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GAZZETTA DELO SPORT L’ “artista” Zola non ha dubbi: “La tecnica resta fondamentale”

Gianfranco Zola
Gianfranco Zola

(S. Boldrini) – Tanto per ribadire il concetto che i gesti di classe colpiscono l’immaginario collettivo, da due giorni si parla dei gol di Pirlo e di Pjanic. Gianfranco Zola, che commenta il campionato inglese per la Bit, è sempre sintonizzato sulle vicende italiane.

Li ha visti i gol di Pirlo e Pjanic?

«Bellissimi. Sono i gesti che rendono il calcio uno sport unico. Pjanic è fantastico. La sua punizione all’Inter è stata vicina alla perfezione. Se fosse usato il metro di giudizio di una disciplina come i tuffi, avrebbe sfiorato il 10. Pirlo è l’essenza del football. In Inghilterra tutte le volte che parlo della Serie A viene sempre fuori il suo nome. Quassù lo adorano».

Tra i due gol quale merita il voto più alto?

«Quello di Pirlo per il contesto, l’esecuzione e per quello che ha significato. Con quel tiro perfetto la Juventus ha vinto il derby».

La tecnica sta tornando al potere.

«I colpi dei campioni sono sempre decisivi. Illuminano lo spettacolo. Si può rinunciare a tutto, ma senza la tecnica non vai da nessuna parte. Magari non raggiungerai mai l’apice senza il supporto della corsa e di una corretta posizione in campo, ma la tecnica rimane la componente fondamentale».

Lei fu costretto a scappare dall’Italia quando il dogma uccise la fantasia.

«Negli anni Novanta si esagerò con la tattica. Io non sono nemico degli schemi. Nel calcio sono importanti e vanno sorretti dalla corsa, ma ad un certo punto il sistema si sbilanciò. Dovevi essere coperto e allineato. Un soldato. Ma il calcio non è la guerra o una partita a scacchi. E’ uno sport dove la componente tecnica resta il requisito fondamentale».

Altra storia è allenare il talento: ci sono giocatori dotati di grande tecnica che pensano di essere arrivati solo perché danno del tu al pallone.

«E’ l’errore che commettono in tanti. Pensano che il talento non vada mai supportato dalla fatica quotidiana. Dietro i gol di Pirlo e Pjanic, c’è un allenamento serio. Il pianista si esercita anche dieci ore ogni giorno. Poi, quando sale sul palco, ecco la sinfonia».

Quanto conta la sensibilità del tocco?

«E’ fondamentale. Sentire il pallone è una dote naturale, ma l’allenamento quotidiano può compiere il miracolo di creare il feeling anche se sei nato stonato».

La dittatura della tattica degli anni Novanta non ha impoverito il nostro vivaio?

«Sicuramente non ha aiutato i talenti a sbocciare. L’equivoco dura ancora. Quando Benitez dice che nel calcio italiano conta soprattutto la tattica, mette a nudo i nostri limiti».

Juve sempre favorita sulla Roma nella lotta scudetto?

«Per me se la giocano fino all’ultimo».

I migliori giocatori italiani?

«Pirlo a parte, Totti è straordinario. Ha 38 anni, ma è ancora determinante e bello da vedersi: la cosa gli fa onore. Nel podio degli over 30 metto anche Di Natale. Tra i giovani ho un debole per Giuseppe Rossi, poi Insigne e Gabbiadini».

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