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LA REPUBBLICA Una Roma d’applausi, la perla di Totti vale un pareggio d’oro

Pjanic
Pjanic

(E.Sisti) – Mal gliene incolga al Manchester City. In mattinata, sul suo profilo twitter, il club chiosava strafottente: “E poi Totti non ha mai segnato in Gran Bretagna, o no?”. Totti smentisce l’osservazione e va oltre. Segna un gol da campione qual è e contestualmente diventa il più anziano marcatore della storia della Champions League. Segna, pareggia e dimostra che la Roma merita di stare dietro al Bayern. L’1-1 è una marsina stretta. Roma in campo col 4-5-1. Al 3’ però potrebbe cambiare tutto. Quello che i giallorossi s’erano detti negli spogliatoi e nei giorni precedenti non vale più. Silva lancia Aguero, Maicon lo trattiene, la palla finirebbe a Skorupski, ma vai a saperlo. Kuipers fa continuare poi fischia su suggerimento dell’assistente Van Roekel. Aguero trasforma il rigore (4’). Roma subito sotto. Al 6’ Maicon si ribella al destino e colpisce la traversa.

Pescando nella rabbia, sembra quasi che la Roma abbia sfruttato lo svantaggio per caricarsi come una molla. Per sei minuti (un’eternità), dopo il vantaggio, il City non supera il centrocampo. Al 18’ solo Hart in uscita ferma Gervinho lanciato da un paio di rimpalli. Gli spazi ci sono. Il tempo per recuperare pure. Il City non capisce molto di quanto sta accadendo, la Roma comanda il gioco, è una versione italiana del “fast and furious” della Premier, ma con molta più qualità. La Roma sta cuocendo il City e al 23’ la lasagna è pronta. Nainggolan serve Totti alla Totti. Con un colpo sotto e una carezza di collo esterno (mescolati), sbiancando lo stadio, riassestando tutto, il capitano spedisce il pallone sopra Hart e dentro la porta, baciando il palo più lontano. Una delizia assoluta e un pareggio strameritato. La Roma strappa applausi per i cambi di fronte, giocano tutti faccia alla porta, nel suo gioco c’è carattere, individualità, collettivo, impressionante rapidità di valutazione del momento, limpide strategie (non fare impostare i centrali di centrocampo ma semmai i difensori) e passaggi (secondo il verbo Guardiola/Garcia) violenti, così da essere meno intercettabili, Al 32’ Cole non aggancia solo davanti a Hart un cross a mezza altezza di Nainggolan. Non essendo né ciechi né sprovveduti, i ragazzi di Pellegrini percepiscono la differenza. E non trovano antidoti.

Rimessa a cinque la Roma si presenta come un elastico muro che riparte ad ogni recupero palla. Salva Manolas su Aguero dopo un’azione confusa (36’). La palla tocca il braccio di Manolas che va in scivolata. Kuipers è lì. Il City balbetta azioni, ma non c’è da fidarsi. Gervinho al 42’ si beve tutti, Clichy nemmeno ci prova a chiudere, e così l’ivoriano costringe Hart in calcio d’angolo. Ripresa: come sopra. Roma disinvolta e City più alto ma tremendamente nervoso. Al 7’ giallorossi che per due volte hanno fra i piedi il raddoppio: Florenzi e Pjanic. Al limite della propria area il City vede solo maglie nere, di cui spesso una è paurosamente libera. Ancora Pjanic a giro la mette fuori di poco (8’). Di poco fuori anche Milner (14’), che appena entrato qualcosa in più sta dando ai suoi. C’è anche Lampard per Dzeko. Il City non crea quasi nulla, solo tiri da fuori (Lampard al 22’). Totti lascia per Iturbe. La Roma mantiene fluidità e possesso (61% contro 39%). Il City allestisce l’ultimo assalto, con quello che gli rimane. Chiede molto a Clichy e Zabaleta sulle corsie. Yaya Touré si sdoppia, Silva tenta quello che in precedenza gli era stato negato e sfiora il raddoppio in pieno recupero. Sarebbe stata una palese ingiustizia.

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