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IL MIGLIORE E IL PEGGIORE Totti, cucchiaio leggendario. Maicon tra alti e bassi, decisiva la trattenuta su Aguero

Migliore Peggiore GazzettaGiallorossa
Migliore Peggiore GazzettaGiallorossa

Torna la rubrica di GazzettaGialloRossa.it “IL MIGLIORE E IL PEGGIORE“. Offriremo un’analisi delle prestazioni del calciatore che ha maggiormente brillato e di quello che, invece, ha convinto meno nelle gare della As Roma.

Un punto d’oro per la Roma di Rudi Garcia. Un punto ricco di significati importanti strappato al Manchester City sul campo dell’Etihad Stadium, contro i campioni in carica della Premier League. Non proprio gli ultimi arrivati, insomma. Una prestazione maiuscola aldilà di ogni più rosea aspettativa costatando che il club giallorosso ci sa stare in Europa. E anche bene. Roma trascinata dal solito, immortale, leggendario, Francesco Totti che firma la sua prima rete in terra inglese e pareggia i conti dopo l’1-0 di Sergio Aguero realizzato su calcio di rigore. Tocchi di alta classe per il capitano giallorosso e per la sua ciurma, diretta a centrocampo da un maestro d’orchestra come Seydou Keita e sorretta da un operaio infaticabile come Radja Nainggolan che ha fatto sudare le famose sette camicie al centrocampista più pagato al mondo Yaya Touré (12 milioni netti all’anno). Il City grazie ai due mediani appena citati e al palleggio imprendibile di Pjanic, ci ha messo ben 70 minuti prima di trovare gli sbocchi giusti per impensierire quanto possibile la retroguardia giallorossa, a tratti insuperabile con Manolas e Yanga-Mbiwa sugli scudi e con un Ashley Cole forse rigenerato dall’aria della sua terra d’origine. Buon debutto in Champions anche di Skorupski, bravo nelle uscite e nel parare l’unico vero tiro in porta della partita di Frank Lampard dai 25 metri. Insomma doveva essere il primo dei tanti banchi di prova di questa stagione. E la Roma l’ha superato con merito. Ora testa alla Juventus, altro esame da superare.

IL MIGLIORE: Francesco Totti

Leggendario, immortale, infinito. Non bastano più gli aggettivi per descrivere un giocatore come Francesco Totti, che continua imperterrito a bruciare record su record, oltre a strappare applausi in ogni stadio italiano e non. Gli mancava ancora il gol in questa stagione, gli mancava ancora il gol in Inghilterra e non poteva che non arrivare in un appuntamento così importante: mezzaluna sulla trequarti del City per non dare punti di riferimento agli avversari, palla in profondità di Nainggolan, raccolta e trasformata in gol grazie alla giocata “di casa”, the spoon (il cucchiaio) a battere Hart in uscita e mandando in visibilio l’intero settore ospiti, dandogli il diritto di entrare nella storia della Champions League, come goleador più longevo della competizione, realizzando la rete a 38 anni e 3 giorni, superando così un’altra leggenda del calcio internazionale come Ryan Giggs, che ne deteneva il traguardo. Ingolosito, cerca “addirittura” la doppietta con una saetta nel secondo tempo dai 30 metri, con un destro ad incrociare che non esce di molto dalla porta di Hart. La sua partita dura 72 minuti e non c’è azione ed occasione, che Totti non dia delle difficoltà alla difesa del City con le sue giocate di prima e i suoi passaggi al millimetro per i compagni. Non a caso, infatti, la trama di gioco offensiva della Roma termina con la sua uscita dal campo, a sottolineare come ancora oggi il numero 10 sia fondamentale per questa squadra.

IL PEGGIORE: Maicon

Pronti-via il terzino destro comincia subito male la sua partita di ritorno in casa del City: trattenuta plateale in area su Aguero e rigore per il citizens tra lo stupore generale degli ospiti, forse abituati (troppo) all’arbitraggio “all’italiana”. Cerca di rifarsi dopo qualche giro di orologio lasciando partire un destro micidiale da posizione leggermente defilata (servito magicamente da Totti), che si stampa sulla traversa e finisce addirittura in rimessa laterale, per quanta cattiveria aveva tirato fuori su quel tiro. Da lì comincia un’altra partita per Maicon, sempre in difficoltà contro avversari del calibro di Silva e Aguero, ma sempre pronto a salire e a dare il manforte lì davanti con le sue continue galoppate, che lo sfiniscono anzitempo. Nel secondo tempo, infatti, il brasiliano si spegne piano piano, restringendo il suo campo di gioco sino alla linea di centrocampo e facendo fatica a rincorrere i suoi avversari che maggiormente sulla destra riuscivano a bucare la difesa romanista. Solo l’entrata di Iturbe per Totti, ha ridato sulla sua fascia un po’ di pepe e un po’ di dinamismo in più che è servito per arginare i continui affondi avversari. Partita sufficiente la sua, anche se forse scottato dal ritorno in quello stadio dove l’hanno tanto criticato e fischiato in passato.

Leonardo Esposito (Twitter @Lnrd_Spst)

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