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GAZZETTA DELLO SPORT Ljajic, il gol dal cilindro. Roma gli chiede magie

Ljajic
Ljajic

(A. Pugliese) Era il 12 aprile scorso, con Totti che per una volta sfruttava il suo marchio di fabbrica, il cucchiaio, non per un gol ma per un meraviglioso assist a De Rossi e quest’ultimo che pescava Ljajic al centro dell’area, solo ed indisturbato per il temporaneo 2-0 con l’Atalanta all’Olimpico. Da quel giorno sono passati oltre 6 mesi, quasi un’eternità. È vero, di mezzo c’è stata l’estate, ma di certo c’è che Adem Ljajic tra i tanti fardelli che si porta dietro da un po’ (e che non vede l’ora di scrollarsi di dosso) c’è anche questo, l’astinenza da gol davanti ai suoi tifosi. Ci proverà già oggi, con il Chievo, quando Garcia lo spedirà in campo per la quarta volta (su 7) da titolare dall’inizio del campionato.

SEMPRE IN BILICO  Il dubbio intorno a Ljajic è sempre lo stesso. Vale davvero la Roma o no? Molti assicurano di sì, altri sostengono che le fiches siano oramai esaurite e che il serbo non sia stato ancora mai in grado di fare quel salto di qualità che serve per giocare con continuità a questi livelli.

«Ma io ho fiducia in lui al 200% — disse Garcia prima della trasferta di Parma, dove Adem segnò poi l’unico suo gol stagionale — Dall’inizio della preparazione Ljajic è il giocatore che ha lavorato meglio di tutti gli altri su tutti i punti. È un giocatore di talento, nella nostra rosa non c’è un altro profilo come il suo, un altro giocatore con le sue caratteristiche».

SPUNTI E DNA Già, è vero. Perché l’uno-due, il fraseggio nello stretto, il dai e vai continuo sono tutte cose che Adem ha nelle sue corde, nel suo Dna. E che in alcuni tipi di partite, proprio come quella che può configurarsi stasera, possono anche fare la differenza. Quando gli spazi (e di conseguenza anche i tempi di gioco) si riducono, allora una giocata tirata fuori dal cilindro può essere quella decisiva, in grado di cambiare gli equilibri in gioco ed indirizzare una partita. «Ma per me l’importanza di un attaccante sta nel fare gol, ma anche nella capacità di dare una mano alla squadra, correre e aiutare terzini e centrocampisti», dice lui, a cui oggi Garcia chiederà di scardinare il probabile fortino allestito da Corini a difesa di Bardi, provando ad andare dentro le maglie della difesa veneta senza dover per forza sfruttare per forza la fantasia di Totti (che dovrebbe partire dalla panchina).

OMBRE E ATTESA Ljajic in settimana ha assistito da fuori al caos di Serbia-Albania e l’ha vissuto sulla sua pelle, lui che è originario del Sangiaccato, una regione dei Balcani a metà tra Serbia e Montenegro e che si allunga fino al Kosovo. In passato Adem fu escluso dalla nazionale serba da Sinisa Mihajlovic proprio per il fatto di non sentirsi in animo di cantare l’inno, recentemente anche Advocaat l’ha fatto fuori per motivazioni simili («Voglio giocatori felici, che hanno buone sensazioni quando sono qui», ha detto l’olandese). Adem ha incassato il colpo («È un suo problema, non mio, se mi chiamerà sarò pronto»), probabilmente aspetta un gol per replicare davvero e prendersi una piccola rivincita. Non sarà però il Chievo il teatro prescelto, in cuor suo aspetta una sfida di maggior prestigio, magari con la musichetta della Champions. Ma quella di stasera può essere già una buona platea per tornare a sorridere e mettere da parte ogni ombra. Magari con un gol, con una giocata, con uno spunto alla Ljajic, nello stretto e via. Dovesse succedere, siamo certi che Adem sarebbe pronto a riprendersi un po’ tutto, a cominciare dall’Olimpico. Ben sei mesi dopo la sua ultima volta...

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