Nicola Zingaretti dovrà a sua volta convocare la conferenza di servizi entro sei mesi. Poi bisognerà attendere la licenza di costruzione dello stadio, quindi realizzarlo. Secondo Pallotta e Parnasi ci vorranno poco meno di due anni per i lavori. I tempi sono lunghi. A Pallotta serviranno per cercare capitali. A Parnasi per mettere a posto le faccende di casa. Riassetto In particolare quelle legate al suo business che in questi anni di affanno per il mattone qualche sofferenza l’hanno vissuta. Soprattutto le iniziative legate all’edilizia abitativa, finanziate a debito, come si fa nel mestiere. Il rallentamento delle vendite di appartamenti ha fatto aumentare l’esposizione lorda, arrivata a circa 600 milioni. Troppi per aspettare la ripresa e non intervenire. Anche perché Parnasi ha in cantiere opere di sviluppo importanti, destinate a generare cassa una volta ultimate. Da qui la decisione di aprire un tavolo con le banche. Il lavoro è agli esordi ma l’ossatura è pronta perché il giovane immobiliarista ha disegnato un percorso industriale e societario che, sulla carta, renderà più fluida la ristrutturazione finanziaria. Primo passo, lo scorporo delle attività di sviluppo con maggior pregio sotto il cappello di Capital holding che diventa la capofila di centri commerciali come Pescaccio e Laurentino, Fleming e appunto Euronova, ossia la scatola con i terreni di Tor di Valle. Che oltre allo spazio per il nuovo stadio della Roma includono terreni destinati a un centro direzionale in cui potrebbe trovare posto la nuova sede centralizzata di Unicredit, shopping center e altre strutture. L’operazione complessiva ha bisogno di capitali. E Parnasi ha avviato sondaggi presso investitori istituzionali, tra cui le società di gestione immobiliare. Il veicolo societario che svilupperà il «Nuovo Colosseo» è destinato invece a passare a Pallotta, quando avrà trovato i mezzi.

La trasformazione di Parsitalia da immobiliarista a sviluppatore è piaciuta al ceto bancario che include Aareal bank, Ge capital, Mps, Bnl, Unicredit e Intesa Sanpaolo, raggruppati in distinti pool. Tanto che Piazza Gae Aulenti e altri istituti hanno messo a disposizione del nuovo polo 75 milioni di nuova finanza. Resta da sistemare la parte immobiliare che, secondo quanto si apprende, dovrebbe finire in una procedura di ristrutturazione ex articolo 67. Con l’obiettivo di liquidare in tempi più lunghi le attività a fronte di un riscadenziamento dei rimborsi. Una partita ancora da giocare. Lo stadio di Dan Meis è la carta forte. Anche se condizionata a varie partite. L’ok della Regione, la contestazione delle associazioni di urbanisti e la capacità di Pallotta di trovare capitali. Un’abilità che ha dimostrato di avere quando a gennaio ha rifinanziato il debito della Roma con 175 milioni e l’aiuto di Goldman Sachs, Unicredit e altri investitori. In garanzia ha dato la dote: gestione e sfruttamento marchi, sponsorizzazioni con Nike, Telecom, Pepsico, e il merchandising, periziati per 190 milioni. Più i contratti di licenza media (Sky, Rai) la library storica, Roma tv e radio, valutati 24 milioni.

Fonte: Corriere della Sera

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